pieLa straziante e lucida confessione di Arirang era il preludio al soffocamento di Pieta: Kim Ki-duk non smette di elaborare questo discorso disperante sulla lacerazione attraverso l’incisione dei corpi, il senso di colpa che si abbatte sulle generazioni e scarnifica l’umano.
La mancanza di pietà travestita da solidale partecipazione alla sofferenza degli altri è l’aspetto più efficace per descrivere l’attuale sistema sociale fondato sulla violenza del debito. Sopravvivere al bisogno significa rinunciare necessariamente a qualcosa; l’umanità subalterna nascosta in bui e metallici sotterranei cede ciò che le avanza, la parte di corpo ancora funzionante, utile al sistema.
La descrizione dell’uomo indebitato non può quindi che eccedere nella esibizione del dolore, nello spargimento del sangue che massacra gli affetti più cari e condanna a una sopravvivenza insostenibile.
È una visione che precipita progressivamente sottoterra, costringendo a spalancare gli occhi mentre il nodo stringe la gola, taglia il respiro, abbandona l’aria. Il denaro è il gancio che tiene insieme la solitudine e l’assenza degli affetti, la mancanza e la paura della perdita, il senso di colpa e la vendetta, la condanna e la morte.


“- Cos’è il denaro?
- L’inizio e la fine di tutte le cose” è la sentenza della madonna addolorata dalla perdita del figlio che non era riuscito a sopravvivere alla sua croce. La donna resta fedele al suo ruolo di Madre tragica che, dopo essere entrata visceralmente nella vita e nel corpo dell’usuraio diventato figlio, gli infligge una pena insostenibile: sacrifica se stessa condannandolo alla più atroce amputazione, la mancanza di lei.
L’efferatezza delle punizioni corporali inflitte poteva essere sostenuta solo se si consideravano quei corpi come materia di risarcimento, pezzi di debitori-non-umani. L’avvento della presunta madre nella vita dell’usuraio stravolge la progressione meccanica del castigo; alla colpa non riesce più a seguire la punizione, il gancio del denaro si spezza in funzione di altri viscerali legami e gli arti si trasformano in mani sapienti che tengono i figli, le mogli, le madri.

L’uncino dell’Isola riprende a strappare in uno dei finali più memorabili visti fin’ora.

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