Lorenzo Esposito

alt(Una certa tendenza del cinema contemporaneo: la struttura come specchietto per le allodole. L’apparenza di una scrittura che finge di svilupparsi su strati, i quali, invece di accumularsi, saltano tutti nel vuoto, inseguendosi come onde infrante sugli scogli. Così il film è nel risucchio, non ti aspetta, danza all’indietro e di lato, e mentre ti affanni, ormai quasi cieco, ti assesta pugnalate, ti deride, scherno e schermo delle immagini. E fa bene. The Lobster di Yorgos Lanthimos, svuotato d’amore, disseccato, crudelissimo, cinico, fa di questa non-planimetria la geografia fantastica di un cinema futuro. E ora piantatevi un coltello negli occhi).


Arnaud Desplechin (Trois souvenirs de ma jeunesse) e Philippe Garrel (L’ombre des femmes), uno come il Truffaut di Baisers volés e l’altro, a sorpresa (ma tutto è cominciato con La Jalousie: l’avanzamento verso la Nouvelle Vague sempre equivocata e maledettamente perduta), come Rohmer-Godard della prima ora, invece fanno i due capolavori del Festival a partire dalla struggente leggerezza (una terribile conoscenza dell’aria che ci stanno togliendo da ogni dove) con cui, mentre non ne possono fare a meno, ci dicono che non esiste storia d’amore a lieto fine, ma solo un momento irripetibile, una luce che c’è stata una volta e una sola nella stanza, lei era nuda e traduceva da una lingua straniera, lui le parlava e le guardava i seni, lei non si faceva toccare la nuca, e poi guardava lontano, con un bel sorriso, e che importa se lui amava anche le altre e lei prendeva altri uomini, la malinconia di quell’istante, che solo il cinema sa raccontare, è anche quel po’ di verità che resta.

(L’Europa è svuotata d’amore, vittima di una finanza criminale, cieca e disillusa, non si dà struttura, ma solo sorvolo circolare delle rovine, nel ricordo di Manoel de Oliveira Paulo Rocha Raúl Ruiz. Torna al romanzo e alla cronaca, cercandone il cuore visionario e ineffabile, l’isola delle vergini, il gallo-cassandra, le magnifiche ossessioni. Tutto cade a pezzi, e allora si filma. Siamo al primo capitolo: As mil e uma noites – Volume 1, O inquieto di Miguel Gomes)

Immaginate una striscia di luce alla velocità della luce, immaginate convogli di vetture post-apocalittiche tutte contro tutti lanciate in un’unica folle corsa attraverso deserti e paludi e canyons e trainate organicamante col sangue degli schiavi, centinaia di mostri deformi che si schiantano ai lati, catene, chitarre metal, tamburi tribali solcati a tambur battente, quattro ninfe – spose impazzite bellissime – da salvare, occhi terrei, terre di sangue, amore all’ultimo sangue (Lucas più Walsh), morte e sacrificio, cinema-cinema all’ennesima potenza, solo per andare e andare e mai guardarsi indietro: Mad Max: Fury Road, capolavoro assoluto del genio visionario George Miller.