Divorati (Consumed il tit. originale, Bompiani) è il primo testo letterario di David Cronenberg. Il regista canadese porta con sé, nel testo e nel suo sottotesto, tutti i temi del suo cinema e della sua opera (Evidenza del Corpo, Sesso e Tecnologia, Mutazione). Nel romanzo confluisce l'esposizione di un'epoca digitalizzata e cannibalizzata da vampate di tecnologia e «morte del sentimento» (Ballard 2004, p. 199) fino alle sue conseguenze più estreme, la malattia venerea che infetta il nostro intero spazio interiore e che sequestra ogni capacità immaginativa.
La trama segue un doppio binario a incrociarsi: Naomi e Nathan sono una coppia di fotogiornalisti che inseguono due vicende diverse. La prima riguarda Célestine Moreau, intellettuale francese, che viene trovata morta, smembrata e masticata all'interno del suo appartamento parigino, mentre il marito Aristide Arosteguy risulta scomparso. Naomi insegue le strette virali di questa vicenda inseguendo e cercando l'intellettuale marxista fino a Tokyo, mentre Nathan è alle prese con un articolo sul celebre ed eccentrico chirurgo fuorilegge Zoltán Molnár che a Budapest (ne parleremo poi) sta operando una paziente con il corpo deturpato dalla malattia. Il suo percorso si sposterà da Budapest a Toronto fino a scoprire una relazione con quanto è avvenuto a Parigi. Le autostrade narrative, ricche di soste, colpi di scena, monologhi e splendide sveltine letterarie si intrecciano dando vita a un corpo unico intrecciandosi a diversi temi apparentemente correlati che risultano invece il vero asse portante di questa chirurgia letteraria a cuore divaricato. La canonizzazione dell'immagine, l'infiltrazione entomologica, la deturpazione come nuova bellezza, le protesi, la malattia, il fascino mnemonico della mutilazione, sono solo alcuni strumenti di questo corpo che si muove all'unisono.
Mutazione
«Parlare delle malattie è un intrattenimento da Mille e una notte». (Osler in Sacks 1986, p.10).
La malattia è una delle epidemie portanti di questo romanzo. Grazie alla malattia i corpi mutano e assumono nuove sembianze dove la fisiologia non è un mero parametro estetico ma un rapporto di probabilità di morte, un calcolo ossessionante costruito con protuberanze metalliche. Sindrome di Peyronie, Virus di Roiphe, Cancro, le malattie si intrecciano causando conseguenze strutturali, virali inguaribili mutazioni carnivore fra noduli ed eruzioni cutanee, da esaminare, fotografare, stampare, esercitare e ricreare, da cui essere attratti e sedotti.
Tecnologia
«Oggi, dopo oltre un secolo di impiego tecnologico dell'elettricità, abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio. Ci stiamo rapidamente avvicinando alla fase finale dell'estensione dell'uomo: quella, cioè, in cui, attraverso la simulazione tecnologica, il processo creativo di conoscenza verrà collettivamente esteso all'intera società umana, proprio come, tramite i vari media abbiamo esteso i nostri sensi e i nostri nervi» (McLuhan 2002, p.9)
«Naomi era nello schermo».
Divorati mette in mostra sul tavolo operatorio di Cronenberg una società narcotizzata dalla strumentazione di bordo (la tecnologia), estensorio, stampella e protesi di un schermo cerebrale che procede per divaricazione dell'immagine.
Il linguaggio di Cronenberg ossessivamente interfacciato alla miniaturizzata Naomi e a ciò che la circonda è chiaramente il linguaggio che fa del mezzo tecnologico il suo medium, come un'inquadratura che si sussegue grazie a un sapiente montaggio, pagine orchestrate grazie a inserti, post-it ed evidenziatori mentali, schermi pieni, stacchi sul campo lungo, segnali che vanno e vengono, diventano una bellissima e feroce invasione di campo del mezzo, l'immagine che invade la pagina come la tecnologia che morde strappa e ingoia la civiltà. Ecco perché il cannibalismo manifesto di Aristide Arogustey o ciò che sembra, è, allargando la visuale e allontanandosi dalla massa letteraria del testo, un enorme atto di cannibalismo che esce dal romanzo e si mostra, il potente strumento della tecnologia che muove la massa umana dal capitale ambulante e che, spezzettato da un tagliaunghie, porta con sé e su di sé i suoi estremi derivati quali conseguenti e visibili prodotti parificati a cicatrici di tagli rimarginate e visibili.
E Naomi è il cyber-esemplare cronenberghiano di una nuova razza, impossibilitata a conoscere capire condividere e comunicare senza una connessione a Internet, una razza sempre connessa e interfacciata, una nuova etnia le cui estensioni corporee combaciano con Wikipedia e i cui occhi si sovrappongono a Youtube, in cui l'assenza di wi-fi è teorizzata e razionalizzata soltanto con gli ansiolitici, in cui la paranoia del collasso dell'impero tecnologico è trattato con milligrammi di angoscia, la memoria è demandata a promemoria mail auto-inviate e dotazione di schede SD, per cui la batteria scarica è la vera lotta quotidiana serrata e combattuta a forza di sostituzioni riserve e alternative di oggetti metallici inanimati che invece sembrano vivere di vita propria, affamati e nutriti dallo stesso bisogno.
Naomi è il soggetto interconnesso, perennemente in pausa-multitasking - «i continui clic della macchina erano entrati a far parte del loro botta e risposta» - la sua visione è molteplice in accumulazione come le sedici finestre aperte in contemporanea di un browser Web, per poi massimizzare, zoomare, allargare e restringere l'immagine in una stregoneria a dieci dita, dove i byte di dati fermentati possono venire soltanto uploadati o downloadati. Ecco quindi perché subisce la seduzione della filosofia colta e anticonsumistica, l'ascetismo della vita privata e la promiscuità sessuale come elezione del corpo e della mente a bisogno primario (ancora cannibalismo, corpo chiama corpo) degli Arosteguy facendone un'ossessione.
Cronenberg mette in mostra quindi questa lotta inesorabile, contrapposta e vicina, lontana e insieme seducente. Cronenberg è Aristide, è il Dr. Zoltán Molnár, a cui fa dire: «Sono un uomo rigorosamente analogico. Nient'altro che pellicola di medio formato, per me. E' lenta, è grossa e sgraziata, e i dettagli che ti fa vedere sono sublimi. Li puoi leccare. Li puoi assaporare».
La sopravvivenza del desiderio attraverso l'esproprio dell'immagine
«Quando non hai più alcun desiderio sei morto. Persino il desiderio di un prodotto, di un bene di consumo, è meglio dell'assenza di desiderio. Il desiderio di una macchina fotografica, per esempio, anche scadente, anche da quattro soldi, è sufficiente a tenere a bada la morte».
Il desiderio in Divorati è un meccanismo illimitato, che protraendosi si fagocita e fagocitandosi si autoalimenta. L'idea che il consumismo sia sufficiente a tenere a bada la morte è l'elezione del manuale di istruzioni a Bibbia di una civiltà basata sull'immagine. E l'immagine stessa è utilizzata da Cronenberg come primo strumento di ambiguità (vedasi già da subito le prime pagine di apertura del romanzo), dove lo specchio rimanda un'immagine e un soggetto inafferrabile, come in un dedalo di finestre e schermi da cui esce un'unica voce incollocabile: «Naomi guardò l'immagine che aveva appena scattato e, attratta dalla sua spietata intensità, la baciò. Feticismo della merce al suo limite estremo».
«La violenza dell’immagine (e, in generale, dell’informazione o del virtuale) consiste nel far sparire il Reale. Tutto deve esser visto, tutto deve essere visibile. L’immagine è il luogo per eccellenza di questa visibilità. Tutto il reale deve convertirsi in immagine, ma quasi sempre è a costo della sua scomparsa. È d’altronde proprio nel fatto che qualcosa in essa è scomparso che risiede la seduzione, il fascino dell’immagine, ma anche la sua ambiguità; in particolare quella dell’immagine-reportage, dell’immagine-messaggio, dell’immagine-testimonianza. Facendo apparire la realtà, anche la più violenta, all’immaginazione, essa ne dissolve la sostanza reale. […] Così il traffico di immagini sviluppa un’immensa indifferenza nei confronti del mondo reale. In ultima istanza, il mondo reale si converte in una funzione inutile, un insieme di forme ed eventi fantasma. Non siamo lontani dalle ombre sui muri della caverna di Platone» (Baudrillard 2009).
Ecco allora che il software di video-editing per la manipolazione dell'immagine diventa il cut-up touchscreen per rappresentare immagini immolate e dissolte a favore di una realtà editata personalizzata e resa amatoriale fino a sconfinare nella fiction «[…] per Naomi campionare e scratchare a partire da internet era una forma di giornalismo assolutamente legittima, che non presentava nuvole etiche al suo orizzonte open-source».
Immaginazione radioattiva su temi fisiologici
Cronenberg, attraverso il colto di educazione classica e disconnesso Nathan - «era solo felice di disconnettersi, di eliminarti dai suoi amici su facebook e lasciarti penzolare nell'etere del cyberspazio» - e la paziente del macellaio creativo Dunja, ci mostra l'apparato seducente della mutazione e della bellezza deturpata dalla malattia, grazie a un dialogo serrato fra gli scatti affamati della macchina fotografica di Nathan e il corpo di Dunja, entrambi ratificati dall'osservatrice macchina da presa del regista canadese resa in parola.
Ed è proprio sulla superficie epidermica in evoluzione di Dunja il fraseggio carnale di un corpo prossimo alla morte ed emanante caustica e illuminante bellezza, è in lei che si compie l'ultimo atto possibile, quello dell'unione con gli ultimi respiri di un corpo scopato (a morte) a sviluppare una nuova estetica, una nuova identità evoluta di bellezza, imperfetta e penetrante, dalle asportazioni misurate in millimetri e annunciate a colpi di pennarello pre-operatori sulla pelle.
Colpi che fanno parte dei rituali avanguardistici del Dottor Molnár di cui Nathan è incaricato di registrarne in immagini le gesta. E come non rivedere nelle pratiche azzardate, aggressive e geniali di Molnár lo stesso Dr. John W. Thackery di The Knick, e come non sentire il prepotente richiamo della teatralità di The Knick in «Ti sconvolgo? Qui siamo molto giocosi. E' una buona atmosfera per una sala teatrale. Volevo dire operatoria. Ma è lo stesso! E' teatro!», dove la spettrale e iperilluminata sala operatoria del chirurgo è il teatro dove compie le sue imprese più azzardate fra le stratificazioni di tessuti, asportando e tagliando - «ero sicura che l'euforia l'avrebbe spinto a mozzarle» - illuminato da fasci di luci azzurre sotto le quali la carne pallida appare come pongo rimodellabile e rimovibile a colpi di lama e in cui il sangue sgorga come lava rovente.
E grande teatro operatorio è anche Divorati, un testo dove il silicone tecnologico combatte e invade la carne per far esaltare il grande burattinaio e chirurgo Cronenberg, che modella il corpo del suo romanzo a colpi di pop-up sotto le luci abbaglianti di una civiltà alla deriva, fra dettagli fisiologici pionieristici che avanzano di pixel in pixel in una struttura sinfonica di rara bellezza psicopatologica, usufruendo delle parole come bisturi catodici alla vista di noi spettatori, ancora una volta, colonizzandoci.
Titoli di Coda
(Tutte le citazioni, dove non specificato, vengono da Divorati)
Bibliografia
Ballard J. (2004): Crash, Feltrinelli, Milano.
Cronenberg D. (2014): Divorati, Bompiani, Milano.
McLuhan M. (2002): Gli strumenti del comunicare. Mass media e società moderna, Net, Milano.
Osler W. in Sacks O. (1985): L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Adelphi, Milano.
Sitografia
Baudrillard J. (2009): Quando l’immagine cancella la realtà, in «la Repubblica», 18 febbraio.
Filmografia
Cosmopolis (David Cronenberg, 2012)
Crash (David Cronenberg, 1996)
eXistenZ (David Cronenberg, 1999)
Inseparabili (Dead Ringer) (David Cronenberg 1988)
The Knick (Serie-TV, Steven Soderbergh 2014)
Soundtrack
Stalker in Slow Focus, Fuck Buttons, 2013
Momenti di estremo silenzio
The Knick (Original Series Soundtrack), Cliff Martinez, 2014
Titolo: Divorati (tit. originale Consumed)
Anno: 2014
Durata: 342 pagine
Genere: ROMANZO
Specifiche tecniche: 18,50 euro
Produzione: Bompiani
Regia: David Cronenberg
Progetto grafico: Polystudio - (in copertina) ©Matt Holyoak/Camera Press/Contrasto
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