altUna grande casa colonica in un paesaggio subtropicale, sei ventenni che tornano nel posto in cui il loro amico Miguel ha trascorso gli ultimi giorni di vita prima di suicidarsi. Vogliono inscatolare e raccogliere tutto ciò che l’amico ha lasciato dietro di sé: piatti audio ancora attaccati alle casse, cavi che giacciono sul pavimento, vestiti e oggetti sparsi qui e là.
Miguel registrava ossessivamente i suoni della natura e i suoi discorsi solitari, e quelle registrazioni ora riecheggiano ovunque nella casa e all’esterno, attraverso altoparlanti che confondono i piani della percezione, tra un prima e un dopo, tra la notte e il giorno e tra la vita e la morte (dal catalogo del TFF).



Vedere di voi, per un istante, solo la forma;

dimenticare i vostri sguardi, il vostro fiato, il fiotto
del vostro cuore e delle vostre vene che s’addormentano,
poter dire: era il mondo, e l’ho distrutto…
Oh, non è nulla – è il segnale della partenza, nella notte…

(O.V. de L. Milosz)


Il debutto lungo dell’argentino Leonardo Brzezicki, Noche (2013), è un film che spaesa l’occhio e l’orecchio, fluendo tra increspature e cadute, sonnambolico e allucinato, attraverso due rive temporali profondamente separate. Da una parte l’immagine si raduna intorno al lutto dei sei amici, penetrando lenta nell’inscalfibile serraglio di pareti e alberi su cui è scivolata via la vita di Miguel. Dall’altra, il sonoro scandisce le confessioni e le cadute oniriche del ragazzo dentro giornate di tormenta e di niente: un delirio suicida a scongiurare l’assillo e la sfuggevolezza dell’esistenza nel lascito di una traccia che ha le fattezze lucide e disperate di un addio.
È all’interno di questa netta frattura –ricucita attraverso il lavorìo onirico di lente sovraimpressioni e dissolvenze incrociate – che si rivela tutta la potenza di quel desiderio di affrontare la pratica cinematografica in modo sensoriale, intraprendendo così un viaggio rarefatto, crepuscolare ed epidermico. Infatti, come ha sottolineato Deleuze, rileggendo Valery, «è procedendo lungo la superficie che si passa dai corpi all’incorporeo» (pag.17, 2011).

Seguendo le orme diafane del connazionale Lisandro Alonso, o appigliandosi alla poetica molecolare e dell’infinito di Carlos Reygadas o, come dice bene Alessandro Baratti, dialogando con la radicalità sensoriale di Philippe Grandieux - e ci aggiungerei anche quella di Angelo Frantzis, se penso a quel manifesto terminale che è Mesa sto dasos (2010) – Noche si snoda intorno all’irrevocabilità di una perdita, di un’assenza, di una mancanza.

Da qui, allora, nasce la necessità di fare appello all’invisibile e al fuori campo che hanno un ruolo focale nel far smottare le immagini l’una dentro l’altra intrecciando e dilatando i diversi piani visivi, lasciando fuggire, o meglio, collocando l’oggetto filmico su una linea di fuga. È in tal maniera allora che sulla pellicola sembra incidere una malinconica nebbia di sogno, tanto da far dire al regista: questi amici tornano a visitare il luogo di Miguel, ma in effetti sono loro a essere visitati dai suoni di Miguel. Penso che qui inizi a succedere una sensazione simile a quella del sogno a occhi aperti.

Poi, lasciandoci precipitare nell’atmosfera fragile e impalpabile che abita l’intero film, afferma di aver voluto ricondurci a quello stato speciale nel quale ci troviamo ricordando, al modo nel quale ognuno costruisce i propri ricordi. Un rimuginio febbrile, insomma.


Allora diremo che Noche, avvolto in questo chiaro alone irreale e perso in una sorta di iterazione circolare senza fine, è un film infestato da fantasmi che volteggiano, tra l’assillo degli steli d’erba e il volto eterno del cielo, sulle tracce di un’ altro fantasma che si scherma da qualsiasi sguardo con la posa del respiro, della parola e del riverbero.
Un film, dunque, che paradossalmente può essere visto – come forse capita solo davanti a una pellicola di Bresson – con gli occhi chiusi.

In corsivo gli estratti di un’intervista a Leonardo Brzezicki, regista di Noche.

Un ringraziamento speciale ad Alessandro Baratti per la sua preziosa recensione sulle pagine de Glispietati.it


Bibliografia

Deleuze G. (2011): Logica del senso, Feltrinelli, Milano





Titolo:
Noche
Origine: Argentina
Anno: 2013
Genere: Drammatico
Durata: 85'

Regia:Leonardo Brzezicki

Interpreti: Flavia Noguera, Jair Jesus Toledo, Maria Soldi, Nadyne Sandrone, Gaston Re, Julian Tello, Pablo Matias Vega
Sceneggiatura: Leonardo Brzezicki
Fotografia: Max Ruggeri
Montaggio: Filip Gsella
Scenografia: Alexis Dos Santos
Colonna sonora: Ismael Pinkler

Riconoscimenti

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=yIFQ6xH1oZA

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