Nell'eterna ricerca della bellezza, risuonano le parole pronunciate da Renoir, nel film, immerso nella luce, di Gilles Bourdos: «Il dolore passa, la bellezza resta». La vita di Pierre-Auguste Renoir (Michel Bouquet) non è narrata, non c'è nemmeno la vita di Jean Renoir (Vincent Rottiers), il regista secondo figlio del pittore francese, non è narrata la vita della modella Andrée (Christa Théret), ma c'è un passaggio, la consegna di un testimone dalla pittura al cinema, un testimone fatto della stessa sostanza: la luce.


Tutto gira vorticosamente intorno alla pelle, al seno, ai capelli rossi di Andrée, ultima modella del pittore prima e compagna e attrice del regista poi. Un lento e inesorabile cedere dell'esistenza stessa davanti alla bellezza, il cedere dei doveri, il cedere della morale, il cedere davanti alla necessità di rendere immortale quella luce, rendere qualcosa ai colori, e non sotto forma di resa artistica, ma di resa nei confronti dell'eterno dell'opera d'arte, del futuro, della vista stessa. Da questa prospettiva la resa è una resistenza, il cedere diventa l'unica forma di contrasto nei confronti dell'oblio. Tutto il presente ritornerà ad esser forma in una tela, la luce diventerà sostanza e la pittura, statica per natura, diventerà movimento nel cinema.

In quel punto, nel passaggio dal padre al figlio c'è anche il passaggio dalla pittura al cinema: è la resa nel duplice movimento di accettazione del dolore sotto forma di cedimento (il padre costretto su una sedia a rotelle per per l'artrite reumatoide, dipingeva con il pennello legato alla mano deformata; il figlio ferito in guerra rimarrà zoppo per tutta la vita) come afferma Deleuze (2005) nell'Abecedario a proposito della letteratura: «Eppure ci sono letterati che non hanno una buona salute e forse sono quelli attraverso cui scorre un tale flusso di vita. […] Hanno visto qualcosa di troppo grande per loro, sono veggenti, non sono capaci di reggere il peso, li distrugge»; e la restituzione della bellezza al mondo, non c'è nient'altro che l'uomo possa fare.

È il Renoir che all'interno di Elizabet Costello di John M. Coetzee (2004, p. 99) dirà «Dipingo con il pene. […] Il Renoir delle donne rotondette e vellutate? Avec ma verge, genere femminile», è il desiderio che si rovescia sulla pelle e si offre alla tela sotto forma di colore. È nella vista il desiderio dei due Renoir, nella distanza, nell'esser distante e al contempo vicino dello sguardo, nel movimento di resa dell'occhio all'esistente e nella restituzione all'esistente dell'attimo, sfuggevole per l'uomo e inesistente per l'esistente.
Renoir diventa il mezzo d'espressione dell'esistente, per sua stessa volontà, dona il suo corpo alla pittura (il dolore nel dipingere con le mani deformate), non è più l'opera d'arte ad essere, con Heidegger, mezzo del mezzo, bensì il pittore ad essere mezzo dell'esserci.
La resa di questa sottomissione all'esserci è totale, al contrario, dove non c'è resa, non c'è arte.

Qui, nelle riprese di Gilles Bourdos, i colori circolano pieni d'aria per arrivare a posarsi sui paesaggi, sulla pelle delle modelle, sulle urla di dolore per l'artrite di Renoir padre, sulle tele, ovunque. Ogni singola immagine, ogni fotogramma è immerso nella luce, sino al punto in cui guardando tutti quei paesaggi vien voglia di aspirare a qualcosa di più dei paesaggi stessi e delle immagini da cartolina, ci si chiede se non sia il caso di rendere al pittore, e al figlio regista, oltre la bellezza, anche il dolore, la ricerca, l'incapacità, l'attesa e il buio e tutto ciò che ogni opera d'arte conserva in sé. Ci si chiede se ci sia stata una resa definitiva dell'artista all'esistenza.

Bibliografia

Coetzee J.M. (2004): Elizabeth Costello, Einaudi, Torino.

Deleuze G. (2005): L’abecedario, DeriveApprodi, Roma.





Titolo: Renoir
Anno: 2012
Durata: 111
Origine: FRANCIA
Genere: BIOGRAFICO, DRAMMATICO, ROMANTICO
Produzione: FIDÉLITÉ FILMS

Regia: Gilles Bourdos

Attori:
Michel Bouquet (Auguste Renoir); Christa Théret (Andrée); Vincent Rottiers (Jean Renoir); Thomas Doret (Coco); Romane Bohringer (Gabrielle)
Soggetto: romanzo Le Tableau amoureux di Jacques Renoir
Sceneggiatura: Gilles Bourdos, Jérôme Tonnerre, Michel Spinosa
Fotografia: Mark Lee Ping-Bin
Musiche: Alexandre Desplat
Montaggio: Yannick Kergoat
Scenografia: Benoît Barouh
Suono: Valérie Deloof, Cyril Holtz, François Waledisch

Riconoscimenti

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=5ZTiQ_quEPA

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