Guilty-of-Romance-testoLa gente va nei love hotel per fare sesso. Ci sono persino dei distretti riservati ai love hotel. Negli Anni ’90 molte prostitute lavoravano nelle strade di Maruyama-cho, un distretto ricco di questi alberghi. E qui, avvenne un mistero, alla vigilia del ventunesimo secolo.

[Dalla didascalia posta in apertura al film]

«Le vere parole hanno sostanza.
Ognuna di loro. Hanno un corpo. […]
Ogni parola è carnale. […] Ogni parola ha un significato.
Capisci cosa intendo. Si parla di corpo.
Il significato di una parola è il suo corpo».
(Mitsuko, Guilty of romance)

Il sesso come atto di sovversione. La trasgressione lanciata apertamente a mo’di sfida contro il potere costituito. Perché anche la sessualità - e l’identità intesa come identità sessuata - si rivela costruzione di assoggettamento dei corpi; vero e proprio regime di governabilità.
Con Guilty of romance Sion Sono commette deliberata apologia di reato, esalta pubblicamente ciò che la morale borghese considera delitto; «è rivolta all’immediata vita quotidiana che categorizza l’individuo, lo segna della sua individualità, lo fissa alla sua identità, gli impone una legge di verità che egli deve riconoscere e che altri devono riconoscere in lui» (Foucault 1994, p.108). Una  battaglia politica che si consuma attorno al corpo della donna, da sempre luogo critico di ripensamento e riconfigurazione dei rapporti di forza. Quando questa sceglie di mettere in discussione lo stereotipo della femminilità devota, modesta e obbediente deciso dal modello patriarcale, la pena da scontare è la sua più totale emarginazione. Sociale tanto quanto fisica.
Il film si apre sulla scena di un delitto. A Maruyama-cho, Shibuya, distretto riservato ai love hotel, vengono ritrovati manichini assemblati con marcescenti frammenti di corpo femminile. La detective Yoshida deve indagare su un assassino che “disarticola” l’oggetto donna; lo smembra; ne amputa le parti indecenti; lo decostruisce per disattivarne la perversità. Perché il sesso, inteso nella sua accezione più ampia, compresa quindi anche quella più dissoluta, può diventare forza ribelle e cataclismatica, capace di distruggere schematiche convenzioni e disinibire un corpo placato dall’abitudinarietà.

Cosa che accade ad Izumi Ikukichi, moglie dipendente, docile e silenziosa che, come tradizione comanda, riesce a concepire la pratica sessuale unicamente rispondente a quelle logiche interne alla coppia monogamica eterosessuale. Tutto il resto è peccaminoso, depravato, criminoso, folle, malato. Così fino a quando casuali circostanze non la mettono di fronte al puro e semplice specchio del proprio desiderio. Eccola allora cedere ad assalti sessuali frenetici e rabbiosi. Un’incandescente mina vagante bisognosa di traiettorie per evitare di precipitare nei gangli oscuri dell’istintualità.


A farle da Virgilio nei gironi infernali della perversione è Mitsuko, rispettabile professoressa universitaria di giorno, sguaiata puttana la notte. È lei ad insegnare ad Izumi che non saranno le parole ad aiutarla a capirsi, ma il sesso, quale "luogo" preferenziale attraverso cui ritrovare il proprio naturale impulso alla vita. Il sesso come esplorazione di sé, strumento attraverso cui affermare, con l'estasi del piacere, la propria identità, il proprio essere nel mondo. La trasgressione come controtendenza ai pronunciamenti di una società mirante alla normalizzazione dei propri istinti e alla loro canalizzazione all'interno dei rigidi schemi familiari e istituzionali. Sono la carne e la prepotenza del corpo a liberare e a restituire alla donna la consapevolezza di sé. Mitsuko e Izumi diventano corpi indisciplinati selvaggiamente votati alla negazione dell’ordine dei desideri, di quei dispositivi di potere finalizzati alla repressione. Ma la vera liberazione - dai timori, dai sensi di colpa, dalle inibizioni - è irraggiungibile, come il metaforico castello di Kafka più volte citato nel corso del film, e si può solo cercare di spingersi il più in là possibile per superare le stanche coordinati emotive e comportamentali proposte dalla società “civile”.


L’esaltazione della trasgressione non è solo tematica centrale ma principio fondante dell’opera di Sion Sono. Se dalle battute iniziali si potrebbe pensare all’impianto thriller come impalcatura tipologica della pellicola, questa appare ben presto una presupposizione opinabile. Il regista gioca con le aspettative dello spettatore depistandolo sulle reali intenzioni del film che non sono, nella maniera più assoluta, quelle di fossilizzarsi sul rigido schematismo di genere. Si impone con una certa evidenza la volontà da parte dell’autore di dire altro, di andare ben oltre il thriller, di spostare di volta in volta il senso del film  strutturando l’opera su detournements progressivi.


Guilty of romance ha una struttura anarcoide; la storia inizia ben presto ad avvitarsi su se stessa, incrociando le varie tracce narrative e facendo emergere una programmatica eterogeneità di elementi. Le indagini al presente sono attraversate da un gioco di continui flashback, ulteriormente complicato da sequenze immaginarie, che conducono ai fatti passati che hanno portato all’omicidio di una donna. Sion Sono non pone freni al proprio compiacimento digressivo, anzi, pratica forzature finalizzate all’estrema prolissità narrativa. Realizza un’opera continuamente in bilico tra il grottesco e il tragico, che si colloca nel solco dell’ero guro proprio per il suo essere strutturalmente isterica, schizofrenica nei riferimenti, in grado di intrecciare psicodramma e Grand Guignol, melo' e ultraviolenza, riuscendo però sempre a mantenere una lucida disperazione nella crudele ricostruzione di una realtà contemporanea giapponese verso la quale infierisce con ferocia. Una nazione che vive nell’ipocrisia, tentando di celare un’umanità bestiale e umorale, che Sono rappresenta nel racconto di famiglie disfunzionali e autodistruttive, verminai di insincerità e finzioni.


Bibliografia
Foucault M. {1994}: Perché studiare il potere? La questione del soggetto, in Potere e strategie, Mimesis, Milano





Titolo: Guilty of romance
Anno: 2011
Titolo originale: Koi no Tsumi
Durata: 143
Origine: GIAPPONE
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: DJANGO FILM, NIKKATSU STUDIO

Regia: Sion Sono     

Attori: Miki Mizuno (Kazuko Yoshida); Makoto Togashi (Mitsuko Ozawa); Megumi Kagurazaka (Izumi Kikuchi); Cynthia Cheston (Prostituta); Kanji Tsuda; Kazuya Kojima; Ryô Iwamatsu.
Sceneggiatura: Sion Sono
Fotografia: Sôhei Tanikawa
Musiche: Yasuhiro Morinaga
Montaggio: Junichi Itô
Scenografia: Yoshio Yamada, Akihiro Nakamura

Riconoscimenti

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=_zJKyadomrE

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