Abacuc è l’ultimo figlio di quella stirpe terremotata che ha il proprio capostipite in Innocenti Totò, padre della catastrofica progenie di anime in pena (flatulenza tellurica eruttata dalle macerie di una realtà postuma, detritica) trovata e inventata da Cinico Tv.




Come l’illustre antenato e i disgraziati discendenti, anche Abacuc continua ad abitare, questa volta da solo, il Dopostoria, o una Nuova Preistoria, dove si affacciano soltanto i resti estremi, cimiteriali, di qualche età sepolta. Ha smesso di cercare fratelli che non sono più. Solleva una cornetta telefonica con il filo staccato; probabilmente ha dimenticato come parlare. Erede d’una disarticolazione del linguaggio, già lugubremente celebrata dalle scoregge di Paviglianiti, ad Abacuc non resta altro da fare che restare in silenzio.

Riceve in dote un mondo sterile, che ha progressivamente rimosso dall’orizzonte l’elemento femminile: la prostituta Luna (un corpo manchevole perché privato del lato maternale), con cui si intratteneva Totò in Uccellacci e uccellini, diventa, dapprima, nell’universo Cinico di Ciprì e Maresco, corpo mancato, che può essere ritrovato solo attraverso il travestimento, la mascherata, e in Abacuc, poi, corpo mancante: l’apparizione femminea che distoglie il protagonista dalla routine della sua lugubre solitudine non è altro che il proprio doppio imparruccato. Egli è il risultato di una realtà ridisegnata dai concetti di simulazione e rappresentazione, insieme di segni che ormai rimandano solo a sé stessi.

A scandire l’esistere ripetitivo di Abacuc è una voce astratta e disincarnata, dall’incedere monòtono e monotòno, verbodelirante, rispondente a una morfologia e una grammatica castranti nella loro limitatezza espressiva. Una voce afasica, nemica e importuna. Nascosta, che si abbatte (acuendo la situazione di catastrofe permanente) istituzionalizzando il disastro. Una vera e propria sinfonia caotica e alogica di frasi sfatte (composta da Dario Agazzi), dal ritmo meccanico, motoristico, e martellante di marcia funebre.

«Non c’è un soggetto che emetta l’enunciato, né un soggetto il cui enunciato venga emesso» (Bene in Attisani, Dotti 2004 p.55). Stando ad Abacuc, il linguaggio dell’apocalisse è povero, manchevole, ripetitivo; il suo apostolo non è un fulgido eroe ma un essere improbabile, sommamente antidialettico. Ma del resto «un soggetto non può mai essere condizione di linguaggio o causa d’enunciato: non vi è soggetto, vi sono soltanto concatenamenti collettivi d’enunciazione» (Deleuze, Guttari 1997, p.229). L’operazione di  nonsense approda a un’astrazione surreale che libera il film da gabbie contestuali e lo porta su un piano assoluto.

A dare corpo a quest’ultimo uomo della terra è Dario Bacis: 198 chilogrammi di potenza architettonica totalmente identificatisi con la propria maschera. Un Über-Marionette, un attore non egoista, capace di svuotarsi della propria personalità, del proprio io psicologico ed emotivo, per farsi pura funzione spaziale: «un eroe strutturalista: né Dio né uomo, né personale né universale, egli è senza identità, fatto di individuazioni non personali e singolarità preindividuali» (Deleuze in Fabbri, Marrone 2002, p.109).

Questo di Luca Ferri è un film sontuoso, e “mostruoso” per molti versi. Come può esserlo Gli ultimi giorni dell’umanità di Karl Kraus. Abacuc blocca qualsiasi dialettica, qualsiasi sviluppo e trama, proiettando la scena verso l’immobilità assoluta. Abacuc è un assalto derisorio, provocatorio, violento, volto a sventare ogni possibilità d’intento narrativo e quindi rappresentativo. Una dichiarazione di guerra contro la comunicazione (oppressiva e mistificante) intesa sia come presunzione di significato (logos in quanto unico egemone del discorso) che logica culturale  propria  delle tecnologie della visione. Ferri se ne fotte di ottimizzare il rapporto con lo spettatore e lo coinvolge invece, attraverso una sorta di estenuazione, a riflettere sui meccanismi che patiscono il loro statuto di dispositivi preposti ad alimentare un congegno che si dà a priori come produttivo.


Bibliografia

Attisani A.; Dotti M. (2004): Bene crudele. Cattivario di Carmelo Bene, Stampa Alterenativa, Roma

Deleuze G.; Guttari F. (1997): Rizoma. Capitalismo e Schizofrenia. Sezione I, Castelvecchi, Roma

Fabbri P.; Marrone G. (2002): Semiotica in nuce, Volume I, Meltemi, Roma


Filmografia

Cinico Tv (Daniele Ciprì, Franco Maresco 1989-1996)

Uccellacci e uccellini (Pier Paolo Pasolini 1966)





Titolo: Abacuc
Anno: 2014
Durata: 83’
Origine: ITALIA
Colore: B/N
Genere: SPERIMENTALE
Specifiche tecniche: Super 8
Produzione: Lab80 film

Regia: Luca Ferri

Attori: Dario Bacis
Soggetto: Luca Ferri
Sceneggiatura: Luca Ferri
Fotografia: Giulia Vallicelli
Musiche: Dario Agazzi
Montaggio: Alberto Valtellina


http://www.youtube.com/watch?v=XL4ch5lhjjc

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