Marfa-GirlTra le sterminate praterie del Texas, in territorio di Frontiera, adolescenti e non praticano quotidianamente sesso. E violenza. Dal sedicenne Adam che è fidanzato con la coetanea Inez ma va al letto con la vicina di casa più grande Donna. Al rude poliziotto Tom, la cui morbosa fissazione per la famiglia del ragazzo sfocia nel sangue. Un giorno si insedia nella comunità locale una giovane e affascinante artista che, come una maledizione, a poco a poco semina il germe del peccato...


L'America dagli spazi aridi e immensi, dai confini sconfinati, dalle asperità geografiche. A volte, benché tanto cinema e letteratura ce l'abbiano raccontata, ci illudiamo di conoscerla, ma non è affatto così. La Provincia, sempre più remota e sempre più profonda, ci sfugge ancora oggi per quel suo lento scivolare verso indecifrabili zone d'ombra, dai contorni lividi e opachi.
Come in un loop ossessivo, la regia di Larry Clark gira intorno a sé stessa, replicando quel movimento di “coazione a ripetere” che scandisce gesti e azioni degli abitanti di Marfa. Perversioni, dipendenze, conflitti etnici nascondono in realtà un abissale vuoto culturale, un’assenza di senso ormai radicato nell'humus e nelle viscere di questo Paese. Le cui periferie degradate sono ricettacolo di abusi e discriminazioni di ogni genere.

Se l'unico orizzonte visibile è quello di una vecchia ferrovia che taglia a metà la terra dei Padri ed il cielo (elemento-feticcio caro anche ad un altro “cantore di adolescenze” come Van Sant), l'esistenza di una comunità finisce per implodere. La noia reiterata, l'affrancamento da qualsiasi norma morale o civile, l'appannamento delle coscienze e non solo da stupefacenti, la libido come mezzo esclusivo per affermare la propria vita («Scopavamo dalla gioia di essere vivi» - dice la ragazza), compongono un “romanzo di (de)formazione” rappreso come il sangue pesto. Soffocante nel suo auto-avvilupparsi.

Oltre al consueto edonistico compiacimento sui corpi nudi e sui volti pieni di freschezza e di grazia dei teenager in jeans strappati e maglietta, il fotografo-regista allarga la visuale del suo obiettivo per catturare un'altra porzione di realtà di quell'America ancora per noi sommersa.

Mentre le promiscue esperienze sessuali si consumano quotidianamente nella più desolante ripetitività, il vero motore narrativo (il poliziotto Tom) sposta il baricentro sempre fisso del racconto, facendolo alla fine addirittura deflagrare. Il suo odio strisciante verso la minoranza locale di immigrati ispanici (messicani e dominicani) corrompe e infrange “l'innocenza sessuomane” di Adam e compagni.
Con la sua psicosi razzista, originata da precedenti famigliari di violenza (ma potremmo dire anche “atavica” considerato il contesto in cui matura), sparge veleno e peccato come la misteriosa “Marfa girl”. Mantide religiosa nonché Maestra dell'ars amandi appena arrivata in città, si offre generosamente a tutti senza per questo sentirsi una puttana. Ma il “siero” dell'agente è di ben altra fattura rispetto a quello orgasmico: è mortale.
E non bastano nemmeno gli antichi riti dei guaritori messicani, usati nell'ultima sequenza per scacciare le energie negative di cui egli è portatore. Nonostante alla fine muoia sotto i colpi di fucile della sua giovane “vittima”, la spiritualità (l'altra faccia del Paese) finisce per soccombere. L'unica risposta  possibile alla forza è la forza stessa. È la dura legge del taglione. È la dura legge del popolo americano.

I discorsi farneticanti di Tom, che ha in casa un arsenale da guerra, ancor prima che le sue azioni più estreme (sequestra e sevizia Adam e poi tenta di uccidere la madre), macchiano la normalità di una gioventù ripiegata su sé stessa, impantanata e apatica (a scuola si dorme...). Forse già senza sogni né speranze. Senza futuro. La m.d.p. segue, anzi pedina, quasi ossessivamente il ragazzo protagonista, dai tratti somatici latini, mentre cammina quatto quatto con la testa ciondolante e girovaga tutto il giorno con il suo skateboard (unico strumento di “proiezione in avanti” presente fin dalla prima inquadratura del film).

Dopo le disturbanti immagini di Kids e Ken Park, coraggiose e coerenti nel ricercare una loro radicalità di linguaggio, Larry Clark prova a ricalcare le sue orme senza però iniettare nuova linfa al racconto filmico. Se il lirismo fotografico di Marfa Girl1 riesce a raggiungere apici interessanti, al contrario, il realismo morboso (e ammorbante) del suo autore non scandalizza più come in passato.


Nota
1. Vincitore del Marc'Aurelio d'oro per il miglior film al VII Festival Internazionale del Film di Roma.





Titolo: Marfa Girl
Anno: 2012
Durata: 106
Origine: USA
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: HD
Produzione: MARFA, EVIL SHERMAN CORP. PRODUCTION

Regia: Larry Clark

Attori: Adam Mediano (Adam); Drake Burnette (Marfa Girl); Jeremy St. James (Tom); Mary Farley (Mary); Mercedes Maxwell (Inez).
Soggetto: Larry Clark
Sceneggiatura: Larry Clark
Fotografia: David Newbert
Musiche: Bobby Johnston; Jessie Tejada (per la canzone "Party With Death")
Montaggio: Alfonso Gonçalves
Scenografia: Fernando Valdes
Costumi: Sarah Wheeler
Effetti: Matthew T. Stratton

Riconoscimenti

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=ayJioC5cnGw

Tags: