«Viva il soldato che disubbidisce a un ordine criminale». 
(Anatole France)


Quando la disubbidienza ostinata e silenziosa si oppone all’ovvietà della Storia rischia la resa inevitabile a uno sconosciuto destino o l’incontro tra le rovine al centro della terra.

Estate 1944: un giovane soldato tedesco e una ragazza francese giocano all’amore e alla guerra. Lei è donna, Francia, lingua, madre che accoglie e non conosce vergogna. Lui la guarda in un equilibrio provvisorio, dinoccolato e fiero, le parla la sua lingua, la abita e la ama.
Caroline Deruas filma un compendio di storia del cinema francese in 25 minuti, osserva a distanza i ruderi e le edificazioni di un passato in cui l’incontro è il ricordo di visioni prima di una catastrofe atomica e l’amore uccide e fa del bene.
Una dimensione scomparsa di fumo e luce, sovrimpressioni di ombre e campi aperti spalancano la vista sul dettaglio: la nuca accarezzata, i capelli tagliati e offesi sotto un cielo che non conosce peccato, la distesa di spighe alte prima che venga il buio.

Come nel primo Melville, il silenzio attonito si oppone alla presentificazione della violenza (Il silenzio del mare), come in Dreyer gli occhi svuotati su tutto il nulla sono l’ultima attestazione di una esistenza (La passione di Giovanna D’Arco) che in Bresson cede rotolante tra le erbe (Mouchette) e nella Deruas appare (e scompare) come possibilità di una storia altra e fiabesca.
Nei giochi dei bambini, la morte è una sublime finzione e la liberazione un ballo a perdifiato fra soldati, indiani galoppanti e biciclette lanciate nella polvere; la disubbidienza è la categoria fondamentale dell’infanzia, il capriccio dell’innocenza contro l’incomprensibilità del dovere imposto.
Quando la notte arriva implacabile, insegna la colpa ed espone al ghigno e alla punizione, legittima o inventata, un corpo che si forma. L’esperienza della vergogna passa attraverso la percezione anche fisica di un cambiamento irreversibile nella cui sostanziale legittimità l’io nasce ed esiste contro l’altro; la casa diventa luogo da proteggere dalla violazione estranea; la lingua un codice di ordini comprensibili a chi li abita e la liberazione la cacciata del nemico a costo della vita.

L’apertura che circonda il rifugio tra le rovine non è più un varco praticabile né orizzonte estatico; come un coniglio tra i rovi, la preda perde l’equilibrio, perde la parola e cade vinta al centro della terra.
Si rischia di rimanere uccisi dalla fine dell’infanzia, schiacciati da una ineluttabile ovvietà:
«Alcune storie d’amore ovvie forse non sono a conoscenza del loro triste destino.
In ogni caso sono inevitabili».


Filmografia di riferimento

Hiroshima mon amour (Alain Resnais 1959)

Il silenzio del mare (Le silence de la mer) (Jean-Pierre Melville 1947)

La Passione di Giovanna d'Arco (La Passion de Jeanne d'Arc) (Carl Theodor Dreyer 1928)

Mouchette (Robert Bresson 1967)





Titolo: Les enfants de la nuit
Anno: 2011
Durata: 25
Origine: Francia
Colore: B/N
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35mm
Produzione: LES FILMS AU LONG COURS

Regia: Caroline Deruas

Attori: Yves Donval (Charles), Adèle Haenel (Henriette), Arthur Igual (Marcel), Felix M. Ott (Josef).
Soggetto: Caroline Deruas
Sceneggiatura: Caroline Deruas, Claire Legendre
Fotografia: Pascale Marin
Montaggio: Floriane Allier
Costumi: Brigitte Bourneuf
Suono: Frédéric Hamelin

Riconoscimenti


http://www.youtube.com/watch?v=7C8REh2ExAs&feature=youtu.be

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