the-girlfriend-experience-the-girlfriend-experience-08-07-2009-6-g_-_Copia«La smorfia imbronciata della ragazza è portatrice di questa usura e, al tempo stesso, partecipe del fantasma […]. Usata, affaticata, disincantata dopo che si è, probabilmente, abusato di lei per metterla in vendita, attende l’usura del cliente […]. L’abuso e l’usurpazione possono ricominciare a scuotere un altro occhio. È inutilizzabile – e, al contempo, è come se l’inutilizzabile di questo uso infinitamente ripreso continuasse a fremere non lontano dall’inutilizzabile, non sfruttabile, non esponibile nudità. Qui, nell’immagine, è infatti ancora presente una nudità che, nonostante tutto, ci emoziona, mentre siamo colti dalla tristezza che la foto ha colto».


(Jean Luc Nancy, Uso in La pelle delle immagini)



Due o tre cose che so di lei. La luce fredda dell’alba s’intravede tra i tronchi e il fogliame vago degli alberi, si posa, con un riflesso bluastro, sui mobili di un interno, accarezza il volto di una donna al suo risveglio. L’immagine si definisce lentamente nella sua nudità. Forma che si promette al corpo del film come nudità del corpo; ogni sfocatura si rischiara e l’immagine si fa visibile nel suo essere spoglia o nel suo sfogliarsi, come le pagine di un diario pieno di rimandi e di riavvolgimenti temporali. La stessa donna in tailleur e occhiali neri, i capelli raccolti, esce dall’ingresso di un palazzo newyorchese. È Chelsea e Christine e Sasha Grey. Eppure il corpo magro e longilineo, l’espressione rattristata del viso, gli angoli e gli scorci della città di New York, con i suoi palazzi e i taxi gialli per strada, e, ancora, gli incroci di Manhattan che attraversa, il suo sostare davanti alle vetrine dei negozi, il fare shopping, mi riportano con la mente a Holly di Colazione da Tiffany di Blake Edwards, a quella donna sognatrice e ansiosa di amare, eppure timorosa di lasciarsi andare, di scoprirsi. E Chelsea, in The Girlfriend Experience di Steven Soderbergh, vive degli stessi sentimenti. Holly è cresciuta e le feste colorate e rumorose hanno lasciato il posto alla monocroma solitudine di incontri occasionali con uomini che ricercano la sua compagnia e ai quali si concede annoiata, senza, però, aver perso l’animo romantico di un tempo.

E negli incroci del montaggio, in cui a tratti sembra di perdersi come quando si ascolta una confidenza, qualcosa di intimo, con le parole che inciampano nella mente che riflette, quasi a specchiarsi in ciò di cui si è resi partecipi, sé stessi, si ritrova quella stessa passione, quello slancio emotivo che è la tensione del desiderio a potersi dire. A essere. Chelsea legge libri di fisiognomica e Soderbergh ritaglia il suo volto nelle inquadrature, lo intaglia in esse. L’immagine è il volto stesso di Sasha Grey, il suo sguardo assente e come sospeso. Il suo è un volto immerso in una luce fredda e, al tempo stesso, sempre cangiante, sfumata, filtrata dalle lucide opacità di vetri e specchi, accarezzato da lampade e luci, o dalla penombra degli interni, dalla fuggevolezza delle sovrimpressioni, o inquadrato dalle prospettive angolari dei palazzi newyorchesi.

Soderbergh lascia scorrere le immagini mentre cerca di fissarne un gesto, un segno, anche solo per farne risaltare la fuggevole fragilità (ancora Blake Edwards). E l’immagine vibra nel momento in cui Chelsea si scopre come Christine, amante e innamorata, della quale sembrano frantumarsi tutte le illusioni, nell’attimo più intenso del film, quando Soderbergh la lascia sola e infreddolita, avvolta nel suo cappotto, triste e piangente, senza che ci siano più la pioggia, un gatto e un abbraccio rincuorante. E l’inquadratura che la vede seminascosta dietro le fronde degli alberi agitate dal vento, come in una sovrimpressione, ricorda uno dei momenti più belli e poetici di Deux ou trois choises que je sais d’elle di Godard, con lo sguardo che in quel film si avvicinava alle foglie ondeggianti degli alberi, mentre una voce fuori campo recitava:
«Dovevo parlare di Juliette o delle foglie? Purtroppo è impossibile parlarne nello stesso momento. Diciamo che entrambi tremavano dolcemente in quell’inizio di fine giornata d’ottobre».





Titolo: The Girlfriend Experience
Anno: 2009
Durata: 77’
Origine: Stati Uniti
Colore: C
Genere: Drammatico
Produzione: 2929 ENTERTAINMENT, HDNET

Regia: Steven Soderbergh

Attori: Sasha Grey (Chelsea/Christine), Chris Santos (Chris), Philip Eytan (Philip), Peter Zizzo (Zizzo), Mark Jacobson (Intervistatore), Steve Klapper (Web Designer), Caitlin Lyon (Tara)
Sceneggiatura: David Levien, Brian Koppelman
Fotografia: Peter Andrews
Musiche: Ross Godfrey
Montaggio: Mary Ann Bernard

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=KfamQLoxzVE

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