pontypool-locals1Grant Mazzy è uno speaker radiofonico. Durante un collegamento in diretta, l’inviato Ken Loney con voce tremate racconta fatti di cannibalismo che si stanno verificando per le strade di Pontypool. Visioni orrorifiche che rimandano a memoria La guerra dei mondi di Wells. Qui però non si è di fronte ad una sadica provocazione, ma ad un virus sconosciuto, che si propaga attraverso un inedito canale di contagio, la parola parlata.


«Non manchiamo di comunicazione,
al contrario, ne abbiamo troppa,

noi manchiamo di creazione
 ».
(Gilles Deleuze e Félix Guattari)

«La radio tocca intimamente, personalmente […]. Le sue profondità subliminali sono cariche degli echi risonanti di corni tribali e di antichi tamburi.[…] La famosa trasmissione di Orson Welles sull’invasione dei marziani era una semplice dimostrazione della portata onnicomprensiva e totalmente coinvolgente dell’immagine auditiva della radio» (McLuhan 2003, p. 318). La riflessione massmediologica mcluhaniana è prezioso termine di riferimento per la decifrazione di Pontypool di Bruce McDonald, tanto quanto deve esserlo stato in fase ideativa. Questo estratto da Gli strumenti del comunicare potrebbe infatti essere adoperato a mo’ di sinossi del film.

McDonald riflette sull’odierna bulimia comunicativa, sull’abuso verbale, sull’eccesso che vanifica la parola. Arriva a dirci che comunicare fa male, se continuiamo ad ostinarci a fare della comunicazione una meccanica compulsione a ripetere espressioni omologate. Ravvisa nel luogo comune della routine - sociale, sentimentale, culturale - la radice di ogni microfascismo quotidiano.
«Il termine stesso che designa la comunicazione si è fatto inghiottire, in maniera precipitosa negli ultimi dieci anni, e con il beneplacito superfluo ma imperdonabile di molti presunti intellettuali e artisti, dalla dimensione della strategia aziendale, mediatica e pubblicitaria. Che ci ha restituito e subdolamente imposto, di generazione in generazione, di deformazione in deformazione, un'icona svilita, edulcorata e conciliante del comunicare» (Nobili 2002, pp. 217-218).

Nella melassa strategica dell'eccesso informativo si svende un'idea di comunicazione diabolicamente identificata con un tipo di trasmissione unilaterale. È necessario smascherare le circonvoluzioni retoriche del potere, i “cortocircuiti” della significazione, l’ipocrisia delle parole d’ordine escogitate per conseguire il sostegno di un’opinione pubblica acquiescente. Non cadere vittime di quella che Orwell ha definito in 1984 “neolingua”, cioè quel complesso di contenuti simbolici coerenti, sistematici, e finalizzati a un obiettivo preciso, quello della “fabbricazione” del consenso. In poche parole, non farsi manipolare come un branco di zombie.
Così come accade a Pontypool dove il segno verbale smette la propria funzione relazionale per diventare  veicolo di distruzione e cannibalismo. Il virus della rabbia si trasmette attraverso uno degli idiomi più diffusi (l’inglese) e tramite sostantivi inevitabilmente pronunciati, come semplici interlocuzioni o come espressioni di affetto.

La sintomatologia infettiva si manifesta dapprima in una ripetizione ossessiva d’una parola, come se la persona volesse sincerarsi del suo reale significato, quindi il suo discorso diventa incoerente e insensato, così come accade poi al comportamento, che si fa violento e autolesionistico, sino a che questa, infine, si riduce ad uno zombie aggressivo. McDonald si rifà alla lezione romeriana, a quel processo di metaforizzazione del non morto, allegoria dell’alienazione di massa causata da una deformazione mostruosa della società, attraverso il consumismo, il conformismo e soprattutto la deriva incontrollata dei mass media.
La sola possibilità di resistenza sembra essere rappresentata da un libero e rigoroso dispiegamento della creatività, da una lingua insubordinata, capace di uscire dalle maglie degli automatismi comunicativi. Sovvertire gli abituali ordini simbolici per sfuggire alle catene della comunicazione di massa, stravolgere la semantica col fine di dar nuovo valore alle parole per evitare di rimanerne infetti.


Bibliogarfia:

McLuhan M. (2003), Gli strumenti del comunicare. Mass media e società moderna, Quaility Paperback, Milano

Nobili F. (2002), Esplodersi in Moresco A. e Voltolini D. (a cura di), Scrivere sul fronte occidentale, a cura di Antonio Moresco e Dario Voltolini, Feltrinelli, Milano.

 

 


 


Titolo: Pontypool
Anno: 2008
Durata: 96
Origine: CANADA
Colore: B/N-C
Genere: HORROR, THRILLER
Specifiche tecniche: HDV
Tratto dal romanzo "Pontypool Changes Everything" di Tony Burgess
Produzione: JEFFREY COGHLAN, AMBROSE ROCHE PER PONTY UP PICTURES, SHADOW SHOWS

Regia: Bruce  McDonald    

Attori: Stephen McHattie (Grant Mazzy); Lisa Houle (Sydney Briar); Georgina Reilly (Laurel-Ann Drummond); Hrant Alianak (Dr. Mendez); Beatriz Yuste (Nancy Freethy); Tony Burgess (Tony/Lawrence); Boyd  Banks (Jay/Osama); Hannah Fleming (Maureen/Faraj); Rachel Burns (Colin/Daud)
Soggetto: Tony Burgess (romanzo)
Sceneggiatura: Tony  Burgess     
Fotografia: Miroslaw  Baszak     
Musiche: Claude  Foisy     
Montaggio: Jeremiah L.  Munce     
Scenografia: Lea  Carlson     
Costumi: Sarah  Armstrong     
Effetti: Aaron  Weintraub; Mr. X Inc.

Riconoscimenti

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=RsGPsbAd7Dc

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