Trad. di Giovanni Festa
In quest’epoca scioccante nella quale il mondo sembra cadere a pezzi nonostante l'ottimismo di vari intellettuali che credono di essere all'avanguardia di un cambiamento epistemologico, intellettuali che stanno già pensando alle proprie biografie, mi interessa pensare di più a ricomporre una biografia impossibile, una sorta di ironia controspeculativa. Qui, comunque, solo un paio di pagine. Si tratta quasi di enunciare un progetto (che non vuole essere per nessun motivo lungo).
In principio è una canzone. Sì, una canzone che in effetti possiede una biografia più interessante di quella di molti di noi umani o, se si vuole, post-umani, nel presupposto che molte autobiografie attuali devono essere considerate post e non umane. Ad ogni modo. La canzone nasce con David Bowie per essere presto rivisitata da Lulu e Midge Ure, fino a quando, nel 1993, fu interpretata dai Nirvana nel loro famosissimo MTV Unplugged. Bowie trovò questa versione triste, ma onesta. Cobain, da parte sua, conobbe già "vecchio" la musica di Bowie e non esiste molta bibliografia affidabile che dia indizi sul perché decise di suonare il brano.
Ci sono altre cose da dire, in verità, su questa canzone. Le ometto per ora, tornerò su di esse sapendo che questo è il suo abbozzo. Le sue prime righe. Bowie dice che il tema ha a che fare con quel momento della gioventù in cui affronti tutte queste stronzate e metti sulla bilancia quella parte di te che rimane ribelle, qualcosa di intatto, attento a questo mondo che cerca di integrarti senza ritorno al vortice dell'acquisto/vendita. Non tanto, per quella gioventù, l'acquisto/vendita della vita che fa soldi e compra cose, ma l'acquisto/vendita di se stessi, la transazione che implica essere parte del gioco. In quel momento, con la folle lucidità della giovinezza, puoi arrivare a chiederti: chi è quel fottuto tipo che ha venduto al mondo?
C'è un dato speciale: Bowie scrive il brano ispirato al poema Antigonish di William Hughes Mearns. Dice la poesia: «Yesterday, upon the stair, I met a man who wasn’t there!». Ho incontrato un uomo che non c'era. L'uomo che ha venduto al mondo non è lì. Può allora, per esempio, non essere un uomo. Può anche essere un algoritmo. Ma è qualcuno che può essere rintracciato, costruire la sua biografia. Anche se penso al metodo per farlo, senza molto successo. Sono sicuro che non arriverò a questa biografia attraverso l'esercizio speculativo. Mi sembra che per quanto non ci sia, è un personaggio ben preciso. Concreto. Penso che non sia nemmeno complesso, che sia il più semplice. Qualcuno che è stato chiaramente assicurato dal suo compratore, ed è questo il suo disgustoso mistero. Quindi parliamo di qualcuno che, invece di fuggire, è troppo presente, faccia a faccia, come dice Bowie. Non lo vediamo solo perché ci sparano negli occhi.
È chiaramente un mascalzone. Un vero mascalzone. Il primo indizio risponde a una prima domanda: a quanto ha venduto al mondo? lo vendette per denaro o per un bene spirituale, come vivere altrove, tranquillo, elevato, in cielo? Risposta: non l'ha venduto per denaro, ma al denaro. Allora, cosa gli ha dato il denaro? La presidenza di una banca? una canzone autobiografica? La tristezza di Kurt Cobain? Biografia del denaro, forse questa è la risposta. Ma le biografie si incarnano sempre in corpi umani ed ecco la cosa difficile. Forse piccole e grandi cellule (o la micropolitica non è senza macropolitica): da un professore che costringeva i suoi studenti a mettere il suo nome come primo autore nei suoi scritti per poi raccogliere ricompense in denaro, fino a un impero che vende un continente storico allo scopo di logorare e sconfiggere un nemico pur sapendo da tempo è stato sconfitto.
Il denaro è quel valore-guadagno che appare ogni volta che un po' di vita viene distrutta. Si distrugge un pezzo di vita e questo ha un valore monetario con il quale, poi, compri vita. Ma c'è uno sfasamento, la vita che si compra non eguaglia la vita che si è distrutta. Guadagna denaro: è proprio questo, aver venduto al mondo. Per questo dico che questo scritto, che cerca di fare la biografia dell'uomo che ha venduto il mondo, non è un esercizio speculativo. Basta strofinarsi gli occhi e iniziare a guardare senza mentire.
Si dirà che se il denaro ha comprato al mondo, allora poveri e senza scrupoli abitano la stessa mediazione e che, quindi, nessuno si salva, nessuno è puro, siamo tutti ugualmente inseriti in questo. Come se l'uomo che ha venduto il mondo alla fine fosse ognuno di noi. Ma questa è la doppia canagliata di questo tizio. Doppio, triplo venduto. Abbiamo una pista da seguire: i difensori che, oggi, appaiono anche come informatori. Secondo indizio allora: una volta che il mondo venne venduto, continuarono ad espandersi luoghi che uscivano dal contratto. C'era una squadra di tizi, anch’essi tre volte venduti, che andava a "recuperare" questi terreni per il denaro.
Qualcuno dirà, quindi, che l'uomo che ha venduto al mondo era più intelligente di questi tipi. Io non ci credo. È uguale a loro. Violento e codardo, allo stesso tempo. Penso al cinema, all'audiovisivo. Non si tratta di qualcuno che non possiamo vedere, ma di qualcuno che, al contrario, possiamo vedere, con chiarezza. Progetto di biografia: audio-visualizzare questo tipo, quello che ha venduto al mondo. Non è uno e non è molti. Non è nemmeno metafisico. Non è un salvatore del mondo perché i salvatori del mondo non esistono. Forse è interessante questa idea, la biografia del farabutto dei farabutti.
Continuerà.
El hombre que vendió al mundo
En esta conmocionada época en donde el mundo parece caerse a pedazos a pesar del optimismo de intelectuales varios que creen ir a la vanguardia de un cambio epistemológico, intelectuales que incluso deben estar pensando en sus propias biografías, me interesa pensar más en recomponer una biografía imposible, una suerte de ironía contra-especulativa. Aquí, en todo caso, unas pocas páginas. Se trata casi de enunciar un proyecto (que no quiere ser por ningún motivo largo).
En principio es una canción. Sí, una canción que de hecho tiene una biografía más interesante que muchos de nosotros los humanos o, si se quiere, post-humanos, en el supuesto de que muchas autobiografías actuales deben estar considerándose post y no humanas. En fin. La canción nace con David Bowie para pronto ser versionada por Lulu y Midge Ure, hasta que en 1993 fue versionada por Nirvana en su famosísimo MTV Unplugged. Esta versión le pareció a Bowie triste, pero honesta. Cobain, por su parte, conoció ya “viejo” la música de Bowie y no existe mucha bibliografía confiable que dé pistas sobre por qué decidió tocar el tema.
Hay otras cosas a decir, en verdad, sobre esta canción. Las omito por ahora, volveré sobre ellas entendiendo que ésta es su bosquejo. Sus primeras rayas. Bowie dice que el tema tiene que ver con ese momento de juventud en donde te enfrentas a toda esta mierda y pones en la balanza esa parte tuya que permanece rebelde, algo intacta, atenta a este mundo que busca integrarte sin retorno a la vorágine de la compra/venta. No tanto, para aquella juventud, la compra/venta de la vida que hace dinero y compra cosas, sino la compra/venta de uno mismo, la transacción que implica ser parte del juego. En ese momento, con la loca lucidez de la juventud, puedes llegar a preguntarte: ¿quién es ese jodido tipo que vendió al mundo?
Hay un dato especial: Bowie escribe el tema inspirado en el poema Antigonish de William Hughes Mearns. Dice el poema: Yesterday, upon the stair, I met a man who wasn’t there! Conocí un hombre que no estaba ahí. El hombre que vendió al mundo no está ahí. Puede entonces, por ejemplo, no ser un hombre. Puede incluso ser un algoritmo. Pero es alguien a quien se le puede seguir la pista, construir su biografía. Aunque pienso en el método para hacerlo, sin mucho éxito. Tengo por seguro eso sí que no llegaré a esta biografía a través del ejercicio especulativo. Me parece que por mucho que no esté ahí, es un personaje bien concreto. Contreto. Pienso que ni siquiera es complejo, que es de lo más simple. Alguien que claramente quedó asegurado por su comprador y en eso radica todo su asqueroso misterio. Por lo tanto, hablamos de alguien que, en vez de fugarse, está demasiado presente, cara a cara como dice Bowie. No lo vemos simplemente porque nos dispararon a los ojos.
Es un canalla, claramente. Un verdadero canalla. La primera pista responde a una primera pregunta: ¿en cuánto vendió al mundo? ¿lo vendió por dinero o por un bien espiritual, como vivir en otro lado, tranquilo, elevado, en el cielo? Respuesta: no lo vendió por dinero, sino que al dinero. Entonces, ¿qué le dio el dinero? ¿La presidencia de un banco? ¿una canción autobiográfica? ¿la tristeza de Kurt Cobain? Biografía del dinero, quizás esa es la respuesta. Pero las biografías se encarnan siempre en cuerpos humanos y he ahí lo difícil. Quizás pequeñas y grandes células (o la micropolítica no es sin macropolítica): desde un profesor que obligaba a sus estudiantes a poner su nombre como primer autor en sus escritos para luego cobrar recompensas en dinero, hasta un imperio que vende a un continente histórico con el fin de desgastar y vencer a un enemigo a pesar de saber de hace tiempo que ha sido derrotado.
El dinero es ese valor ganancia que aparece cada vez que se destruye un poco de vida. Se destruye un pedazo de vida y eso tiene un valor monetario con el cual, luego, compras vida. Pero hay un desfase, la vida que se compra no iguala a la vida que se ha destruido. Gana el dinero: es eso, justamente, haber vendido al mundo. Por eso digo que este escrito, que busca hacer la biografía del hombre que vendió al mundo, no es un ejercicio especulativo. Basta con refregarse los ojos y comenzar a mirar sin mentirse. Se dirá que si el dinero ha comprado al mundo, entonces pobres e inescrupulosos habitan la misma mediación y que, por tanto, nadie se salva, nadie es puro, estamos todos igualmente insertos en esto. Como si el hombre que vendió al mundo fuese, finalmente, cada uno de nosotros. Pero esto es la doble canallada de este tipo. Doble, triplemente vendido. Ahí hay una pista a seguir, los defensores que, hoy por hoy, suelen aparecer también como denunciantes.
Segunda pista entonces: una vez que el mundo fue vendido, siguieron extendiéndose lugares que se salían del contrato. Allá iba una cuadrilla de tipos, estos mismos triplemente vendidos, a “recuperar” estos terrenos para el dinero. Alguien dirá, por lo tanto, que el hombre que vendió al mundo era más inteligente que estos tipejos. Yo no lo creo. Es igual a ellos. Violento y cobarde, a la vez. Pienso en el cine, en el audiovisual. No se trata de alguien que no podamos ver, sino de alguien que, por el contrario, sí podemos ver, con claridad. Proyecto de biografía: audio-visibilizar a este tipo, el que vendió al mundo. No es uno ni es varios. No es tampoco metafísico. No es un salvador del mundo porque los salvadores del mundo no existen. Sea quizás interesante esta propuesta, la biografía del canalla de canallas.
Continuará.