Grazia Paganelli
La vita e la morte. O meglio, il vivere e la sua opposizione. Norte, the End of History, il settimo film del filippino Lav Diaz (in concorso nella sezione Un certain regard) è un racconto semplice e al tempo stesso densissimo di umanità, nella messa in scena di un tempo piano e ipnotico e nella descrizione di personaggi che proprio con il tempo si confrontano in ogni istante.
Due storie che si incrociano più volte in un lungo percorso di riflessioni e di gesti, di attese e di enigmi da sciogliere. Un gruppo di studenti si incontra spesso per discutere di politica e di giustizia. Tra questi c’è Fabian, giovane dotato ma amaro e ostile, finirà per incrociare il destino di una famiglia povera, intrecciando con essa, senza quasi mostrarsi, relazioni in ogni caso distruttive. Il racconto è ciò che sta al centro di tutto e sorregge questo cinema di pensiero e di attesa, dove il paesaggio si fa portatore silenzioso di un’idea forte di indistruttibilità e resistenza.
Nonostante (e talvolta anche in opposizione ai gesti dell’uomo) le cose faranno il loro corso, come il vento che sveglia i personaggi nella notte e fischia oltre i vetri chiusi delle povere case. Il vento si fa soggettiva impossibile sui campi, gli alberi, la foresta, il fiume, il mare. Penetra con discrezione nei luoghi rendendo universali i dettagli di un microcosmo tanto soggettivo. Una presenza costante quasi inafferrabile, sfuggente eppure così fisica da stupire ogni volta. Lav Diaz fa scelte coraggiose e necessarie. Sensibile osservatore, invita lo spettatore dentro la casa del suo cinema e lo accoglie nella sua estensione. Film da abitare e vivere, dunque, dal di dentro della rappresentazione, nel persistere di un’esistenza che ritrova nel quotidiano gli elementi più profondi della sua essenza.
In Norte, the End of History il tempo è filmato come elemento che partecipa della vita dei personaggi. Non un confronto serrato tra la vita e il suo divenire, perché non c’è un divenire vero e proprio, bensì il racconto di uno stare nel mondo accanto agli altri. Proprio per questo Norte, the End of History è anche film profondamente politico, in quanto radicato nelle relazioni tra gli esseri umani. Ecco, allora, che il discorso si declina nel confronto tra bene e male, qui, ora e fino alla fine della Storia, ripercorrendo la strada di sempre, tra l’eco letteraria di Delitto e castigo (che offre al film il pre-testo) e la fluidità di uno sguardo capace di volare al di sopra di tutto e al tempo stesso dentro, nelle profondità del reale.