altThe Assassin è un film che fa male in questo suo farsi lama sottile e spietata: il taglio che genera è un batter di ciglia che capovolge lo sguardo, il mondo risucchiato nelle orbite per farsi di piombo.





The Assassin è un film che apre secoli, tempi di lotta e di storia e lo fa con la crudeltà del silenzio: siamo nel IX secolo, proiettati nell’epoca della Dinastia Tang tra scontri di partiti, guerre e tensioni. Il rosso nelle sale del palazzo di Tian Ji’a, governatore della provincia di Weibo è il sangue che scorre nelle diatribe del potere, è il fuoco della vendetta, è il cuore di un amore che non si dimentica: non c’è spazio per respirare, ogni stanza diventa accumulo di oggetti, candele, tappeti e colori che esauriscono l’aria, anche il vento è un folle omicida che scatena le sue foglie prima di spazzare via l’ennesima immagine-fantasma che questo regista è in grado di riportare in vita. Al contrario, ci verrebbe da chiedere se non fossimo noi i morti, resuscitati ogni volta da un colpo di lama che è l'immagine nella sua luccicante trasparenza e che quei veli di seta, sospesi nella morbidezza dell’aria, non siano altro che il vestito leggero entro cui si preserva un luogo senza coordinate, un tempo eroso che torna nel presente e che nella sua spinta ci prende, ci innalza e poi scompare costringendoci alla caduta.

In ogni caso è una danza che, come le ballerine di corte davanti al proprio signore, vortica su se stessa per collidere con chiunque abbia il coraggio di posarvi lo sguardo. Così Yinniang, guerriera ammaestrata per uccidere Tian Ji’a, cugino ed ex-amante di cui è ancora innamorata, si muove nell’aria mimando un grido marziale che è anche grido collettivo, politico, e allo stesso tempo se ne allontana, sbalzata via dall’ennesimo soffio di vento:
-“Dove vola?”
-“Già, dove vola?”
-“Voglio toccarla.”
Se il cinema è questo continuo perdersi nella mancanza, nella ferita dell’occhio che la visione apre ogni volta di più per lasciarla sanguinare (o lacrimare, direbbe Grifi), se ci sono sempre davanti a noi quei veli che ci impediscono di mettere a fuoco e allo stesso tempo ci consentono di andare più a fondo, noi siamo altrove, a un palmo di naso dalla possibilità di toccarlo questo impalpabile spazio senza nome.

In questa reincarnazione continua di tempi, di memorie, di passati, Hou Hsiao-Hsien rimescola tutto, gioca con la distanza che è soprattutto visiva (certi duelli avvengono fuori campo) e apre dirupi nella perfezione della forma, la dirotta su altri binari (quelli di Goodbye South, Goodbye), la insegue nella lenta passeggiata notturna, dentro il flusso elettrico dei neon nel meraviglioso incipit di Millennium Mambo. Questa è la distanza che si fa tempo nel tempo, un continuo approssimarsi alla memoria.

Ma nel cinema di Hou Hsiao-Hsien non si esiste affatto, i suoi personaggi sembrano fondersi e trapassare attraverso l’ambiente che li circonda (pensiamo ai colori fluorescenti e abissali che confondono i volti e annullano i corpi in Millennium Mambo), attraverso sbalzi temporali lunghi secoli (Three Times): anche Ynniang è uno spettro, libero e ferito, imprendibile eppure così presente, albero in mezzo agli alberi, sola nell’impossibilità di ritrovarsi riflessa nell’immagine dell’altro in questo continuo gioco di specchi, ovunque si vada, in qualsiasi sguardo si viva, anzichè sciogliersi lentamente (ancora, Millennium Mambo) nel calco del proprio volto impresso sulla neve. Scomparsa.


Filmografia dei film citati di Hou Hsiao-Hsien:

Goodbye South, Goodbye (1996)

Millennium Mambo (2001)

The Assassin (2015)

Three Times (2005)





Titolo:
Nie Yin Niang (The Assassin)
Durata: 105'
Colore: C
Genere: AZIONE, DRAMMATICO
Specifiche tecniche: (1:1.85)
Produzione: SPOTFILMS

Regia: Hou Hsiao-Hsien

Attori: Shu Qi (Nie Yinniang), Chang Chen (Tian Ji'an, il governatore), Zhou Yun (Lady Tian), Satoshi Tsumabuki, (Lucidatore degli specchi), Ethan Juan (Xia Jing), Nikki Hsin-Ying Hsieh (Huji), Sheu Fang-Yi (Principessa Jia Cheng/Principessa suora Jia Xin).
Sceneggiatura: Chu T'ien-Wen, Hou Hsiao-Hsien
Fotografia: Mark Lee Ping-Bin
Musiche: Lim Giong
Montaggio: Liao Ching-song, Pauline Huang Chih-Chia
Scenografia: Hwarng Wern-Ying
Costumi: Hwarng Wern-Ying
Effetti: Ardi Lee

Riconoscimenti

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=CKFtNsQ78oI

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