Gianfranco Costantiello

altTra le cose più belle – col Pasolini di Ferrara, of course – viste a questa mostra di Venezia, brutta e noiosa, c’è senza dubbio Zerrumplet herz (The council of birds) di Timm Kroger. Ed è sorprendente scoprire che, dopo Dancing with Maria di Ivan Gorgelet – documentario sulla figura carismatica di Maria Fux, una danzaterapeuta argentina che ci parla del ritmo, del movimento, del suono, dell’energia, dell’invisibile, e dunque, indirettamente, del cinema – anche quest’altro debutto folgorante arrivi da La settimana della critica.


Prendendo le distanze da un certo realismo che forse fatica troppo ad alleggerirsi, a sospendersi, a staccarsi da terra – e penso ai discreti Sivas e Le dernier coup de marteau – il giovane regista tedesco ci invita a scivolare nel mistero insondabile di una natura vasta e decadente. Scortata da un potente flusso musicale, l’immagine, tende a farsi opaca, come velata da una nebbia di sogno - tanto da farci pensare con insistenza a Tarkovskij, a Sokurov, e a tratti al Klimt paesaggista.

Siamo in Germania, alla fine degli anni Venti, e il compositore Otto Schiffman ha lasciato la città per inseguire una nuova e definitiva sinfonia: quella che è un tutt’uno con la vita e che si cela, probabilmente, nello spirito imprendibile della natura, nel vento che scuote le cime degli alberi, nel canto degli uccelli, in un prima intangibile e invisibile a chi si dice autore. Paul, suo devoto amico, compositore anch’egli, in compagnia della sua giovane moglie Anna, e dell’amico Willie, approfittando delle vacanze, si muove per andarlo a trovare nella sua casa nel bosco. Ad attenderlo, però, non troverà che un cane dal pelo nero, una lettera, la bozza di una composizione, l’immobilità di una pendola.

Riattivandone il corso, comincerà, allora, nell’avvicendarsi di un verde-giallo-marrone boschivo, un tempo altro, fatto di lunghe camminate alla ricerca di Otto, che apparirà fugacemente, muto e febbrile, per annunciare il suo perpetuarsi - forse nella magnifica giravolta della macchina da presa che si leva come spinta dal vento, mentre una luce accecante va svanendo dietro una cortina di alberi - nelle sembianze di un bambino, intento a sondare, in riva al mare, con rami secchi e pugni di sabbia, ciò che è profondo e distante.