Luigi Coluccio
Dorcy è africano, cristiano, attore; Sabrina è algerina, araba, musicista. Insieme, vogliono sposarsi. La madre di lui e gli amici di lui sono contrari; la famiglia di lei anche. Soprattutto la famiglia di lei, con i suoi quaranta tra fratelli e sorelle, con a guidarli il maggiore tra loro, Slimane. Ma anche Slimane nasconde qualcosa nel suo cuore…
Come asseriva qualcuno, non si possono più girare film sulla banlieue dopo L’odio. Niente più drammi, tragedie, scontri, vendette. Ecco allora apparire questo Rengaine, scritto e diretto da Rachid Djaïdani, trentanovenne francese la cui forza vitale emerge a ondate dai suoi annales: assistente proprio di Mathieu Kassovitz e proprio di quel film del 1995, attore per Peter Brook, documentarista, romanziere, boxeur, muratore. Questo lavoro è il suo primo lungometraggio di finzione, progetto che ha avuto una gestazione di ben nove anni, per 75 minuti di pellicola a fronte di 400 ore di girato. Girato che è, ancora e ancora, dramma, tragedia, scontro, vendetta. Ma non odio.
Rachid Djaïdani è una gemmazione incessantemente in progress, una moltiplicazione tendente al risultato periodico, e ciò, per natura, per necessità, non può che riversarsi senza bordi né argini, in Rengaine, con esteticamente una macchina a mano e un video che non hanno mai equilibrio, posa, e narrativamente una continua sommatoria di personaggi, situazioni. È tutto già scritto a fuoco nell’anima del film: una famiglia, quella di Sabrina, che è un Albero della Vita con le radici stavolta in terra, un Yggdrasill che si abbevera a mille fonti, con quaranta familiari che stendono la loro ombra su quasi tutta la tassonomica contemporanea di lavori, professioni, carriere. Slimane – e noi con lui – non fa altro che percorrere, instancabilmente ed unicamente, questi aggrovigliati sentieri, sorta di Ebreo (!) Errante che non trova, semplicemente, fermezza. Non lo può fare in quanto guardiano della tradizione, in quanto linfa che deve scorrere – e fa scorrere – tra i fratelli, saudade invisibile che li tiene tutti in fila, in riga, ma da cui lui è il primo ad essere imprigionato, impallinato. E allora ecco la vertigine insuperabile che lo attanaglia, punta fragile e in disequilibrio sulla cima di questa piramide antropologica che affonda scalino dopo scalino nelle sabbie non del passato ma del futuro, che non può far altro che venire travolto da questa gravità morale, innamorandosi di un’ebrea, una macchia vitale che ha colpito prima di lui il fratello maggiore perduto, nascosto, reietto, il primo guardiano della tradizione che apostata lo è divenuto perché omosessuale…
I piani su cui appoggiare queste architetture vitali sono l’arte e la religione. Se la famiglia di Sabrina affonda le mani lavoratrici o nullatenenti nel cuore stesso della Francia, dietro l’angolo di ogni conversazione e decisione c’è la Francia della Ville Lumière e della guerra d’Algeria: un paese che nelle sue strade vede senza soluzione di continuità un crogiolo artistico e religioso assieme, focolai di esistenze che sembrano sciogliere tutto il resto. Ogni dialogo è puntellato di teoria dell’attore, Ramadan, happening, uccisioni rituali, Denzel Washington, abluzioni. Tutti si rapportano a tutti e a tutto tramite questo prisma duale, che direziona e soffoca ogni personaggio, ogni azione.
Djaïdani non si ferma per pensare o inquadrare, viaggia senza terra sotto ai suoi piedi, avendo sempre qualcos’altro da afferrare, da sentire, da vedere. Gira in tondo, a lato, e quando sembra che tutto sia finito, che tutto sia finito nell’odio di un sottofinale strozzato e terrificante, sta solo riprendendo fiato – togliendolo a noi spettatori – per l’ultima, leggera ed emozionale, corsa finale, che è climax, che è agnizione. Che è perdono.
Titolo: Rengaine
Anno: 2012
Durata: 75
Origine: FRANCIA
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: RACHID DJAÏDANI PER OR PROD IN COPRODUZIONE CON ARTE FRANCE CINÉMA
Regia: Rachid Djaïdani
Attori: Slimane Dazi, Stéphane Soo Mongo, Sabrina Hamida
Sceneggiatura: Rachid Djaïdani
Fotografia: Rachid Djaïdani, Karim El Dib, Julien Boeuf, Elamine Oumara
Musiche: Sabrina Hamida, Karim Hamida
Montaggio: Rachid Djaïdani, Svetlana Vaynblat, Julien Boeuf, Karim El Dib, Linda Attab
Riconoscimenti
Reperibilità
http://www.youtube.com/watch?v=-8VrUG8rthI