altSono molti mesi che Anders (Anders Danielsen Lie), 34 anni, cresciuto da genitori progressisti, non fa più uso di droghe, anche un semplice bicchiere di birra pare un ricordo lontano, restano solo le sigarette. Sono i suoi ultimi giorni in un centro di disintossicazione nelle campagne fuori Oslo; dall’ultima seduta di gruppo emergono le paure di chi, come lui, si appresta a ritornare all’esterno, al mondo. Anders invece trattiene tutto; poche ore prima ha tentato di ammazzarsi in un lago, con giacca e braccia cariche di pietre, ma qualche istante dopo è riemerso dall’acqua a respirare. Questo, però, nessuno lo sa. C’è un colloquio di lavoro in città – per una redazione – che lo aspetta: scrive molto bene, ma non lo fa da anni. L’incontro va male a causa sua, ma quelle ore saranno soprattutto un ritorno, tra deambulazioni e fermate, a persone, luoghi, ricordi fondamentali della sua esistenza.


Secondo lungometraggio di Joachim Trier, nato a Copenaghen nel 1974, ma norvegese d’adozione, Oslo, 31. august si inserisce nel solco – stilistico e narrativo – tracciato dal Reprise (2006), suo sorprendente film d’esordio, prima della “normalizzazione” made in USA verificatasi con Louder Than Bombs (2015), interpretato da Isabelle Huppert, Jesse Eisenberg e Gabriel Byrne, il primo lavoro di Trier a essere distribuito in Italia (con il titolo Segreti di famiglia). Pur non possedendo la stessa forza ingenua e al contempo intensa, anarchica, dell’opera di debutto, Oslo ne mantiene le inquietudini, questa volta isolandole su un solo protagonista (nel precedente erano due giovani amici scrittori) con Anders Danielsen Lie che torna a essere diretto dal regista prestandosi a un personaggio imploso, coacervo di spinte oppositive, in contrasto, simile a quello di Reprise, ma arricchito di ulteriori sfumature e abissi esistenziali, ancora più scentrato.

Oslo, 31. august è il libero svolgimento di un soggetto ispirato a Fuoco fatuo, romanzo del 1931 di Pierre Drieu La Rochelle, tradotto sullo schermo nel 1963 da Louis Malle. Trier pedina il suo protagonista e non plasma altro, non lo “costruisce”, gli dà semplicemente nascita, come a svincolarlo, in fondo, dal testo scritto; è il gesto di un regista che dona al personaggio la libertà che non ha, negata dalla trama, dall’apparato finzionale messo in andamento documentaristico, come se Anders (l’attore e il personaggio, qui c’è anche molto della prova di Danielsen Lie) fosse l’autore stesso del film, l’autore di se stesso, della sua esistenza, degli incontri con uno dei suoi migliori amici, con una sua ex che ancora gli vuole bene; un’altra di cui è ancora innamorato ma che non c’è, che è solo un ripetersi vano di telefonate senza risposta.

Semmai, il regista, i suoi occhi sono nell’impossibile spazio tra il protagonista e ciò che gli sta attorno, le strade che percorre, il giorno e la notte che si avvicendano, la vita degli altri, una città che l’uomo attraversa; sono luoghi, immagini, voci e volti che gli scivolano, scorrono accanto, ma che non può possedere, sentire. Anche il desiderio, qui, in fondo, è una menzogna, non si fa mai esperienziale, è una corrispondenza mancata, un segno ambiguo, un tratto incompleto, negato. Ma quello di Trier non è, però, freddo referto, come potrebbe suggerire il titolo del film; uno sguardo che non “medicalizza” il racconto, né tantomeno espone tesi o irride il suo personaggio. È, piuttosto, un filmare come se non si sapesse davvero nulla del mondo che entra nell’obiettivo della macchina cinema, nonostante una certa “geometria” della storia, è un osservare limpido eppur partecipe, è lo sguardo di chi non aderisce a quella storia, ma a quello che le manca, a ciò che è rimasto oltre i margini, fuori, dallo spazio e dal tempo. Fuori da Oslo, 31. august.





Titolo originale:
Oslo, 31. august
Durata:
95'
Origine:
Norvegia
Anno:
2011
Colore:
C
Genere:
DRAMMARTICO
Specifiche tecniche:
1.85 : 1
Produzione:
DON'T LOOK NOW, MOTLYS

Regia:
Joachim Trier

Interpreti:
Anders Danielsen Lie (Anders); Malin Crépin (Malin); Aksel Thanke (Terapeut -as Aksel M. Thanke-); Hans Olav Brenner (Thomas); Ingrid Olava (Rebekka); Øystein Røger (David); Tone Beate Mostraum (Tove -as Tone B. Mostraum-); Kjærsti Odden Skjeldal (Mirjam); Petter Width Kristiansen (Petter); Emil Lund (Calle); Johanne Kjellevik Ledang (Johanne); Renate Reinsve (Renate); Andreas Braaten (Karsten); Anders Borchgrevink (Øystein)
Sceneggiatura:
Joachim Trier, Eskil Vogt
Fotografia:
Jakob Ihre
Montaggio:
Olivier Bugge Coutté
Musiche:
Torgny Amdam, Ola Fløttum

Riconoscimenti

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=0QpTqYoEzto

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