Abbiamo un protagonista di cui non sapremo mai molto, un giovane uomo che ha perso i nomi dei luoghi, le mappe e le bussole d’ordinanza. Che ha desideri ma non li sa nominare. È però anche un uomo del suo tempo, in contatto con le tecnologie del suo tempo, e attraverso queste intuisce la possibilità inebriante di una deriva, proprio come la intendeva Guy Debord: un viaggio non pianificato per liberarsi dalla routine quotidiana, lasciandosi trascinare dalle attrattive del paesaggio e dagli incontri che questo suggerisce. Ma colui che va alla deriva non è un flâneur che sa dove andare e cosa pensare; è piuttosto uno che si getta in pasto al proprio disorientamento emotivo per riscoprire uno spazio che non conosce e che non comprende. Così Pierre si lascia alle spalle compagno, appuntamenti e Parigi, e parte affidandosi ad un navigatore speciale – Grindr, applicazione per incontri omosessuali che mappa corpi e desideri geo-localizzando gli utenti.
Eppure lo spirito ludico della partenza è frustrato già al primo tentativo d’incontro: Pierre non comprende le indicazioni stradali offerte dal potenziale amante e così si perde. È da questo primo rendez-vous mancato che il disegno sottile di Jours de France si manifesta implacabile: la spinta erotica di Pierre deve necessariamente sovrapporsi ad un impulso di riscoperta del Territorio.

Nel suo penetrare sempre più profondo il corpo alieno della Francia, Pierre incontrerà un’umanità presa a sciorinare quasi ossessivamente nomi di luoghi e di strade, di svincoli e località ignote. In un’epoca di confini imposti e di confini incerti, Jours de France non si limita a mostrarci le forme esteriori del Territorio, ma tenta di riappropriarsene chiamando i luoghi uno ad uno. Perché la parola pronunciata coincide con un atto di definizione: ha un nome, lo posso pronunciare, quindi esiste. La ricerca sensuale del protagonista è una ricerca di identità concreta; il suo smarrimento fisico e sentimentale è uno smarrimento storico e politico.

Ad inseguire Pierre c’è Paul, l’innamorato che non si dà per vinto, che inizia la sua ricerca dal “centro della Francia” senza capire che lo smarrimento di Pierre è più inquieto e si sposta lungo i confini e le frontiere (come quella con l’Italia, che viene raggiunta, ma non travalicata). L’inseguimento sarà funzionale a un ritorno all’origine (il viaggio termina in Costa Azzurra, terra natale del regista), ma non c’è nulla di reazionario in questo. Lo dimostra lo splendido pianto di Pierre ad un passo dal finale. È un pianto liberatorio, assieme disperato e salvifico: il pianto di chi si sentiva perso, ha cercato i nomi e li ha sentiti pronunciare; il pianto di chi ora i nomi li conosce e li sa collocare sulla mappa fisica del Paese. Uno dei pianti più belli e sinceri del recente cinema francese.

Jours de France è un film di profonda intelligenza, intellettuale ma non intellettualistico, illuminato da una costante (auto-)ironia. Formalmente precisissimo, affonda le proprie radici nella tradizione gloriosa di un certo cinema francese (Paul Vecchiali, le tendenze melodrammatiche e anti-naturaliste post-nouvelle vague) che Jérôme Reybaud rivitalizza con uno spirito urgentemente contemporaneo, in linea con le angosce e gli strumenti che definiscono il nostro percorso esistenziale oggi. In questo senso è di fondamentale importanza la funzione assunta da Grindr: l’applicazione non serve tanto ad incontrare, quanto a perdersi sempre di più nella pancia del Paese. Bussola d’eccezione per ritrovare i luoghi (e le persone) e il loro nome, Grindr testimonia la possibilità sensuale di un rinnovato rapporto con lo spazio. Il compito che il film gli affida è sorprendente: ricreare un senso di comunità, di solidarietà, di mutuo soccorso emotivo. Collegando i punti fra le griglie geo-localizzate di un desiderio che è solo casualmente (e scompostamente) sessuale, testimonia una struggente volontà di compassione, di compartecipazione, di sforzo comune verso la ricerca: dei luoghi, di una persona, di un’identità individuale e collettiva.





La proiezione del film Jours de France si terrà giovedì 2 marzo alle ore 20:30 presso il Cineporto di Bari (Fiera del Levante, Lungomare Starita, 1). L'inocntro è a ingresso gratuito fino a esaurimento posti.

Saranno presenti in sala il regista Jérôme Reybaud e il critico cinematografico Eddie Bertozzi. Introdurrà Luigi Abiusi.