Luigi Coluccio
Il chirurgo Amir Jaafari ha appena ricevuto il più importante premio per un dottore israeliano. Ma l’assegnazione, stavolta, è maggiormente significativa: Amir Jaafari è un arabo che oramai da quasi venti anni vive e lavora a Tel Aviv, sposato con la conterranea Sihem, e con cui conduce una vita agiata e piena, piena di successi, riconoscimenti e passaporti. Il giorno dopo la premiazione, un attentato scuote il centro della città, e corpi su corpi si accalcano nelle sale operatorie dell’ospedale di Amir. La vita del dottore cambierà per sempre quando lo Shin Bet lo informa che sua moglie è l’autrice dell’attentato. Inizia così il suo viaggio alla ricerca delle ragioni della donna…
The Attack: una co-produzione a cui è difficile dare una localizzazione precisa, e che erra nominalmente tra Libano, Francia, Qatar, Egitto e Belgio; un paese come il Libano che si rifiuta di riconoscerlo sia nella distribuzione che nella candidatura agli Oscar come miglior film straniero; un’interrogazione tra i 22 membri della Lega Araba; e, infine, una soldatessa iraniana che ogni volta ai check-point tra Israele e i Territori Occupati fermava e perquisiva la troupe, solo perché le andava.
Un’operazione del genere non poteva non suscitare polemiche e processi. Da qualunque parti la si guardi, e chiunque la guardi. Ed è significativo che ciò avvenga, ancora una volta, nel paese più occidentale del Mashreq, quel Libano che ha subito l’invasione israeliana nel 1982, che ospitava durante gli anni ’80 e ’90 nella valle della Bekaa raffinerie a cielo aperto dell’eroina afghana e pakistana, che oramai vaga nello scacchiere petrolifero e politico mondiale strattonato tra Iran, Usa, Israele, Lega Araba. E che ha dato i natali a Ziad Doueiri, regista e sceneggiatore giramondo che negli States ricordano soprattutto come operatore di Quentin Tarantino per i suoi primi tre film – a cui va aggiunto il Rodriguez de Dal tramonto all’alba e soprattutto il Joe Dante de La seconda guerra civile americana –, ma che ha firmato in proprio due titoli come West Beirut (1998) e Lila dice (2004). Un autore che rimarca costantemente la sua provenienza geografica ed emotiva, tanto da schierarsi apertamente contro il boicottaggio nei confronti di Israele e andare fin là a girare un film, questo The Attack.
Oggetto contundente fin dall’inizio, quindi, questo lavoro che affonda le radici nel libro-bestseller di Yasmina Khadra, L’attentatrice, e che se da un lato cerca di destreggiarsi tra la corsa ad ostacoli minata che è il conflitto israelo-palestinese, dall’altro offre apertamente il fianco e ne ricade dentro con tutto il suo peso. Sottigliezze e precisazioni cercano di fortificare la narrazione, che innalza strati su strati, contrapposizioni su contrapposizioni, con un dottore arabo che ha lasciato i Territori per Tel Aviv; che ha dimenticato le sue radici, la sua storia; che ha lottato per essere accettato unicamente per il suo lavoro; che ha sposato un’araba; che è cristiano (come la moglie); che è ricco e felice; che è il migliore chirurgo. Amir si trova esattamente al centro di tutto questo, un centro-Empireo, un motore primo immobile che è continuamente sferzato dagli eventi ma proprio come il vento non riesce ad afferrare, a far cambiare direzione, semplicemente, a ripararsi. Ripararsi, sì, forse è solo questo che Amir cerca, pace dopo l’attentato della moglie, come pace era quel che cercava prima, lavorando, accumulando, vincendo come nulla fosse nella città-stato da Primo Mondo che è Tel Aviv. Forse non può essere accusato di niente altro il dottor Amir Jaafari che di ingenuità, la colpa e il dolore più grandi in una porzione di spazio-tempo come sono la Palestina e Israele dove ogni azione viene pesata, giudicata e, per forza di cose, trovata mancante: ingenuo com'è, va a trovare i suoi parenti a Nablus cercando di capire, ma questo capire comporta uno spostamento di azioni e reazioni senza fine; ingenuo com'è, non ha visto quello che succedeva al nipote, alla moglie, alla sorella; ingenuo com'è, non ha compreso quanto il suo essere sia alieno da tutto ciò che ha, da tutto ciò che è la sua storia, la sua terra, la sua vita.
E allora trova un senso la struttura utilizzata da Doueiri, la sua formazione americana, il suo cercare di uscire dalle secche filmiche di molte cinematografie vicine al suo paese: The Attack è un thriller che oscilla tra l’abisso personale e quello politico, non indeciso su quale lato attraversare, ma grumo che frulla costantemente i due aspetti, risputando per necessità un protagonista come Amir. Una Tel Aviv moderna e veloce, interni eleganti, un commento sonoro fatto di chitarre emozionali, un colore patinato che non abbandona mai i nostri occhi, né in Israele né in Cisgiordania, una Nablus arroccata tra androni, vicoli, automobili: il lavoro di Doueiri sul visivo è talmente efficace e naturale che il film è riuscito persino ad uscire in programmazione limited negli Stati Uniti. Il regista-sceneggiatore sta addosso ai corpi, agli ambienti, alternando macchina a mano e movimenti precisissimi, costruendo pian piano un ritmo e una progressione che si staglia di pari grado di fronte ad Hollywood come a Hong Kong come alla Francia. Un’operazione, quindi, gravida di sviluppi futuri visto il coraggio e la forza di proporre unicamente una lettura di genere di un conflitto pericoloso e sfuggente, che sembra già aver tracciato una sua personale e precisa direzione grazie al futuro lavoro di Doueiri, quel Foreign Affairs che vedrà Gérard Depardieu nel ruolo di un diplomatico francese mandato segretamente dagli americani a trattare per un accordo tra palestinesi e israeliani. Ancora, un attentato?
Titolo originale: L'attentat
Anno: 2012
Durata: 105
Origine: LIBANO, FRANCIA, QATAR, EGITTO, BELGIO
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM, SCOPE (1:2.35)
Produzione: 3B PRODUCTIONS, IN COPRODUZIONE CON SCOPE PICTURES ET DOURI FILMS, CON LA PARTECIPAZIONE DI CANAL +, CINÉ +, RANDOM HOUSE FILMS
Regia: Ziad Doueiri
Attori: Ali Suliman (Amir Jaafari); Reymonde Amsellem (Sihem Jaafari); Evgenia Dodina (Kim); Karim Saleh (Adel); Uri Gavriel (Capitano Moshe); Dvir Benedek (Raveed); Ruba Salameh (Faten); Ramzi Maqdisi (Prete).
Soggetto: tratto dal romanzo di Khadra Y. (2007): L'attentatrice, Mondadori, Milano
Sceneggiatura: Joelle Touma, Ziad Doueiri
Fotografia: Tommaso Fiorilli
Musiche: Éric Neveux
Montaggio: Dominique Marcombe
Scenografia: Yoël Herzberg
Costumi: Hamada Atallah
Riconoscimenti
http://www.youtube.com/watch?v=MIWZZFnbDWk&feature=youtu.be