altPegaso, l’Orsa Maggiore, il Dragone, Andromeda… Jay Cavendish è questo: un ragazzo di 16 anni di ricca famiglia che osserva disteso il cielo notturno e le sue costellazioni,  che fa della sua pistola una matita per tracciare da lontano la Cintura di Orione, prima di ripensare ancora a lei, a Rose, contadina,  prima di addormentarsi sul terreno di una terra straniera.

L’anno è il 1870, è solo, è arrivato dall’Europa in America: l’Ovest, il “West” è la strada, la destinazione, l’approdo che lo riporterà da Rose, che gli voleva bene, tanto, che lo chiamava “Stupid boy” e con lui giocava ma senza amarlo, o amandolo diversamente  da quello che i ricordi e i desideri di Jay dicono. È scappata dalle Highlands scozzesi con suo padre, reo di un omicidio di cui Jay si sente responsabile. C’è una taglia sulla testa dell’uomo e di sua figlia, ma questo Jay non lo sa. Il suo viaggio a cavallo proseguirà in compagnia di Silas Selleck, sbucato dal nulla a far fuori un trio di assassini d’indiani; è colui che in cambio di soldi aiuterà il ragazzo nella ricerca di Rose. Silas, origini irlandesi, il solitario arguto, la guida, il mentore, colui che, nella curva finale, senza volerlo si prenderà tutto.

Lungometraggio d’esordio dello scozzese John Maclean, già fondatore dei gruppi musicali The Beta Band e The Aliens, autore di videoclip e corti (sempre con Fassbender Man on a Motorcycle e Pitch Black Heist, migliore cortometraggio BAFTA 2012), Slow West è una Frontiera riformulata in realtà negli spazi della Nuova Zelanda, da un regista europeo alle prese con quel genere cinematografico che meglio di tutti è riuscito nei decenni a ri-produrre e a ri-definire l’America. E in questo West di Maclean a fatica ci si orienta, figure e movimenti, luoghi che sono la tragica disappartenenza dei personaggi;  indicazioni di libri (la guida che Jay porta con sé come una bibbia s’intitola Ho! For the West!), punti cardinali di bussole, frecce tracciate su un foglio, frecce di indiani scoccate da traiettorie cieche. È lento questo West dalla cartografia sfuggente (e smarrente) come lo erano quello di Meek's Cutoff di Kelly Reichardt e per altri versi The Homesman di Tommy Lee Jones, un incedere complesso che è camminare oltrepassando limiti, sfidati da una corda tesa su quel nulla che sprigionano le praterie.


Ed è adolescenziale e definitivo l’amore che muove Jay dalla Scozia fin laggiù, forte e disperato, come in un film, come nel Restless di Gus Van Sant. Il sale cade sulle ferite di Jay, la pioggia batte a dilavare i sentieri, le frecce piovono a incendiare la prateria, le pallottole sibilano a penetrare carni. E, alla fine, la via per arrivare a Rose, compiuta a ritroso c’è, e a segnarla stanno i cadaveri lasciati lungo il percorso, scia di sangue che neanche sgorga, disseccato com’è dall’indolenza naturale del vivere sopravvivere e morire. Eppure, nel rito circolare, c’è altro ed è in questa porzione di speranza, su queste strade di nessuno che portano un giovane uomo da una parte all’altra del mondo sotto le stesse stelle, sotto la stessa luna del suo amore, che respira il film.    

Respira Slow West nel suo andamento. Amicizia e violenza, sguardo e gesto tra pezzi di sigaro tra le labbra e due bambini biondi ad aspettare fuori da uno spaccio i genitori morti durante una rapina; è un sentimento che scorre tra una notte e un’altra mattina, fra ciò che resta di un villaggio indiano dato alle fiamme e quello che c’è oltre una foresta che gli uomini credono maledetta; è  la trama di un racconto di formazione e, al contempo, l’immagine di un cinema che si muove lieve, malinconico, dolce, anche ironico. Un film che fa male, perché sa toccare la morte. Ma che consente che a restare sia la vita. 

 




Titolo:
Slow West
Anno: 2015
Durata: 84'
Origine: Regno Unito; Nuova Zelanda
Colore: C
Genere: WESTERN
Produzione: DMC Film; See-Saw Films; Rachel Gardner Films

Regia: John Maclean

Attori: Michael Fassbender (Silas Selleck); Kodi Smit-McPhee (Jay Cavendish); Ben Mendelsohn (Payne); Caren Pistorius (Rose Ross); Rory McCann (John Ross)
Sceneggiatura: Ned Rifle
Montaggio: Roland Gallois; Jon Gregory
Fotografia: Robbie Ryan
Musica: Jed Kurzel

Riconoscimenti


http://www.youtube.com/watch?v=utxE3AmHbHs

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