Observando el cielo è una ricerca ma anche un viaggio durato sette anni in cui Jeanne Liotta frantuma il tempo per captare campi celesti e registrare il movimento degli astri e della luce e del buio incisi su pellicole da 16mm.
Osservare il cielo è contemplarlo che è privilegio dell’uomo la cui stessa denominazione greca (ἂνθρωπος) mi rimanda ad una definizione di Platone in Cratilo 399c: «questo nome ἂνθρωπος, uomo, significa che mentre gli altri animali non considerano né ripensano né riesaminano (ἂνθρωποὖσιν) mai nulla di ciò che vedono, l’uomo non appena ha visto, ἀνἀθρἐι e cioè riflette ciò che ha visto, donde a ragione soltanto l’uomo tra gli animali fu denominato ἂνθρωπος, cioè colui che riesamina ciò che ha visto. Ma ἀνἀθρἐωè composto di ἀνω + ἀθρἐω= guardare verso l’alto: «degli altri animali infatti solo l’uomo guarda in alto”» (Rocca S.); solo l’uomo, una volta acquisito il suo status erectus (quella verticalità che lo contraddistingue, tra le altre cose dall’animale) ha potuto levare gli occhi al cielo e ricevere tutto l’inaudito spazio del cosmo.

 Contemplare il cielo allora è estendere il campo visivo tramite un processo di attivazione dello sguardo e del pensiero; significa, anche, farsi uomo. Jeanne Liotta in 19 minuti risucchia una fetta di vita (7 anni di riprese), il movimento del cosmo e del cielo che è sempre lo stesso eppure ogni giorno diverso. I bagliori del crepuscolo e della stagione, l’altezza del sole sull’orizzonte, la luce riflessa sui palazzi, le diverse fasi lunari, le registrazioni radio VLF della magnetosfera portano lo spettatore a comprendere nel senso etimologico di prendere insieme, contenere in sé non solo lo spazio ma anche il tempo, l’esistenza. La Liotta fa di questo film una registrazione della memoria ma anche la natura di un sentimento- inquietudine e meraviglia - che ci interroga sul destino dell’essere umano. L’Horror lucreziano che ha colpito l’uomo la prima volta che ha levato gli occhi al cielo milioni di anni fa è lo stesso che la Liotta ha sentito gravare su di sé nel tempo del tempo di registrazione del cosmo e cioè il peso, il sublime peso del mondo.


Bibliografia

Rocca S. (1994): L’Homo erectus e la contemplatio lucretiana, in “L’ Arengo”17, p. 63.

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