Luigi Coluccio

halimaspath2Fine anni Settanta. Salko e Halima vivono da soli. La loro famiglia è composta dal fratello del primo, Mustafa, e dal fratello della seconda, Avdo, entrambi sposati e con figli, quello che i due non possono avere. Tra i nipoti della coppia c’è Safija, ripudiata dal padre perché innamorata e incinta di Slavo, serbo e cristiano mentre il resto della famiglia è croata e musulmana. Dopo che Slavo è costretto a scappare via per aver ferito Avdo che stava picchiando quasi a morte la figlia, Safija dà alla luce il bimbo, che tiene nascosto al ragazzo (dicendogli che è nato morto) per paura di ulteriori ritorsioni. Slavo, dopo qualche tempo, torna dalla Germania dove si era rifugiato e aveva trovato lavoro, e porta con sé Safija. Salko e Halima, gli unici ad aver aiutato la ragazza, adesso si occuperanno del piccolo.
25 anni dopo, le cose sono molto cambiate: nella guerra seguita alla dissoluzione della Jugoslavia, Salko e il ragazzo a cui era stato dato il nome di Mirza, hanno perso la vita. Il cognato Mustafa e il nipote Aron sono gli unici rimasti ad Halima, che è da anni che lotta per ritrovare i resti del marito e del figlio. Salko viene individuato in una fosse comune, ma per identificare Mirza serve un campione di sangue di un suo familiare. Halima, dunque, è costretta a mettersi alla ricerca di Safija e Slavo…


Questa lunga sinossi non è altro che un exempla, una piccola e appartata sineddoche che serve a domare per un fragile istante non soltanto il film di Arsen Anton Ostojic, ma quanto gli sta dietro: guerra, massacri, campi di concentramento, stupri di massa, profughi, musulmani, cattolici, serbi, bosniaci, croati. Una giostra impazzita di eventi, date, luoghi, figure che Ostojic affronta di petto per restituire tutta la complessità del tessuto umano e storico balcanico, vagando tra decenni, famiglie, paesi. Il dolore umano, singolo, viene quasi sommerso da questo oceano di riferimenti e veti incrociati, non si fa altro che proiettare, incessantemente, la propria caduta all’interno di un baratro più grande, cercando di rincorrere altre azioni, altri luoghi, altre persone.

È questa la cifra più intima e paurosa di un conflitto come quello nell’ex-Jugoslavia tra il ’91 e il ’95, e il suo funesto gemello in Medio Oriente tra palestinesi e israeliani. Non avere una direzione univoca, uno steccato che separi l’azione militare dall’azione civile, la guerra economica da quella religiosa. La devastazione diviene quindi totalizzante, e alle ferite materiali e psicologiche si aggiungono quelle religiose, culturali. Un movimento di morte univoco che sferza ogni cosa, tanto da arrivare ad annullare non solo il presente ma anche il futuro e soprattutto il passato. Che arriva ad annullare la storia, e quindi ogni ordinamento umano, portando unicamente alla tragedia, alla tragedia greca, quella che fa uccidere ai padri i figli, che fa unire le madri con la propria prole, come in Galilea con La donna che canta e nei Balcani con questo Halima’s Path.

Cammino. Sentiero. Percorso. Quello di Halima, e soprattutto del regista Ostojic, non tempra, non chiarisce. Depista. Inganna. Il magma pulsante di quanto scritto sopra è a portata di mano, ma si segue un altro cammino/sentiero/percorso, quello più facile, più accomodante, più hollywoodiano. E così viene costruito un dramma storico che va verso l’omologazione, verso la carezza riconciliante, verso il bene necessario. Ostojic sistema continuamente durante la visione primi piani artificiosamente dolorosi ed evocativi e dolly su paesaggi incontaminati, cercando a forza la vibrazione emotiva, l’identificazione che spinga alla partecipazione. Gli intenti di verità vengono sommersi da una pacificazione che stende a casaccio colpe e rimorsi, perdoni e speranze, in nome di un pan-slavismo inseguito e mai sinceramente raggiunto.





Titolo: Halima's Path
Anno: 2012
Titolo originale: Halimin put
Durata: 93
Origine: CROAZIA, SLOVENIA, BOSNIA-ERZEGOVINA
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: ARRIFLEX, SUPER 16 (1:1.85)
Produzione: ARSEN A. OSTOJIC, SLOBODAN TRNINIC PER PRODUKCIJA F.I.S.T., STUDIO ARKADENA

Regia: Arsen A. Ostojic

Attori: Alma Prica (Halima); Olga Pakalovic (Safija); Mijo Jurisic (Slavo); Izudin Bajrovic (Salko); Miraj Grbic (Mustafa); Mustafa Nadarevic (Avdo).
Sceneggiatura: Fedja Isovic
Fotografia: Slobodan Trninic
Musiche: Mate Matisic
Montaggio: Dubravko Slunjski
Scenografia: Ivo Husnjak
Costumi: Branka Tkalcec

Riconoscimenti


http://www.youtube.com/watch?v=VxhxteoJnC4