pas-de-repos-pour-les-br-ii02-gTre ragazzi si inseguono, si cercano fra loro, invertendosi spesso i ruoli, in uno spazio senza coordinate reali, fino a incrociarsi, forse, nel sogno. Un incubo ossessiona uno di loro: l'arrivo del penultimo sogno, quello che precede la morte...





L'ultimo di Alain Guiraudie, uscito in Italia, è Lo sconosciuto del lago, film concepito come il loop di una sola concatenazione di scene: un’auto entra in un bosco, un uomo si addentra nella vegetazione, un altro ne aspetta l’arrivo ai bordi di un lago. La reiterazione di questa sequenza (ogni volta leggermente variata, ed è solo la variazione a rendere possibile la ripetizione) da film noir descrive la circolarità spiraliforme del ritorno, la vertigine inscritta nell’occhio, vortice che s’affaccia sul vuoto d’azione, o meglio, sull’insignificanza di ogni azione, sospeso come uno sguardo puro, frenato nella sua immobilità di mero spettatore che si rispecchia nella superficie liquida dell’immagine che scorre.

Allo stesso modo, in Pas de repos pour les braves c’è ancora un topos da film noir, l’uomo inseguito da qualcuno, correlato di un’angoscia comune a tutti, quella di essere improvvisamente raggiunti dalla morte. Così, per sfuggire all’ultimo dei momenti, ecco che un infingimento può essere giocato ai danni del tempo, intrappolandolo nel vicolo cieco della ripetizione, facendolo girare a vuoto, in tondo a un’azione topica. L’attualità di un presente immoto si dà quindi nell’atto ripetuto fino alla perdita di senso, andando cioè a toccare l’intimità della vita quotidiana, colta nella sua insensata routine. E il trabocchetto, l’infingimento che rende possibile tutto questo è la creazione artistica, capace di creare una dimensione parallela a quella reale, ma più sincera dell’attuale: in questa dimensione non esistono quei concreti, tangibili infingimenti (primo fra tutti il lavoro, e i cosiddetti valori ad esso correlati) che ci distraggono dall’unica verità attingibile, quella della finitudine, verità che si può affermare magari se si tenta di figurarsela (magari dandole le fattezze dell’uomo che insegue) e provando poi a fuggirla.

Pas de repos pour les braves è la messa in scena di questo tentativo, e trova nella dimensione onirica quell’altro spazio (parallelo a quello ordinario) in cui dar luogo alla creazione. Uno spazio dove si incontrano prospettive architettoniche illuminate da colori rubati alla pittura metafisica e suggestioni tarkovskjiane – si apre una porta e si accede a un altro tempo, magari a uno spazio inconscio, dove i nomi dei luoghi sono sempre fittizi, mistificati. Non è nulla di nuovo, certo, ma non ha la pretesa di esserlo: è più che altro l’ingenuo desiderio di continuare a sognare, un sogno fatto ad occhi aperti (perché dormire significherebbe poi svegliarsi, e del resto dormono solo coloro che sono stanchi della vita al lavoro), anzi, spalancati e fissi fino a sfocare i contorni delle cose nell'indistinto – occhi wide shut, verrebbe da dire, per evocare quello sforzo cinematografico del voler vedere ogni cosa fino a non poter vedere nulla, come il buio finale de Lo sconosciuto del lago, nella cui dissolvenza si stemperano docilmente tutti gli atti, anche quelli più convulsi, volitivi e fuori controllo (generati da un corpo che è solo atto perché è solo muscoli): la palpebra cala, si riposa infine, stanca e spaventata dal troppo visto. Alla palpebra, al muscolo pavido, si contrappone la sferica seraficità degli occhi dei braves, coloro che vogliono continuare a vedere e a immaginare, capaci di guardare nel mondo un altro mondo, magari impossibile, ma pur sempre preferibile, almeno giocoso.





Titolo: Pas de repos pour les braves
Anno: 2003
Altro titolo: Rabalaire
Durata: 107
Origine: FRANCIA
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: LES FILMS A' PAULO, AMOUR FOU FILMPRODUKTION, BACKUP FILMS, FILMFONDS WIEN, LE STUDIO CANAL+, ARTE FRANCE CINEMA

Regia: Alain Guiraudie

Attori:
Thomas Suire (Basile/Hector); Thomas Blanchard (Igor); Laurent Soffiati (Johnny Goth); Vincent Martin (Bodowski); Pierre-Maurice Nouvel (Sorano); Roger Guidone (Roger); Nicole Huc (Lydie); Jean-Claude Baudracco (Dede); Bruno Izarin (Daniel); Jacques Mestres (Jean-Luc); Marie-Pierre Neskovic (Julie); Jeanne Delavenay (Anne); Catherine Tolosa (Danielle); Valerie Pangrazzi (Annie); Jerome Mancet (Franck); Serge Ribes (Jack).
Soggetto: Alain Guiraudie
Sceneggiatura: Frédéric Videau; Alain Guiraudie
Fotografia: Antoine Héberlé
Musiche: Naz, Teppaz
Montaggio: Pierre Molin
Scenografia: Eric Moulard
Costumi: Karine Vintache

Riconoscimenti

Reperibilità


http://www.youtube.com/watch?v=Ci7Mmu4XFWg

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