ndIncroci, rimandi, omaggi: Hong Sang-soo sfiora i confini di un luogo per entrare in un altro tempo, si colloca in mezzo a quel cinema francese che è stato, tra gli altri, di Rhomer e che svela dei personaggi succubi di un inganno, di una trasparenza opaca della vita, di un desiderio inconscio e che è un conflitto interiore e morale.

Siamo a Parigi e il luogo è già una dichiarazione d’amore: le insegne, i capitoli di un diario che deframmentano il film; ci si trova insomma dirottati fin dall’inizio nello spazio della Nouvelle Vogue e tutto viene sentito come un’aria nuova, “pulita” come dirà il protagonista che si avvia, perso, per le strade della città dove incontrerà solo suoi connazionali (coreani): una sua ex fidanzata che tornerà a tormentarlo per un po’, una giovane studentessa di pittura di cui si innamorerà; e tutto il film si dispiega in questo vagare di amori mentre dall’altra parte della terra (a Seoul) un’altra donna (la moglie del protagonista) piangerà con lui, di notte al telefono, la mancanza di un abbraccio. Notte e giorno è un film sulle contraddizioni che fanno parte della natura dell’uomo, e anche il titolo offre due alternative che insieme formano un flusso, come l’acqua che nel film si riversa per le strade lungo i limiti del marciapiede e che il protagonista osserva quasi divertito mentre lascia posare una barchetta di carta che seguirà la corrente.

Sung-nam osserva un quadro: è L’origine du monde di Coubert (uno dei pittori protagonisti del realismo francese dell’Ottocento) e perché allora “sentirsi in imbarazzo” se l’origine appunto sta in una donna, stesa con le “gambe tese a scoprire quel germe di vita, [quel] seme che fa spaccare i selciati, che si è conservato […] e che testimonia la vita, in questo mondo così com’è” (Deleuze 1984, p. 193)? Il realismo di questa visione cioè fa da innesto alla volontà del regista di mostrare “così com’è” l’esistenza dell’uomo al di là della morale (quella più volte affrontata da Rhomer) nonostante essa si inserisca in mezzo, tra lo spettatore e il quadro quasi a non volergli concedere la possibilità di scoprire profondamente quella vulva femminile che è espressione di una turbolenza da sempre censurata e che risveglia nell’uomo una “lotta di toni, perdita di equilibrio, caduta dei principi, inattesi colpi di tamburo, grandi interrogativi, tensioni apparentemente laceranti, catene e legami spezzati, contrasti e contraddizioni: questa è la nostra armonia” (Kandinsky 2005, p.74).

“L’artista non è libero nella vita, ma solamente nell’arte” (ivi, p. 89) ed è per questo che Sung-nam  è un pittore che in tutta la durata del film vive un’altra esperienza (di vita), e tutto sembra essere la materializzazione di un sogno, perché i personaggi sono vivi, e cioè vivono d’intensità che è il sentimento senza possibilità di scelta. E allora siamo di fronte a uno squarcio che si è aperto (forse troppo, visto la durata del film o forse è un voler perdurare ancora, fin quando è possibile) nel cielo e che, ancora una volta, rivela una contraddizione: si tratta di un cielo pieno di nuvole (quelle dipinte dal protagonista) e che rimandano ancora a un moto interiore che è proprio dell’uomo, un quadro insomma che è li, appeso sopra la sua testa mentre abbraccia (siamo alla fine o forse all’inizio del film), a letto, sua moglie dopo essersi risvegliato dal sogno.


Bibliografia

Deleuze G. (1984): L'Immagine-tempo, Ubulibri, Milano

Kandinsky W. (2005): Lo spirituale nell’arte, SE, Milano





Titolo originale: Bam gua Nat
Anno: 2008
Durata: 145
Origine: COREA DEL SUD
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)
Produzione: BOM FILM PRODUCTIONS

Regia: Hong Sang-soo

Attori: Kim Youngho, Park Eunhye, Hwang Sujung, Kee Joobong, Kim Youjin, Seo Minjeong, Lee Sunkyun, Jung Jihye.
Soggetto: Hong Sang-soo
Sceneggiatura: Hong Sang-soo
Fotografia: Kim Hoon-kwang
Musiche: Chong Yong-jin
Montaggio: Hahm Sung-won

Riconoscimenti

Reperibilità


http://www.youtube.com/watch?v=-sQY-R0m8MI

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