Un uomo – passato dai tempi lontani dell’alcolismo a una vita più ordinata, più vicina al volere di Dio – muore. Ha avuto sette figli maschi da due diverse donne. Tre, da una parte, ancora non gli perdonano di averli abbandonati e continuano a odiarlo. Gli altri quattro figli, invece, continuano ad amarlo. Il suo funerale segnerà l’inizio di una violenta faida fra i due gruppi.


Al principio c’è sempre un’immagine  per Jeff  Nichols.  Ad esempio, «in Shotgun Stories» (2007), il suo film d’esordio, spiega il regista, «I had an image of a man with shotgun pellets in his back. I don’t know where that came from». Ed è sempre un’immagine che poi si apre a storie e a personaggi di un’America lontana, come quella a Sud, la sua – lui nato a Little Rock nel 1978 –, l’Arkansas del primo lungometraggio e che poi ritorna in Mud (2012); America che resta distante anche nell’Ohio di Take Shelter (2011). È una geografia dei luoghi e dell’umano immessa in un cinema che cambia ma al contempo resta comunque scollato dall’autorialismo, aderendo invece alla pelle (delle cose, di chi guarda). Sempre. Sia – qui riuscendovi come in un mistero – nel suo film finora più potente, Take Shelter, per molti versi impenetrabile come il suo protagonista, come le sue visioni, sia in Mud, che si rivela romanzo di formazione. Cinema dove le figure (quelle storie, quei personaggi) hanno la precedenza sulle forme narrative, le orientano, le determinano.

Come in Shotgun Stories, che si nutre di realtà e coaguli di immaginario, che oscilla fra il sentimento dell’appartenenza del regista (a quei luoghi, quei paesaggi, quei volti e quelle vite) e la necessità di una distanza, di uno sguardo che diventa narrazione, dove la scrittura è la rivelazione di un rovesciamento, quello del racconto costretto a farsi teatro, in un film che disloca gli umori e le cadenze del tragico in una poetica “sporca”, fra  la posa e i colori spenti dell’apatia di provincia («Questa città è un buco di culo!», dove la casa più “decorosa” è una catapecchia, altrimenti restano una tenda e un furgone) e i movimenti sotterranei dei legami che si riversano nel dolore, nell’odio, nella vendetta.

Nella desolazione e nella ostilità ottundente dei paesaggi, di un mondo che gira continuamente su se stesso, sempre uguale, appena ai margini di strade vuote e pigre, la faida all’improvviso scorre, come il sangue, come il lutto, fra i fratelli Son, Boy e Kid e gli altri quattro figli del loro padre, avuti da un'altra donna. Ma la violenza, in Shotgun Stories, è soprattutto un movimento mimato che diventa poi decentramento, la traccia che si schianta invisibile, persino lieve, sui bordi, e oltre, un transito minimo in una sospensione chiusa, (in) un altro spazio, a cercare un raccordo. Nel mezzo, Nichols, in uno svolgimento che potrebbe farsi nervoso, secco, compatto – ma questo è teatro che prosciuga, che non svela, che preferisce le diramazioni e gli spiragli – sa cogliere quello che resta intorno, laterale eppure vicino, vicinissimo, le pause e il senso nascosto in un attimo, in un dettaglio confinato fra i vuoti e i silenzi, in un fuoriuscire lento e piatto di parole, negli sguardi muti, spenti, annichiliti dal nulla e dalla frustrazione, gli occhi che spalancano rabbia.

Perché il cinema di Nichols è questo, sin dal suo film d’esordio: un’immagine originaria che racchiude le possibilità di un film. Per la storie, le storie che poi saranno, per i personaggi (per gli attori) che le muoveranno. Come Shotgun Stories, che inaugura la collaborazione del regista con un interprete fra i più sorprendenti di questi ultimi anni, Michael Shannon. Shotgun Stories che nel suo comporsi di pezzi nascosti, torna poi a quella catapecchia, che è casa; Son e Boy, fratelli, insieme, a bere birra, senza dirsi niente, in compagnia del figlio di Son. Come un istante, come un’immagine finale.





Titolo originale: Shotgun Stories
Anno: 2007
Durata: 92
Origine: USA
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: Lucky Old Sun, Muskat Filmed Properties, Upload Films

Regia: Jeff Nichols

Attori: Michael Shannon, Barlow Jacobs, Douglas Ligon, Travis Smith, David Rhodes, Michael Abbott Jr., Lynnsee Provence, Glenda Pannell, Natalie Canerday
Soggetto: Jeff Nichols
Sceneggiatura: Jeff Nichols
Fotografia: Adam Stone
Montaggio: Steven Gonzales
Musica: Lucero, Ben Nichols

Riconoscimenti

Reperibilità


http://www.youtube.com/watch?v=DZh6PrFW2lM

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