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Un attimo prima di scomparire nel vuoto, il figlio sorride al padre. La vicenda della famiglia Puccio coinvolta nell’organizzazione di una serie di sequestri nell’Argentina degli anni ’80 è nel film di Trapero il pretesto per indagare la fallibilità dei rapporti, o meglio, i ripetuti tentativi di interrompere dei legami di asservimento. La Storia è la scena dalla quale si diramano altri sistemi di influenza che coinvolgono, in un processo di inarrestabile corruzione, il rapporto vittima-carnefice, padre-figlio, famiglia-Stato. Ogni specifico sistema è l’esempio di un servizio dovuto e reso ad un organismo panottico, in apparenza felicemente funzionante (i riferimenti al Kynodontas di Lanthimos sono evidenti) in cui il dettaglio imprevisto inceppa il piano, fa crollare l’organizzazione, affonda il contesto sicuro nel quale ricevere un ruolo.


El clan è questo ecosistema non protetto dal vizio dell’evasione in cui i figli provano a non lasciarsi sacrificare sull’altare di una qualche organizzazione, i sequestri falliscono, i padri perdono l’aura di infallibilità e la nave stato-famiglia irrimediabilmente affonda. Sparire equivale a non esistere per essere potenzialmente ovunque, in ogni luogo invisibile fuori dal finale scritto per apparire in forma di ipotesi in un paese lontano, nei pensieri della madre che spera nel ritorno o che paga un inutile riscatto.

Il cortocircuito (cinematografico) capovolge l’esito della vicenda invertendo i rapporti e riscrivendo le fini: il figlio non scompare in un solo vuoto tentando - dopo aver obbedito all’ultimo paradossale ordine del padre (picchiare il padre) - svariati suicidi dalla prigione; il padre sequestratore resterà il sequestrato vittima dello stesso Stato che lo aveva corrotto; il sorriso finale del figlio al padre più che una sintesi di questo capovolgimento, è emblema di un legame enigmatico perché definitivo nonostante il sangue sacrificato da padri e figli dall’inizio di ogni storia scritta. I tragicomici rapimenti erano riusciti finché ad essere coinvolto era questo connubio imperfetto padre-figlio, ma quando una donna viene liberata da una prigionia di due anni il naufragio del sistema comincia.

L’abisso sottile che confonde realtà e finzione è nell’immagine che non appartiene allo sguardo: l’ultimo dei figli Puccio riesce a realizzare quella fuga ideale che lo rende libero di esistere in nessuno dei posti visibili, scomparso nel vuoto come il sorriso di un sopravvissuto.