È ammirevole come un autore riesca ad essere coerente con se stesso nonostante il passare del tempo e delle mode. Si ha l’impressione che Terence Davies abbia girato A quiet passion esattamente come avrebbe fatto trent’anni fa: sceneggiatura accuratamente letteraria, ambientazione invariabilmente nel passato (che nei suoi film va dall’oleografico Ottocento fino ai non meno crepuscolari anni Cinquanta), piani sequenza con predilezione per i movimenti laterali o circolari, e in sottofondo la voce fuoricampo, che narra senza spiegare nulla, che preferisce aggiungere una sensazione piuttosto che una spiegazione, che viene anche lei dal passato, come voce lontana sempre presente.


E poi la recitazione artificiosa e macchinica, che induce gli attori quasi a mettersi in posa, frontalmente e con gli sguardi in macchina, come per una foto illuminata da un lampo al magnesio; un debole del tutto innocente per le attrici con i capelli rossi, specie se rese famose da una popolare serie tv: in A quiet passion la scelta come protagonista di Cynthia Nixon (la Miranda di Sex and the city) sembra un rimando (se pur in forma emaciata e spigolosa) a Gillian Anderson (l’agente Scully di X-files) di The house of mirth. Tutto questo ritorna, come déjà-vu, e magari simili costanti sono presenti anche nelle filmografie di altri autori, ma c’è qualcosa che sembra caratterizzare in modo peculiare i film di Davies: gli ombrelli.

Per esserne sicuri bisognerebbe rivedere appositamente tutti i suoi lavori, ma a costo di smentita si ha come il vago ricordo che in ogni suo film ci siano degli ombrelli aperti, magari visti dall’alto, che riparano una folla invisibile dalla pioggia; o ancora un ombrellino parasole, dimenticato nell’angolo di una stanza malamente illuminata da una lampada ad olio, oppure ben teso e dritto per sfoggiare i suoi fronzoli, e far così esornativa compagnia a una dama con gonna lunga e cappellino che attende il suo amico nel bosco.
L’ombrello dà un innegabile senso di protezione: se c’è il sole, preserva il candore della pelle, il pallore malaticcio di una donna che a stento riesce a nascondere di non aspettare altro che braccia più o meno virili, più o meno salde e sicure, fra le quali abbandonarsi; se piove e infuria, protegge dai malanni e forse anche dal malanimo, perché fa pregustare ancor di più il ritorno a casa, al confortevole tepore di un caminetto, presso cui assopirsi coi piedi avvolti in una coperta di lana grossa, mentre un libro ingiallito scivola via dalle mani.

Terence Davies pare proprio mettere i suoi personaggi sotto un ombrello, a riparo dai volubili e inevitabili capricci del tempo. Ben si presta quindi la vicenda di Emily Dickinson raccontata in A quiet passion: una donna che sceglie di recludersi in casa a vita, lontana dal mondo ma anche dall’amore. La poetessa si vede uscire molto di rado dalla villa paterna, e solo fino al limitare del giardino, magari in compagnia della sorella o di un’amica e dei rispettivi fidati parasole. Un’unica volta esce senza protezione, ma nel giardino c’è un prete protestante già sposato che non può ricambiare l’azzardo.

Finché fatalmente tanta passione trova la sua quiete nella fine di giorni tutti uguali fra loro. La fossa che infine si spalanca pare voler inghiottire tutto nel nero della dissolvenza, macchina da presa e personaggi, poesie salmodiate e musica di sottofondo, fronzoli e ombrelli, finanche chi guarda al di qua dello schermo: e la protezione che ci sembrava così generosamente offerta diventa una più sinistra inquietudine, come se la casa non fosse più rifugio sicuro e confortevole ma premonizione della tomba.
E dopo i titoli di coda, se pur non si ha voglia di uscire perché piove, si sente almeno il bisogno di spalancare la finestra e far entrare un po’ d’aria, un po’ di sera – fa niente se ci si bagna un po’.


Filmografia

La casa della gioia (The house of mirth) (Terence Davies 2000)





Titolo: A Quiet Passion
Anno: 2016
Durata: 125'
Origine: Gran Bretagna, Belgio
Colore: C
Genere: Biografico
Specifiche tecniche: DCP
Produzione: Hurricane Films, Potemkino

Regia: Terence Davies

Attori: Cynthia Nixon (Emily Dickinson), Jennifer Ehle (Vinnie Dickinson), Keith Carradine (Edward Dickinson), Emma Bell (Emily Dickinson ragazza), Duncan Duff (Austin Dickinson), Jodhi May (Susan Gilbert), Catherine Bailey (Vryling Buffam), Joanna Bacon (Emily Norcross), Annette Badland (Zia Elizabeth), Eric Loren (Reverendo Wadsworth), Benjamin Wainwright (Austin Dickinson ragazzo), Rose Williams (Vinnie Dickinson ragazza), Noémie Schellens (Mabel Loomis Todd), Stefan Menaul (Sig. Emmons), Sara Vertongen (Sig.na Lyon), Simone Milsdochter (Sig.ra Wadsworth), Yasmin Dewilde (Maggie Maher), Marieke Bresseleers (Jenny Lind), Verona Verbakel (Margaret Kelley), Turlough Convery (Thomas Kelley).
Sceneggiatura: Terence Davies
Fotografia: Florian Hoffmeister
Montaggio: Pia Di Ciaula
Scenografia: Merjin Sep
Costumi: Catherine Marchand

Riconoscimenti

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=gh-XATkaRl0

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