Nostalgia luzIl deserto di Atacama, in Cile, è una grande porta sul passato: il clima arido e secco favorisce il lavoro degli archeologi, mentre la trasparenza del cielo aiuta gli astronomi a sondare l'enigma dello spazio celeste. Sempre nel vasto deserto, alcune donne vanno alla ricerca di quel che resta dei corpi dei loro compagni, i desaparecidos del regime Pinochet. Patricio Guzman, con Nostalgia de la luz, film poetico e struggente, torna a raccontare il suo Paese, avvicinando il cinema alle stelle, perché, il cielo, si sa, condivide irrevocabilmente il medesimo spazio di una pellicola: il passato.


Nell’incessante soffio del vento che anima il deserto di Atacama - e che, in alcuni momenti, pare guidare le dissolvenze tra un’immagine e l’altra - Guzman intreccia le intime trame del suo ricordo a quelle tribolanti della storia recente del suo Paese. Il legame tra un destino piccolo, di un solo uomo, e quello vasto di un’ intera nazione e di gran parte del suo popolo sembra concedere una sfumatura irreale all’immagine, nonostante questa testimoni una forte realtà. Ai volteggi luminosi di una polvere di stelle, l’occhio tende a smarrire l’identità di ciò che è reale e contingente, imbrigliandosi nelle vertiginose prospettive di fantasticazione e di sogno che vivono dentro al corpo delle immagini.
Ecco, diremo allora, che appare abbastanza affrettata e superficiale quella distinzione che si vuole tra finzione e documentario. Anzi, a ben vedere, si potrebbe supporre che una tale opposizione non sia mai esistita, se non indotta, e ribadita di questi tempi – e mi riferisco agli esiti degli ultimi festival di Venezia e di Roma - dal mercato o da certa critica.
La realtà è indubbiamente il modo attraverso cui da sempre Guzman pronuncia il suo cinema, questo è innegabile, e così, d'altronde, procede anche in Nostalgia de la luz - come a voler corroborare, direi quasi con spirito scientifico, il desiderio di far luce intorno all’origine dell’esistenza, e, aimè, della follia della natura umana. Ma è vero anche che la straordinaria trasparenza delle immagini non ne impedisce le oscurità, i miraggi, i buchi neri.

Ritratti in una luce di sogno, come se fossero colte dall’occhio di Erice o di Josè Luis Guerin, scorrono, nel meraviglioso inizio della pellicola, le cose semplici e mute del quotidiano – una sedia, una radio, una macchina per cucire ecc. - che alludono con la loro presenza, scortati dalla voce off dello stesso regista, a un tempo altro, mitico, un tempo dal presente eterno: l'infanzia. Quella dimensione giocosa dell'esistenza, capace di custodire la meraviglia infinita dell'universo in fondo a una tasca. Ma si sa, ci si scopre troppo presto fuori dal tepore familiare e dallo stupore della giovinezza in quegli avvenimenti che inevitabilmente imprimono un destino di perdita e di mancanza. Il colpo di stato e la dittatura di Pinochet segneranno in maniera indelebile il popolo cileno e il giovane Guzman che, nella sua opera più clamorosa, che avrà anche una forte risonanza fuori dai confini nazionali, La Battalla de Chile - pellicola monumentale di 272 minuti, in bianco e nero, divisa in tre parti: La insurreción de la burguesía (1975), El Golpe de Estado (1976) e El poder popular (1979) – rivelerà tutto il suo fervore rivoluzionario. A dire il vero è l’intero suo percorso – a partire dal piccolo debutto La tortura y otras formas de dialogo del lontano ’68 per passare al recente e magnifico Salvador Allende (2004) - a essere mosso dalle tormentate vicende politiche e dal forte desiderio di libertà e di giustizia.

Ecco perché allora la macchina da presa sembra assumere la funzione di un’arma potente con la quale infliggere profonde stilettate al potere di turno, reo di occultare la memoria su cui pende per certi versi la vitalità e il destino del popolo cileno. Perché come dice lo stesso regista, con un tono che rasenta la commozione, sul finire della pellicola: “Coloro che hanno memoria, sono capaci di vivere nel fragile tempo presente; coloro che non ne hanno, non vivono da nessuna parte”. E non è un caso che queste parole vengano lasciate cadere su una panoramica aerea di una Santiago immersa nella notte. È vero anche che il fervore di un tempo ora appare attutito, come se tutto appartenesse a un lontano e brutto sogno. E il flusso delle immagini si allenta, si sgretola, provando a imprimere una parvenza di ciò che è quella vasta distesa di sabbia e di sale che tanto somiglia alla superficie, fragile e polverosa, del ricordo, della memoria e del dolore.





Titolo: Nostalgia de la luz
Anno: 2010
Durata: 90
Origine: Cile, Francia, Spagna, Germania
Colore: C
Produzione: Atacama productions, Blinker filmproduktion, WDR, Cronomedia

Regia: Patricio Guzman

Fotografia: Katel Djian
Musiche: Josè Miguel Miranda, Josè Miguel Tobar
Montaggio: Emmanuelle Joly, Patricio Guzman
Effetti: Eric Salleron

Riconoscimenti

Reperibilità


http://www.youtube.com/watch?v=ok7f4MLL-Hk

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