Cytaem blokadnuju knigu, “leggendo il libro dell’assedio”, l’Assedio di Leningrado. Questo il titolo e il soggetto letteralmente affrontato da Sokurov. All’interno d’una sala di registrazione persone di diversa professione, età, coinvolgimento con l’argomento trattato, si alternano al microfono per leggere pagine di diario di chi visse in prima persona quella tragica esperienza durata dal settembre del 1941 al gennaio del 1944, che conta, solo di civili, un milione di morti.


Storie d’ordinaria tragedia, un prosieguo d’inarrestabile disperazione, pagine in cui si profila una quotidianità fatta di pasti arrangiati, con cibi ricavati impastando e cuocendo qualsiasi rimedio, masticando e rimasticando pezzi di cuoio bolliti a minestra. Anche di fronte alle macerie si cerca comunque di salvaguardare l’idea stessa d’umanità. E se difetta o manca la sostanza, tocca alla forma essere limite invalicabile all’esistenza, preziosa comunque.
Sokurov rende onore alla gran Madre Russia, torna a confrontarsi con la sua Storia, riprendendo il discorso dov’era stato precedentemente interrotto. Arca Russa terminava sulle immagini del gran ballo reale dei Romanov, reso, a posteriori, danse macabre dalla Rivoluzione; Cytaem blokadnuju knigu ricomincia affrontando di petto una tra le pagine probabilmente più dolorose del Novecento.

Lo sguardo filmico ancora una volta invade l’universo della memoria. Ora però non c’è più l’invadenza di un soggetto intermediario, qual era il marchese di Custine, elemento trainante del ricordo, corpo indispensabile alla visualizzazione dello spazio memoriale. A creare connessione tra passato e presente adesso sono le pagine del libro dell’assedio che riprendono respiro per mezzo della lettura. È l’atto del leggere che fa del testo una creatura, cosa viva, parola che risuona. Ciò che è informazione si trasforma in esperienza e quindi in conoscenza.
Le voci del passato tornano a vibrare in quelle del presente. Non si concludono, ma sfumano l’una nell’altra. Eccoci quindi a domandarci: Dove siamo? In quale tempo e in quale spazio? Ci troviamo sospesi in un altrove tessuto di ombre e di fantasmi. E tuttavia questo spazio siamo noi, spettatori-ascoltatori con gli interpreti-lettori, a costruirlo. Per animarlo lo reinvestiamo di continuo partecipando al suo movimento con lo specchio attivo dell’immaginazione.

Anche per Sokurov, come per  Foucalut (1997, p. 399), «ci troviamo nell’epoca della simultaneità: […] la nostra esperienza del mondo non è più quella di una lunga vita che si sviluppa nel tempo», con un andamento orientato linearmente. Il vettore storico ha un movimento circolare-oscillatorio, dove i ritorni avvengono a diverse quote di sorvolo. Tutto torna, ma il ritorno non è mai letterale, ritornano solo certe indicazioni vettoriali. Il moto che domina la scena esalta un movimento spiraliforme che incanta. Una “forma simbolica” che annulla passato, presente e futuro a favore di un lunghissimo attimo, di un sospiro profondo. Un senso di avvolgente vertigine reso possibile anche dall’incedere vorticoso del commento musicale, la Sinfonia n. 7 in do maggiore (Op. 60, Leningrado) di Dmitrij Šostakovič scritta proprio durante l’assedio.


Bibliografia

Foucault M. (1997): Dits et escrits, vol I, New Press, New York, in Manovich L. (2002), The Language of New Media (Il linguaggio dei nuovi media), Edizioni Olivares, Milano.





Titolo: Leggendo il libro dell'assedio
Anno: 2009
Titolo Originale: Cytaem blokadnuju knigu
Durata: 96
Origine: RUSSIA
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Produzione: TV KUPOL LTD.

Regia: Aleksandr Sokurov

Attori: Maia Klimenko, Ivan Krasko, Oleg Basilasvili, Boris Averin, Elena Shtopfen, Aleksandr Potapov, Lev Neimishev, Marina Moshkova
Soggetto: tratto dal libro Book of Blockade di Danil Granin e Ales Adamovich
Sceneggiatura: Nadejda Gusarova
Fotografia: Aleksandr Degtyaryov
Montaggio: Tatiana Orlova
Scenografia: Igor Mosin
Costumi: Julia Levkovich

Reperibilità


http://www.youtube.com/watch?v=8sTB8lyDRj4

Tags: