the-master70 mm sono forse anche pochi per contenere, in una sola inquadratura, tutta la possanza epica del film di Anderson: eppure grazie a questo formato la nitidezza dell’immagine è tale che nessun particolare può sfuggire, tutto è sempre a fuoco, lampante, chiaro. È chiaro che non c’è uomo che non possa vivere senza padrone, che ognuno aspetti il proprio messia che gli dia un posto dove stare, un indirizzo al suo agire, in una parola, un senso, uno purché sia. 


Ed ecco apparire un cialtrone (non meno degli altri fondatori di religioni), danzante fra i corpi adoranti delle sue adepte (nude) e dei suoi lacchè (incravattati), che prima ti fa sbattere come una falena tra la contingenza e la visione, la materia e l’assoluto, ciò che vedi e ciò che vorresti che ci fosse e poi, dopo aver fatto tabula rasa di quel che eri, ti pone al centro di un piano, ti mette al mondo (come dio ha fatto con l’uomo nel gettarlo in quel deserto in cui ancora si agita) e poi ti dice: «prendi un punto a caso e corrici incontro». Unica scelta possibile era il punto di ritorno al ricordo di un desiderio, di quell’unico feticcio costruito in tutta l’esistenza e che prendeva via via l’aspetto di una 16enne, di una tettona incontrata al bar, di una statua di sabbia: una visione effimera, destinata a dissolversi al primo riflusso di quell’altro feticcio, più duro a morire però, che è il tuo io.

Non c’è scampo, non c’è aria. Le parole si soffocano tra di loro, gli sguardi si ingabbiano a vicenda, i corpi si dibattono e possono solo scontrarsi. Persino il Master non è libero, ha bisogno del suo servo. Ti fa una telefonata in sogno, ti propone di riprenderlo come padrone: non ha più illusioni da costruire intorno a te, ormai il gioco è chiaro, nitido, messo a fuoco. Il suo feticcio sei tu. Ti ha tenuto in grembo come una donna incinta, ti ha plasmato dentro di sé, ti ha messo nel suo mondo, confidando poi che, per gratitudine, non l’avresti mai lasciato, che avresti continuato a difenderlo e a fingere in pubblico di credere in lui, a manifestare la tua sincera dedizione nel suo credo. Perché tutti necessitano di un messia (non fa molta differenza che fondi religioni o partiti politici o aziende), qualcuno che dia un senso al peso di essere al mondo: più difficile è continuare a seguire la propria unica visione, abbandonarsi ad essa e abbandonare il deserto.