Cecilia Ermini

Nel segno di membra implose, di prigioni della carne, si apre lo schermo di Antonia su L'ombre di Rodin ed è subito specchio, epifania, dialogo impossibile fra due anime già rassegnate all'immobilità, alla tragedia. La statua e Antonia Pozzi, fanciulla in fiore colta nelle tormente adolescenziali, nell'apparente semplicità dei suoi sedici anni: famiglia, risate argentine con le compagne di scuola, studio “matto e disperatissimo”, bagliori d'amore, nelle segrete del suo animo dove accarezza desideri, afflati, sogni di culla e nell'austerità sconfinata della pagina bianca che affida una voce, con afflato quasi religioso, al suo pensiero.

Ferdinando Cito Filomarino scandaglia fin dalle prime inquadrature, con la sua rispettosa macchina da presa, l'invisibile, si avvicina al corpo poetico con circospezione, afferrando gli anni liceali della poetessa con mano sicura, per poi avvicinarsi sempre più, senza timore di trasformare il particolare (e il tormento) in linguaggio universale. Antonia è un film implosivo, che si ripiega all'interno, che non ha timore di confrontare la grammatica del cinema con quella poetica: la poesia della Pozzi, fieramente autobiografica e sinfonica, respira nei bordi di inquadrature capaci di cogliere sinestesie e metafore mentre lo sguardo filmico di Cito Filomarino fissa nel controluce manifestazioni animalesche, intorpidite, incapaci di svincolarsi dalle maglie dell'alienazione esistenziale e alza l'obiettivo verso essenzialità,  che perdono ogni residuo di facile impressione, per filtrare silenzi quando l'orizzonte è un limite lontano, precluso. 


Film quasi elegiaco, mai ermetico, Antonia è appagante visione prima emotiva e poi intellettuale, che assume subito cadenze e ritmi, colori e rumori di razionale, e insieme sommessa, trasfigurazione poetica, anche grazie al montaggio “musicale” di Walter Fasano che segue i tempi ritmici di un brano polifonico “ideale”. Antonia è limpido nei suoi illuminati scorci, e nella sua essenza, da poterlo ritenere specchio perfetto del tormento di una vera donna odierna, testimone a sua volta della crisi di un'epoca, oggi più attuale che mai.

Il cinema “neonato”di Ferdinando Cito Filomarino, al suo esordio nel lungo dopo il cortometraggio Diarchia, è già capace di fondere in sé la preparazione e la sensibilità di un giovane intellettuale della cultura, non tanto genericamente umanistica, quanto specificatamente letteraria, figurativa, storica e musicale senza dimenticare l'afflato e la passione per le traiettorie del piacere cinematografico. Un cinema però che non segue una linea narrativa tradizionale ma che crea il racconto attraverso la concentrazione di diverse voci, immagini, frammenti, per trarne un mosaico policromo, un concerto polifonico dove la bellezza è qualità essenziale del mondo e la vera sfida, completamente riuscita, per il regista giace nel coraggio di filmarne la naturale poesia.

Antonia è un film dove lo spettatore è chiamato a cogliere qualcosa di diverso, a evocare: nessun pertugio di speranza, nessun approdo rasserenante, dove si è addirittura indotti a pensare che in questa vicenda di vita e di morte non sia rintracciabile alcuna ragione ma, in Antonia Pozzi, la consapevolezza del proprio dramma esistenziale coesiste con la percezione della bellezza della vita e della natura e dunque, cessata la forza e la capacità di coglierla, non resta che scegliere l'oblio e affidarsi all'auspicio della luce fioca ma avvolgente della speranza di una rinascita.

Questo contributo è gia comparso, col titolo La parte per il tutto, nel pressbook del film.

 



 

La proiezione del film Antonia. si terrà giovedì 21 aprile alle ore 20:30 presso il Cineporto di Bari (Lungomare Starita, 1). La proiezione sarà a ingresso gratuito fino a esaurimento posti e in streaming con i Cineporti di Lecce e Foggia.

Saranno presenti in sala il regista Ferdinando Cito Filomarino e i critici Cecilia Ermini e Roberto Silvestri. Introdurrà Luigi Abiusi.

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