altUn gatto parlante chiuso in gabbia scandisce il tempo di un'attesa. I suoi padroni, Sophie e Jason, hanno trenta giorni a disposizione per cambiare la propria vita di coppia. Tra ordinaria quotidianità e desiderio di voler essere qualcun altro, il destino è affidato ai poteri magici di Jason...


«Mi sono svegliata alle sette e mi sono detta.
Questo è il secondo giorno del resto della mia vita.
Non è una cosa precisa che me lo fa pensare, è solo l'impressione di andare alla deriva».
(dal racconto Mon Plaisir, July 2009)

Sophie e Jason sono sdraiati sul divano di casa, uno di fronte all'altro, ciascuno con il proprio PC sulle ginocchia. Si divertono per alcuni secondi a “fermare” il tempo, ma l'esperimento (almeno la prima volta...) finisce presto. Seppur vicini, forse non sono mai stati così distanti, isolati nei loro mondi afasici e virtuali.
«Sembra che ci siamo parlati così prima. Ci siamo guardati l'un l'altro, ma non posso ricordare dove o quando. […] Sembra che ci siamo già incontrati, ci siamo già amati, siamo stati già felici, ma chissà dove o quando...». Così recita Where or When. Il brano, che contrappunta il momento della crisi e che servirà come segnale quando i due giovani sposi non si riconosceranno più, risuona nel finale nel loro appartamento stile bohémien, mentre lei fa le valigie e lui è intento a leggere.

L'opera seconda di Miranda July lavora con levità e grazia sul “sentimento del tempo”, che svanisce come la passione con l'arrivo dell'età adulta. La maturità bussa alla porta della coscienza. E ha il volto ma soprattutto la voce (la stessa della regista nonché interprete) di un gatto di nome Paw-Paw; moribondo e con la zampa fasciata, che, mentre fa le fusa, sogna di ritornare a casa dopo un mese di ricovero. Se, scaduti i trenta giorni, i loro padroni non verranno a riprenderselo, sarà soppresso.
In mezzo a questa lunga attesa, al termine della quale si deciderà il destino di un rapporto ormai stanco e annoiato, scorre ancora la vita con i suoi impulsi di sopravvivenza, le ansie di inadeguatezza e le sue strambe velleità. Ciò che siamo non ci piace e ciò che vorremmo essere è fuori dalla nostra portata. Perfettamente in linea con la filosofia di Me and You and Everyone We Know (2005), prima regia della July da cui ha origine una certa fascinazione per l'innocenza dell'infanzia.  

Sophie si licenzia dalla scuola di danza per bambini dove insegna e tenta di mettere video su Youtube in cui si filma mentre balla in casa: vorrebbe registrare ogni giorno un numero diverso, ma le altre ragazze davanti alla webcam sono di gran lunga più disinvolte di lei. Anche Jason cambia lavoro e diventa volontario per un'associazione ambientalista che si occupa di riscaldamento globale (vende alberelli porta a porta).
Mentre la frustrazione alimenta il loro stato di solitudine, i due giovani trovano consolazione nel caso: lei intraprende una curiosa relazione telefonica con uno sconosciuto con il quale finirà per andare a convivere in periferia; lui, invece, quando è in pausa, frequenta un anziano signore che colleziona oggetti di ogni tipo.

The Future, tratto da una performance interattiva che l'artista californiana fece a New York nel 2007, Things We Don't Understand and Definetely Are Not Going to Talk About (Cose che non capiamo e di cui assolutamente non parleremo), ambisce a comunicare un profondo senso di intimità e comunanza.
Quella stessa empatia, spesso del tutto inaspettata, che ritroviamo nella raccolta di racconti No One Belongs Here More Than You (Tu più di chiunque altro, July 2009), in cui l'autrice può condividere la sua storia con un bambino vicino di casa, un adolescente disabile oppure con la moglie del proprio datore di lavoro. Perfino i gesti all'apparenza superficiali dei suoi personaggi sono funzionali a qualcosa di più grande, al nocciolo emotivo pulsante: il disperato bisogno di unire gli individui.
Questo può avvenire anche attraverso il sesso, che la July utilizza come una sorpresa, una rivelazione, e un modo per fare luce sulla vita interiore delle persone, sottoposte a dinamiche quali la vergogna, l'umiliazione, la fantasia e il desiderio.

Nel film esiste poi una forza ignota che fluisce ininterrottamente dentro il racconto, presentandosi sotto forma di potere “soprannaturale”. Piuttosto che ascoltare la confessione del tradimento, Jason preferisce bloccare il tempo, un attimo infinito nel corso del quale chiede consiglio alla Luna e brancola per una Los Angeles notturna e inanimata. Potrà pure muovere le maree con un solo gesto della mano ma, una volta tornati alla realtà, le cose non cambieranno.
Ma il lato spirituale dell'esistenza («una sorta di perverso segreto» - come lo definisce la stessa regista) assume anche altre sembianze. Ad esempio, può accadere di essere “perseguitati” dalla propria anima: un'inseparabile maglietta gialla. Quando Sophie ritrova la sua “coperta di Linus”, ci si infila dentro fino quasi a soffocare e inizia una stravagante danza che ha il sapore di una rinascita.

La storia di una donna che arriva a “disertare” la propria vita sembra riportarci indietro di sessant'anni, e precisamente a Monica e il desiderio (1952), parabola bergmaniana che inscena magistralmente l'illusione e la disillusione di un'adolescente inquieta e delusa dalla vita grigia di commessa (guarda caso come il personaggio di Richard che lavora in un negozio di scarpe, nel già citato film d'esordio). Anche se qui abbiamo una protagonista che ha superato i trenta, permane il (vano) tentativo di vincere la delusione con una relazione extra-matrimoniale.
Rispetto al suo lavoro precedente, Miranda July si risparmia certe leziosità e slanci ottimistici, costruendo un impossibile quanto nostalgico ideale di felicità, scuro nei toni perché realizzato in una gamma priva di tinte pastello e ricca di beige e marroni. Ma anche saturo di dissonanze, come dimostrano le stridenti sonorità elettroniche di Jon Brion, già collaboratore di P. T. Anderson (in Magnolia e Ubriaco d'amore).

Nel cinema indie, che ha uno sguardo per lo più maschile, si conferma nuovamente per il suo stile eccentrico che mescola humour e pathos. Può piacere o no, sta di fatto che il suo è un tratto molto personale e riconoscibile, un po' come quello di Todd Solondz, Wes Anderson o Noah Baumbach (tutti e tre fonti di ispirazione per la regista).


Bibliografia

M. July (2009): Tu più di chiunque altro, Feltrinelli, Milano.


Filmografia

Me and You and Everyone We Know (Miranda July 2005)

Monica e il desiderio (Sommaren Med Monika) (Ingmar Bergman 1952)





Titolo: The Future
Anno: 2011
Durata: 91
Origine: GERMANIA
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM (1:1.85)
Produzione: RAZOR FILM PRODUKTION GMBH IN COLLABORAZIONE CON FILM4

Regia: Miranda  July

Attori:
Miranda July (Sophie); Hamish Linklater (Jason); David Warshofsky (Marshall); Isabella Acres (Gabriella); Joe Putterlik (Joe); Kathleen Gati (Dott.ssa Straus).
Soggetto: Miranda July
Sceneggiatura: Miranda July
Fotografia: Nikolai von Graevenitz
Musiche: Jon Brion
Montaggio: Andrew Bird
Scenografia: Elliott Hostetter
Arredamento: Max Juren
Costumi: Christie Wittenborn

Riconoscimenti

Reperibilità


http://www.youtube.com/watch?v=u2FuwJh8DSs

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