Due trans in un bar fanno colazione, i vestiti economici, le pance scoperte e il caldo del Natale a Los Angeles festeggiano l’uscita dal carcere, dopo 28 giorni, di Sin-Dee. Intanto un tassista armeno nel giorno della vigilia di Natale trasporta gente tra le strade della città del cinema. Nel corso della colazione Alexandra rivela all’amica che durante la sua assenza è stata tradita da Chester, compagno e protettore, con una prostituta bionda, e così inizia il percorso delle due attraverso le strade e i marciapiedi di Hollywood in cerca del compagno e della prostituta. Così inizia Tangerine, realizzato nel 2015 da Sean Baker utilizzando degli iPhone 5.

Ma nella periferia di Los Angeles cosa si può guardare con uno smartphone? E così l’occhio Sean Baker scende sulle strade, tra prostitute, trans, droga, autobus e un negozio di ciambelle americane. Tangerine nasce forse proprio dal negozio di ciambelle nel quale tutti i fili della storia si aggrovigliano e sciolgono. Il film, però, non è solo le storie che vengono raccontate, ma è da lì che bisogna partire per arrivare all’iPhone 5 con il quale è stato girato.

Sin-Dee e Alexandra sono due trans, si prostituiscono, e questo lo si capisce già dalle prime immagini, perché Sean Baker non scomoda la curiosità su questo aspetto, i personaggi sono nella loro zona di riconoscibilità, ognuno porta il segno della cultura nella quale si identifica. Il tassista armeno, con la sua famiglia armena nella quale è il capofamiglia, con moglie, figlia, suocera, tutte donne. La prostituta bionda, magra, vestita con una canotta e dei pantaloncini. Due trans con i loro vestiti economici, calze strappate, tacchi, parrucche. Tutto è esattamente dove deve essere, perché ci si ritrovi facilmente negli ambienti e nelle circostanze.

È la distanza tra i personaggi la chiave per aprire la visione, perché le prostitute trans, amiche, cercano di avvicinarsi al compagno traditore di una delle due; la prostituta bionda, amante di Chester è odiata dalle due trans: si picchiano, urlano, ma non c’è solo questo: ci sono avvicinamenti, fumano e si truccano insieme. L’avvicinamento tra gli opposti avviene e nello stesso modo si costruisce l’allontanamento. Esattamente come la messa a fuoco degli smartphone quando cerchiamo di fare una foto, sembra stiano strizzando l’occhio per guardare ciò che è sfocato, metterlo a fuoco, rendere il distante visibile, vicino.

Il tassista armeno che va con i trans è ancora una volta un avvicinamento tra culture, festeggia il Natale in famiglia, ma poi la abbandona. Ama la figlia e la moglie, ma fa sesso con le trans. Tutto è vicino e lontano. Alla fine tutti i personaggi entrano in contatto, occupano un luogo comune: il negozio di ciambelle all’interno del quale una dipendente orientale cerca di non far degenerare gli eventi, di mantenere la normalità nonostante le liti.

Cosa c’entra in tutto questo l’iPhone 5 con il quale è stato girato il film? Innanzitutto per una questione di budget: tutti i protagonisti del film cercano in qualche modo di sopravvivere guadagnando qualcosa, dalle trans al compagno di Sin-Dee che le protegge, alla prostituta bionda, al tassista. Il contesto è formato in gran parte da persone che non possono esser riprese se non con immagini rumorose e sporche. Nello stesso modo i finanziamenti per la realizzazione del film non hanno concesso mezzi migliori per le riprese, e così Sean Baker ha dovuto lavorare su uno sguardo preso in prestito dall’iPhone.

Perché il mezzo è ovviamente parte di questa storia e nelle periferie, è l’occhio della telecamera delle dirette su Facebook, che trova spazio, non quello delle videocamere professionali. E così i personaggi sono gli stessi che si potrebbero trovare nei selfie pubblicati su Instagram o inviati su Whatsapp. E solo oggi questo tipo di sguardo è contemporaneo, nel 2015, anno di realizzazione, era solo immaginabile. In questo modo tutti i luoghi comuni sui quali si fonda la riconoscibilità dei personaggi perdono la loro perfezione e diventano totalmente possibili. Chiunque potrebbe incontrare per la strada, senza farci troppo caso, Sin-Dee o Alexandra, chiunque potrebbe incontrare Chester vestito con una felpa aperta, cappello da baseball con sopra il cappuccio, in un qualche negozio di ciambelle o in un bagno di un locale a fumare crack, hashish o erba.

Lo smartphone è il mezzo che consente a Sean Baker di creare queste distanze e avvicinamenti, perché la ricerca del compagno traditore diventa verosimile, perché le protagoniste sono tutte sporche, rumorose, chiassose, ma vogliono sembrare splendide, si truccano eccessivamente per sentirsi delle donne vere, Alexandra paga per cantare in un locale, paga per mettere in scena l’apparenza. E così è la suocera del tassista che riporta tutto sulla dichiarazione di finzione, quando dichiara: «Los Angeles è una bellissima bugia confezionata».

Nello stesso modo Baker è in grado di creare immagini, suoni, personaggi e colori, ma come tutte le creazioni è una bugia, ma è una bellissima bugia confezionata attraverso un iPhone 5.





Titolo: Tangerine
Anno: 2015
Durata: 88 min
Origine: Stati Uniti
Colore: C
Genere: commedia, drammatico
Specifiche tecniche: 2.35 : 1
Produzione: Duplass Brothers Productions Through Films

Regia: Sean Baker

Attori: Kitana Kiki Rodriguez (Sin-Dee); Mya Taylor (Alexandra); Karren Karagulian (Razmik); Mickey O'Hagan (Dinah); James Ransone (Chester); Alla Tumanian (Ashken); Luiza Nersisyan (Yeva); Arsen Grigoryan (Karo); Ian Edwards (Nash); Clu Gulager (The Cherokee); Ana Foxx (Selena); Scott Krinsky (Parsimonious John).
Sceneggiatura: Sean Baker, Chris Bergoch 
Fotografia: Sean Baker, Radium Cheung
Montaggio: Sean Baker

Riconoscimenti

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=f4L_TOGs-0Q

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