6-2Un prete in crisi di coscienza vede nella medicina un antidoto ben più efficace della fede ai mali dell’uomo. Si presta quindi come cavia per sperimentare un vaccino contro un virus letale. Una volta infetto, per una fatale trasfusione di sangue il prete muta in vampiro. Con un pretesto horror, Park Chan Wook riflette sul cinema e sulla poetica dello sguardo.

 

 

«et aperta la via per gli occhi al core
che di lagrime son fatti uscio et varco»
(Petrarca)

Dopo la fame, la sete. Se in I’m a cyborg, but that’s ok c’erano la chiusura e poi la scoperta verso l’alterità, Thirst segue il movimento inverso. A unire i due film di Park Chan Wook, l’estenuazione del corpo.
Il prete di Thirst cerca l’altro da sé, vuole donarsi completamente, ma trova nel corpo un tutto organico che si oppone all’apertura totale. Attraverso la marcescenza della carne riuscirà a svuotarsi fino all’ultima goccia del peso della sua umanità, a ricrearsi vampiro bisognoso, assettato di alterità, di vita, di sangue. Il prete vampiro si innamora e dona sangue alla donna amata, si apre a lei per creare un altro se stesso, un simile a sé, per non sentirsi solo. Come nel balletto di Prokofiev, quando Romeo trascina il corpo inanimato di Giulietta quasi a tentare di rivitalizzarne la capacità di danzare, il vampiro, prendendola in braccio prima di contagiarla, conduce con sé la sua amata in una danza forsennata tra i tetti, come a cercare di sopperire alla limitatezza dell’umanità di lei: entrambe le danze sono movimenti riflessivi, sforzi di negare l’impossibilità dell’intima condivisione attraverso l’autoriproduzione di sé. Ciò nonostante, la corporeità non è l’ultimo limite verso l’esterno, ma solo il primo.
Tutto il film è continuo limitare, contemplazione sulla soglia della morte, rinvio reiterato dell’irrapresentabile istante ultimo. Il morbo desiderato, la trasformazione casuale in vampiro, la rottura del voto di castità, l’omicidio del marito della donna amata, l’apoplessia della madre della vittima, il senso di colpa, l’abiura della chiesa, l’assassinio e la rinascita dell’amante: ogni limite si pone solo per essere superato, si apre una ferita – cretto che fagocita il reale – perché si possa rimarginare: «con la sutura l’esterno si inscrive nell’interno» (Žižek 2010).
Sul corpo senza limiti del vampiro non rimane alcuna traccia di cicatrice o scalfittura, esso è un corpo-tutto omogeneo e perfetto, bianco e luminoso. Eppure non può nulla contro la ferita immedicabile dell’occhio¹: l’occhio come ciglio, orlo dell’abisso interiore che si affaccia sul reale e che dal reale si lascia attraversare. Il prete, divenuto vampiro, non ha più bisogno degli occhiali, vede nitidamente il mondo esterno per come si dà e per come appare. Il suo padre confessore è cieco e vorrebbe vedere quello stesso mondo, ma il suo ripiegamento interiore glielo impedisce. Ma è soprattutto il corpo catatonico e minorato della madre che si riduce a puro sguardo a emettere attraverso gli occhi l’insopportabile atto di accusa, di realtà, nei confronti dei due amanti.
Nella scena finale i due vampiri scelgono la morte esponendosi al sole e superano l’ultimo estremo limite guardandosi negli occhi: non è tanto il sole ad ardere i loro corpi quanto l’insostenibilità dello sguardo nell’altro se stesso estenuato fino alla consunzione del corpo, all’annichilimento erotico e mortale: «e ‘l vago lume oltre misura ardea / di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi» (Petrarca). 


Note

1. cfr. in Un chien andalou di L. Buñuel (1929) la scena del taglio dell’occhio con un rasoio.


Bibliografia

Žižek S. (2010): Paura delle lacrime vere, Città aperta edizioni, Troina (En).





Titolo: Thirst
Anno: 2009
Titolo Originale: Bak-jwi
Durata: 133
Origine: COREA DEL SUD
Colore: C
Genere: DRAMMATICO, HORROR
Specifiche tecniche: 35 MM (1:2.35)
Produzione: PARK CHAN-WOOK PER CJ ENTERTAINMENT, FOCUS FEATURES, MOHO FILMS

Regia: Park Chan-wook

Attori: Song Kang-ho (Sang-hyun); Kim Ok-bin (Tae-ju); Kim Hae-sook (Signora Ra); Shin Ha-kyun (Kang-woo); Oh Dahl-su (Young-du); Song Young-chang (Seung-dae); Mercedes Cabral (Evelyn); Park In-hwan (Sacerdote anziano).
Soggetto: Park Chan-wook, Jeong Seo-kyung
Sceneggiatura: Jeong Seo-kyung, Park Chan-wook
Fotografia: Chung Chung-hoon
Musiche: Cho Young-wook
Montaggio: Kim Jae-Beom, Kim Sang-Beom
Scenografia: Ryu Sung-hee
Costumi: Cho Sang-kyoung


Riconoscimenti

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=ksHBkbERaJI 

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