blue-planet-brothersUna panchina tra il verde urbano, in una Tokyo congestionata, diventa il ritrovo abituale di tre bizzarri personaggi. Un samurai proveniente di epoca Edo con una valigetta con lo stemma della sua casata feudale. Un alieno che arriva dal pianeta Cygnus. Una fata o folletto. I primi due si lamentano per i rigorosi divieti antifumo in vigore rispettivamente nel castello in cui è al servizio il primo e nell'astronave del secondo.


In dieci episodi dieci spot pro-fumo, sostenuti dalla Japan Tobacco, a firma dell'enfant terrible Miike che si spinge ancora una volta nei territori del politicamente scorretto. In realtà Miike ironizza sull'ossessione anti-fumo dilagante e vuole invitare a fumare in maniera civile senza eccedere. E lo fa con un filmetto dal vago sapore Nouvelle Vague, dove inserisce anche un'allegra citazione antonioniana, nella lunga e compulsiva scena della partita a ping pong senza pallina. Solo la mente malata di Miike poteva concepire qualcosa del genere, in una di quelle sue punte di estremismo che già conosciamo. Un semplice divertissement? Può essere. Ma per la poetica del regista nipponico vale la famosa frase di Dougkas Sirk: «C’è una distanza molto breve tra l’arte seria ed il trash, e il trash che contiene follia è, proprio per questa sua qualità, molto vicino all’arte».