altDopo l'apoteosi fantasmatica, metempsicotica (serie di corrispondenze, congiunture orarie tra Parigi e Taipei), e metatemporale, per una cognizione del tempo tutta cinematografica, “a orologeria” di What Time Is There?; svegliatasi dal sonno pesante, acqueo (quando il peso della valigia, come quello dei materassi di I Don't Want To Sleep Alone, attraversa il quadro e l'acqua da sinistra a destra, e trascorre in galleggiamento, dimenticanza, sogno), Shiang-Chji si ritrova dentro la dura verità di The Skywalk Is Gone, biascicata da un vigile che cerca di multarla nel frastuono della città, sotto il sole acuminato della tarda mattinanata, e il vario, indistinto formicolare sui marciapiedi.


Inizio di un errare a ridosso del cavalcavia abbattuto, che ridefinisce e illustra il paesaggio, la geografia del cinema di Tsai Ming Liang, preparandolo al particolare ecosistema di The Wayward Cloud (Il gusto dell'anguria): la de-generazione dell'afa, il denudamento e l'adesione vischiosa dei corpi sudati, il dispiegarsi di un apparato di interni bollenti, adattati a set di film porno; cioè tutta una spazialità, dove sono possibili e visibili varie misurazioni e coreografie proprio delle superfici corporali e degli oggetti relati (angurie, bottiglie, cibi fritti), subentrante alla natura temporale di What Time Is There? (che Hsiao-Jang nel 2001 cercava di modulare, appunto in senso metatemporale, immaginifico, manomettendo gli orologi).

E allora The Skywalk is Gone ha natura di transito: è il breve ponte di passaggio, nella rovina della vana ricerca di Shiang-Chji; il raccordo (di dissipazione) tra i due lungometraggi e i due personaggi, che mostra il momento esatto della riqualificazione urbana di questa vicenda (cioè di questo cinema), quando il venditore di orologi si ritrova senza il suo sovrappassaggio, costretto a cambiare mestiere, e Shiang-Chji di fronte a una realtà di privazione, di assenza, dentro una Taipei drenata di quell'acqua che per Tsai Ming Liang è segno fondamentale del reale (cioè dell'immaginario), e aveva dato sostanza (fluttuante) a una delle sequenze più struggenti del cinema recente, nel muto, lento galleggiamento del materasso dentro il sottoscala allagato di I Don't Want To Sleep Alone; una città estranea e ostile, piena di specchi e vetrate, scalinate e pareti, che partiscono, tagliano l'immagine, moltiplicano confusamente le folle e distorcono le sagome, le identità, e le spingono, le proiettano in una realtà ctonia, marginale (ricorrente poi in tutto il suo peso umbratile, angoscioso, in Stray Dogs).

Strumenti di separazione, di scissione, mentre consentono l'attraversamento dentro gli spazi, che infatti disuniscono i due protagonisti, anche quando si incrociano sulle scale di un sottopasso, ognuno perso dentro la propria vorace, urlante solitudine; immagini disperdenti, questi passages di Taipei, di un film in transito verso angoli di mondo sottostanti, chiusi nella propria indole periferica (ma intimamente e nettamente retti da un'ascensione verso l'altro), in cui tentare ancora l'inclusione, il riparo altrui, il nido di The Wayward Cloud.

Questa aspirazione all'altezza umana troppo umana (l'amore che verrà nel Gusto dell'anguria attraversando la soglia della grata, poi della bocca, fermandosi lì, scaricandosi, estenuandosi nell'antro della gola), eludendo per una volta il terraneo o sotterraneo, ha in The Skywalk Is Gone, il proprio corrispettivo astrattivo, sovrumano; una delle più evidenti incarnazioni iconiche, coloristiche, sonore, d'elevazione, di tutto il cinema di Tsai Ming Liang, dalla parte del cielo azzurro e delle nuvole bianche intessuti di una canzone dalla voce femminile, premessa del tratto stereotipo che sarà poi degli inserti musicali (colorati e danzati, bambineschi) di The Wayward Coud (come un alleggerimento nostalgico, affidato al ricordo, al vagheggiamento, dell'ingombro dei corpi, del loro amore carneo, disperato).

La voce, proveniente dall'infanzia di Tsai Ming Liang, è allo stesso tempo di Shiang-Chji misticamente innamorata, che ricorda, nella vasta, devastante saturazione azzurra e bianca, una passeggiata nel bosco, «dove c'erano molti alberi. Io non riuscivo a trovare la via che mi portasse da lui, ma vidi gli alberi nella brezza […] e sentii le campane di Nanping diffuse dalla brezza. Risuonavano nel mio cuore […] e mi svegliavano dal sogno del mal d'amore, mal d'amore invano. Quando uscii dal bosco, potei vedere di nuovo il tramonto».





Titolo: The Skywalk Is Gone
Anno: 2002
Durata: 21'
Origine: Taiwan
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: Vincent Wang

Regia: Tsai Ming-Liang

Attori:Shiang-chyi Chen (Shiang-Chji); Kang-sheng Lee (Hsiao-Jang)
Soggetto: Tsai Ming-Liang
Sceneggiatura: Tsai Ming-Liang
Suono: Du-Che Tu

Riconoscimenti

Reperibile per 30 giorni su:




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