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«Per la felice e gioiosa riaffermazione del cinema quale strumento privilegiato di descrizione e analisi della realtà, in grado di stemperare la drammatica eredità dell’Algeria nell’apertura incondizionata e fiduciosa al futuro delle giovani generazioni». Così, nell’ambito del concorso Amore e Psiche del MedFilm Festival 2016 a Roma, la giuria ha motivato il Premio per la Miglior Regia al film Le jardin d’essai.


A dirigere è l’algerina Dania Reymond, classe 1982, studi di Belle Arti a formarla  e montatrice di lavori suoi e altrui, già regista del corto Jeanne (2012). E la «gioiosa riaffermazione del cinema» di questo mediometraggio, se c’è, è proprio della forma che non esplicita né si autodefinisce; forma che culla lo spazio e il tempo diventando solo così finestra sul mondo; opera che dal presente circola tra la Storia e invisibile. C’è il suono, il respiro del reale: una presenza-assenza  dentro la messa in scena, la scrittura, la finzione. Un grande, bellissimo giardino, un parco tropicale, le sue piante, i suoi alberi monumentali, millenari. Quasi un documentario girato su un altro pianeta, ma siamo in città. Gli attimi di vita quotidiana che da qui passano, camminano, attraversano, dialogano, restano in silenzio sono scenografia e coreografia del mondo, una danza incosciente del reale, ora lontana ora vicina. E qui, in questo luogo, la drammaturgia della Reymond colloca un regista che sta per realizzare un film su un’antica città assediata dagli uomini del sultano sanguinario contro una regina. Qui, i provini alla ricerca dei ruoli,  poi le prove col suo gruppo di giovani attori, le riprese rinviate, un film che forse, però, non si farà mai… Quella fiaba da un altro tempo e spazio, della cittadina di El Goléa e della regina Tassadit,  quel copione, storia letta e ripetuta dalle voci e dai volti di Le jardin d’essai, con la musica che scorre necessariamente didascalica sotto le sue parole, diventa stratificazione del presente, metamorfosi, una poesia sociale.

Le jardin d’essai, nel suo andamento sospeso eppure ciclico, nelle sue stasi e ripetizioni, nei suoi ricominciamenti e nelle progressioni negate, in questo movimento, accoglie propaggini segrete. E le ansie, le paure, le crepe che si aprono tra gli attori e i personaggi che sono stati chiamati a interpretare, senza che forse potranno farlo mai, si tramutano in piccoli territori di bellezza, sono desiderio e trasfigurazione, candore e incanto del cinema, assai prima che congegno metanarrativo e teorico, assai prima di ogni rimando e debito alla storia e alle storie del cinema. Sono geografia del sentimento, delle emozioni, del loro tempo. Sono quello che loro stessi, soltanto loro, sono.





Titolo: Le jardin d'essai
Origine: Francia, Algeria
Anno: 2016
Durata: 42'
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: DCP
Produzione: BLUE MONDAY PRODUCTIONS, LA PETITE PROD

Regia: Dania Reymond

Attori: Samir El Hakim, Louiza Nehar, Abdelkader Hamadaine, Sonia Amori, Zohir Chabounia, Redouane Boukachabia, Chahrazad Kracheni, Akram Djeghim, Yassine Hadj-Henni
Sceneggiatura: Dania Reymond
Fotografia: Julien Guillery
Suono: Thomas Fourel
Montaggio: Dania Reymond, Françoise Tourmen

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