risultati per tag: Leonardo da Vinci

  • «Sui suoi divini ginocchi, sulla sua forma pallida come un sogno uscito dagli innumerevoli sogni dell’ombra, tra le innumerevoli luci fallaci, l’antica amica, l’eterna Chimera teneva fra le mani rosse il mio antico cuore».

    (Dino Campana,La notte) 

    «[…] Ma per il tuo ignoto poema
    Di voluttà e di dolore
    Musica fanciulla esangue,

    Segnato di linea di sangue
    Nel cerchio delle labbra sinuose,
    Regina della melodia:

    Ma per il vergine capo

    Reclino, io poeta notturno

    Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,

    Io per il tuo dolce mistero
    Io per il tuo divenir taciturno […]». 

    (D. Campana, La Chimera)


    C’è una notte che sale dalle profondità della parola, primitiva, barbarica, orfica dei Canti di Dino Campana, che trae origine dall’indistinto della memoria, ripetutamente spezzata, frammentata e (de)costruita su quello che sembra, che è lo sfondo dei paesaggi di Leonardo da Vinci, come appare osservando La Vergine delle rocce, Sant’ Anna la Madonnae il Bambino e La Gioconda. Quel carattere di infinitezza del quadro, che tende a non definire i confini ma anzi ad annullarli, risponde alla necessità di rendere uno sfumato che integri le figure in quegli elementi primi, l’acqua, le rocce, la terra e il cielo che saranno così amati dal poeta di Marradi: le posture di tre quarti, ricorrenti nelle opere di quest’ultimo come, del resto, nei dipinti dell’artista, permettono di imprimere allo sguardo una direzione immaginata, sognata, alle origini di  «[…] un evento misterioso e remoto nel tempo come nello spazio.» (P.De Vecchi - E. Cerchiari, Arte nel Tempo. Dal Gotico internazionale alla Maniera Moderna)

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