red_stateTre compagni di scuola scovano un annuncio online di una 38enne in cerca di sesso facile. Insieme vanno da lei, ma in realtà si tratta di un’esca per catturare ragazzi colpevoli di lussuria, da punire sull’altare di una setta ultrareligiosa e conservatrice…





Red State
è una vera sorpresa, anche per chi ha sempre avuto un debole per il cinema nerd, autoreferenziale e indulgente di Kevin Smith. Presentato in “Piazza Grande” a Locarno la scorsa estate e vincitore dello “Sitges Film Festival”, è un horror davvero sorprendente, che gira il coltello nella piaga aperta del sogno americano post 11 settembre. Quella che si presenta come una commedia  teenager con tre ragazzi in cerca di una scopata facile, si trasforma dapprima in un horror su una setta religiosa, poi in un action sparatutto e quindi in un procedural apocalittico. Ogni segmento contiene i germi del successivo, che si sviluppa in una escalation di violenza senza nessuna giustificazione, se non la perdita della bussola dell’umanità.


Una scelta davvero inconsueta per il genere, ma anche per il suo stesso autore. Smith si stacca completamente dal suo universo cinematografico non utilizzando nessuno dei suoi personaggi abituali, perché questa volta fa sul serio ed è arrabbiato. Incazzato nero contro tutto e contro tutti, colpevoli di essersi arresi alla madre di ogni giustificazione: il terrorismo. «Che giorno è oggi? Il 10 settembre 2001?» si domanda ironicamente un agente dell'FBI per rispondere al collega che chiede spiegazioni sull’uso della violenza. Una semplice parola basta per giustificare ogni tipo di comportamento, così la reclusione di chiunque per “la ragion di stato” diventa la punta dell’iceberg di una società che accetta qualunque tipo di comportamento deviante pur di mantenere il proprio status quo. Facile puntare il dito contro una famiglia che non accudisce, uno stato che non protegge e una chiesa che non accoglie, ben più pericoloso è riconoscere la propria responsabilità soggettiva sulla deriva di una società, una volta, attenta alle esigenze individuali. D’altronde la "Five Points Trinity Church" punisce gli omosessuali, mica la gente normale…

Più attento del solito alla scrittura e a disseminare la messa in scena di indizi e simbologie (la pistola nella Bibbia, la casa fortezza, la croce con sotto una botola di morte), Smith quindi si distacca dal suo consueto disincanto e ci ricorda che ogni nostra azione è anche reazione. Ognuno dei suoi personaggi, poi collocato nei titoli di coda in tre gruppi - sesso, religione, politica -, non riesce a fare ciò che si prefigge: i ragazzini non riescono a scopare, la setta non riesce a uccidere i ragazzini, la polizia non riesce a entrare nella proprietà della setta. Ma questi gruppi sono composti da individui, ognuno dei quali rappresenta allo stesso tempo se stesso e gli altri. E così sarà necessario per ogni fazione eliminare i testimoni del proprio comportamento deviante, a discapito della volontà individuale. La polizia (non i poliziotti), per coprire la verità, dovrà uccidere i ragazzi che dovrebbe proteggere. La setta preferisce sacrificare l’esistenza dei propri membri pur di non cedere. Chi non accetta questa (in)utile scelta, muore. Lo squillo delle trombe dell’apocalisse è quindi l’unica, giustificata e verosimile soluzione plausibile per porre fine a tale eccidio.

Coincidenze, scelte individuali insensate, insabbiamento, accumulo di errori, paura. Per Kevin Smith è questa l’America di oggi: uno Stato in allerta (Red State) permanente, creato ad arte sulla paura per permettere ai propri individui di giustificare ogni possibile comportamento (anche assurdo), al fine di mantenere un effimero senso di scurezza. Ma il pericolo non viene da fuori, è già insito in noi (il torturato coperto dal lenzuolo ci ricorda inevitabilmente le foto da Abu Ghraib) e si espande su diverse direzioni (come suggerisce il simbolo della setta, una croce circondata da cinque frecce rivolte all’esterno).
In fondo la Costituzione americana, come si ricorda nel film (a scuola, unica istituzione che sembra uscire indenne dalle accuse), permette a chiunque di professare le proprie idee (primo emendamento), ma anche di portare armi (secondo emendamento), nella speranza che ogni esaltato conosca il primo ma non il secondo. Si danno le regole generali e si spera che vengano seguite singolarmente, ma quando questo non accade? Se proprio deve avvenire, che sia nella casa del vicino senza far troppo rumore, odore o orrore.





Titolo: Red State
Anno: 2011
Durata: 88
Origine: USA
Colore: C
Genere: HORROR
Specifiche tecniche: girato in digitale con Red One MX e Canon EOS 7D (per alcune camera a mano). Riversato in D-Cinema e 35MM
Produzione: THE HARVEY BOYS, NVSH PRODUCTIONS

Regia: Kevin Smith

Attori: Michael Angarano (Travis); Kyle Gallner (Jarod); Nicholas Braun (Billy-Ray); Michael Parks (Rev. Abin Cooper); Melissa Leo (Sara Cooper); Kerry Bishé (Cheyenne Cooper); John Goodman (Agente Speciale Joseph Keenan).
Sceneggiatura: Kevin Smith
Fotografia: David Klein
Musiche: Georgiana Ramsland, Robin Urdang, Johnny Rossa
Montaggio: Kevin Smith
Scenografia: Susan Bolles, Dorit Hurst
Costumi: Beth Pasternak

Riconoscimenti

Reperibilità


http://www.youtube.com/watch?v=RuCdCD-WXnM

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