Non ci sono molti modi per affrontare l’oscurità, è dalla luce stessa che viene generata, in una forma differenziale tra la presenza e l’assenza della luce stessa. In questo senso bisogna affrontare il documentario della coppia Ben Rivers, Ben Russell dal titolo A Spell to Ward Off the Darkness. E dal titolo bisogna partire, infatti, per addentrarsi nel film, un incantesimo è qualcosa che trascende il reale e lo trasforma, diventando esso stesso reale. È il reale che immagina se stesso, è in questo senso che il tempo interviene sulla narrazione, come passaggio, talvolta in contrazione, talvolta in distensione.


Un personaggio senza nome e senza storia si presenta agli spettatori all’interno di una comune nell’Europa del nord (in Estonia), le persone all’interno di questo spazio condividono luoghi, tempi, cibo e corpi. Il tempo filmico in questo caso è libero, l’immagine fluttua sulle persone che discutono di qualsiasi argomento, dal cibo alla musica techno. Il secondo tempo filmico è lento, svuotato, la natura, nella Finlandia del nord, prende il dominio e l’uomo che la attraversa ne è parte. La forza in questo caso è data non dalla costruzione sociale umana utopica, ma dagli elementi, dall’acqua, dalla terra, dall’aria e dal fuoco. Il tempo è distensione e la distensione è forza. Il terzo e ultimo tempo è musicale. In questo senso la musica diventa, al pari della costruzione sociale umana e di quella naturale, un terzo spazio di connessione e di apertura. L’uomo suona in un gruppo metal, davanti ad altre persone, e il ritmo diventa quello della creazione, non perdendo l’utopia della prima fase e la forza della seconda, la musica in questo caso chiude il cerchio, o meglio la triangolarità tra ciò che è accaduto nei primi due tempi.

Ben Rivers e Ben Russell costruiscono un lavoro difficilmente classificabile all’interno degli schemi sia del documentario, sia della finzione, non avrebbe nemmeno senso domandarsi se tutto ciò che viene messo in mostra sia realmente accaduto o sia stato ricostruito, perché semplicemente non pertiene la ricerca compiuta dai due registi né al materiale filmico creato.

L’incantesimo che libera dall’oscurità sicuramente non è in una delle tre sezioni del film, che non sono separate, ma che non mostrano una connessione logico-temporale, sono accostate come fasi che non si riesce a intendere se consecutive temporalmente o meno. Il mero accostamento mostra semplicemente il rapporto tra differenza e somiglianza, più empatico che razionale. L’incantesimo in questo senso non è nel tentativo di realizzare l’utopia sociale, né in quello di affrontare la solitudine all’interno di spazi naturali, né nella creazione artistica, ma nel rapporto difforme tra le tre, dato dall’inquietudine della ricerca.

A Spell to Ward Off the Darkness è un film che richiede tempo sia durante la visione, sia successivamente, perché la forza delle immagini venga assorbita, quasi fisicamente, dallo spettatore che è da sempre chiamato a dissipare, con incantesimi, l’oscurità.





Titolo: A Spell to Ward Off the Darkness
Anno: 2013
Durata: 98’
Origine: Francia, Estonia, Germania
Colore: C
Genere: Documentario
Produzione: Must Käsi, Rouge International

Regia: Ben Rivers, Ben Russell

Attori: Robert Aiki Aubrey Lowe, Hunter Hunt-Hendrix
Soggetto: Ben Rivers, Ben Russell
Sceneggiatura: Ben Rivers, Ben Russell
Fotografia: Ben Russell
Montaggio: Ben Rivers, Ben Russell
Musiche: Veldo Tormis, Lichens, Queequeg

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