altDi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti colpisce subito la capacità di tener lontano i pregiudizi: pur consapevoli che un’inquadratura è il riflesso di quel che si vede dal proprio punto di vista, ovvero da una scelta di posizione autoriale a priori che è anche scelta etica, i due filmmaker riescono a resistere alla tentazione di fare dei loro documentari delle lezioni da impartire, di rivolgersi cioè a un immaginario pubblico passivo da guardare dall’alto in basso. Rovesciando i rapporti di forza (che, lo ribadiamo, sono rapporti di visione), D’Anolfi e Parenti sembrano idealmente mettersi a fianco del loro spettatore, per meglio mostrargli quel che hanno visto, e cercare di goderne insieme.

L’esperienza è centrale nel loro lavoro: ricercano, si documentano, girano, vedono: da tutto questo cercano di trarne appunto esperienza, per poi rimetterla in discussione con nuove ricerche, nuovi viaggi e nuove visioni e infine tramettere quel che hanno esperito. Spira Mirabilis (insieme al suo “pre-spin-off”, se così si potrebbe temerariamente definire, L’infinita fabbrica del Duomo) può essere vista come una ridiscussione e una ridefinizione del lavoro fatto con i documentari precedenti – e una messa in discussione, pure, del concetto stesso di documentario. Già in Materia Oscura si poteva avvertire una certa inquietudine, come se le difficoltà di D’Anolfi e Parenti fossero più che altro legate alla forma stessa da dare al film, all’imperscrutabilità delle immagini che rinvenivano, alla loro irriducibilità a farsi documento leggibile e interpretabile in maniera unica e definitiva, come se ad essere oscura fosse quindi proprio la materia di cui è fatto il cinema.

Assistiamo allora a una sorta di cinema discente, che impara a farsi, a distruggersi e a rifarsi indefinitamente, a imparare da se stesso e da quel che vede. Necessari sono occhi curiosi e orecchie attente, è imprescindibile liberarsi da qualsiasi pregiudizio, indispensabile cercare di accogliere quanto più possibile immagini e suoni. Come mappa per orientarci, le divisioni delle cose in elementi (acqua, fuoco, terra aria, etere); a disorientarci, le connessioni inattese di cosa in cosa che sottendono la struttura fluttuante del film. La linea retta della storia, con origine svolgimento e fine, la lasceremo a chi la storia la scrive e se ne crede il protagonista (l'archetipo dell'uomo occidentale "senza occhi e senza orecchie", colui che impone la sua visione e la sua parola presumendole universali); a noi, invece, qui si offre la possibilità di vedere e sentire la spira mirabile di un racconto che non vuole chiudersi, di un mito ancora presente, di una ricerca incessante e votata a fallire il raggiungimento immediato del suo scopo – eppure, l’unica cosa degna di essere tramandata.



La proiezione del film Spira Mirabilis si terrà giovedì 27 ottobre alle ore 20:30 presso il Cineporto di Bari (Lungomare Starita, 1).

Saranno presenti in sala i registi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti e il critico cinematografico Michele Sardone. Introdurrà Luigi Abiusi.

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