Luigi Coluccio

nesma1Youssef e Claire Slimane sono una coppia felice, felice del loro amore e della loro posizione, un passato da attivisti politici, un presente da agenti immobiliari di proprietà di lusso. Accanto a loro c’è Syrine, figlia della cameriera, che si appresta a scoprire l’estate tunisina, i primi amori. Un giorno Youssef riceve la visita di un poliziotto che lo informa che la sua identità è stata rubata e che qualcuno sta effettuando acquisti a suo nome. Pian piano gli eventi precipitano, collassando tutti verso la villa che i due non riescono a vendere, Nesma, che in arabo significa “brezza”…


La Tunisia è vicina. Come per il resto del Maghreb, a est come ad ovest, geograficamente, culturalmente e storicamente, non si può solo parlare di sponda sud del Mediterraneo, ma di ulteriore e finale Sud d’Europa. Da Tangeri a Suez, l’immenso e arido shift che è il Sahara allontana in due l’Africa, spingendo con forza, placca tettonica sabbiosa e desertica, Casablanca e Il Cairo assieme verso la Sicilia, Gibilterra, Creta. Ecco perché non ci si deve stupire di un racconto costruito secondo gli stili e gli intenti europei, ecco perché è facile ritrovare Lynch, Haneke, persino il cinema politico italiano e statunitense anni Settanta in questo Nesma. Ma non come traccia diretta, solido appiglio, quanto osservazione e studio di altre cinematografie, legate poi in modo indissolubile con l’arabo e l’Islam, con il Mediterraneo e il Sahara. Con Ben Ali.

Dopo la rivoluzione. Non c’è un solo attimo, evento, personaggio che non emerga per contrasto dal sostrato creato dalla Rivoluzione dei Gelsomini, che non sia in qualche modo una creatura, inconsapevole e per pura reazione storica, sociale, personale, a Ben Ali: dal passato degli Slimane al dipartimento di polizia, dalla moglie del diplomatico all’avvocato, dal mercato immobiliare ai nuovi clienti, tutti e tutto condividono la stessa posizione di partenza, la stessa origine, la stessa condanna. E il controcampo assoluto ci viene dato dallo stesso regista, Homeïda Behi, che dall’età di diciotto anni risiede in Francia, e che è tornato in Tunisia dopo la caduta del regime proprio per girare questo film. La prova di forza di Behi sta però nella prospettiva assunta, infatti anche se ogni inquadratura e dialogo richiamano alla dittatura quasi trentennale, il registro filmico va verso il thriller, il mystery, appuntando anche una storyline fatta soltanto di giochi, di amori e gioventù con Syrine. I due piani sono quindi costruiti, con la generazione di Youssef e Claire che ha vissuto e lottato contro lo stato, e la ragazza e il fratello che invece non sono stati toccati che di striscio, e nella parte meno consapevole delle loro esistenze. Syrine è impegnata unicamente a destreggiarsi tra il primo amore e la prima libertà, gli Slimane devono ancora fronteggiare gli ultimi punti oscuri e resistenze di un apparato che oramai, anche se sconfitto, va avanti per inerzia. Il passato è il loro presente e forse anche il loro futuro, e tra tutte le metafore schierate da Behi, quella che colpisce e accentra di più è il loro essere senza genitori e senza la capacità di avere figli, un limbo maledetto trasmesso per infezione dall’immobilismo che Ben Ali ha creato dal 1987.

Sightseeing. Di quartieri e vite. Uno sguardo continuo e penetrante, ossessivo e paranoico, lega tutte le vicende del film. Ci si rapporta su quanto visto, sentito, conosciuto, compreso, e chi rimane fuori dal ristretto circolo del sapere è abbandonato a sé stesso, lasciato indietro. Un gigantesco panopticon sembra essere collocato attraverso la stessa Tunisi, dove solo il ladro di identità, il fratello di Syrine e pochi altri possono vedere e non essere visti, mai. Gli altri, Youssef e Claire, stanno al di qua del vetro, nella loro incessante ricerca dell’angolo di Villa Nesma dove la sera si sente la brezza che sale dal mare. E così Behi costruisce una visione fatta interamente di sguardi e silenzi, occhi che non sanno dove rivolgere la propria attenzione, personaggi che scompaiono o non appaiono mai. In questo evanescente caleidoscopio molte cose si perdono, altre scorrono via senza lasciare traccia, e l’esordiente regista perde la mano nella fermezza del racconto, incagliandosi in tanti diversi rivoli, non scegliendo quale seguire con determinazione e prontezza. E il twist finale, che è un deus ex machina extra-diegetico ma storicamente – finalmente – giusto, non chiude il cerchio, non è brezza conclusiva.





Titolo: Nesma
Anno: 2012
Durata: 89
Origine: Francia
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: DCP
Produzione: MILLE ET UNE PRODUCTIONS, CINETELEFILMS, BLOW UP

Regia: Homeida Behi

Attori: Aure Atika (Claire Slimane); Farid Elouardi (Youssef Slimane).
Sceneggiatura: Homeida Behi
Fotografia: Néwine Behi
Montaggio: Céline Kélépikis
Scenografia: Sophie Abdelkafi
Musiche: Philippe Deschamps

Riconoscimenti


http://www.youtube.com/watch?v=ug9tSZ9h-8c