altGli Uochi Toki sono una delle intelligenze più lucide della scena musicale italiana, un ordigno sonoro che nasce dal cortocircuito tra lucidi deliri verbali («Mi sento molteplice e difficile, come i casi nella terza declinazione / Inseriti in frasi che parlano della nostra situazione») e oscure basi elettroniche; un progetto terroristico votato alla destrutturazione dei generi («Non appartengo ad un ambito / Basato su di una iconografia/audiografia che non sento mia / Dove vengono sistematicamente condannate le mie cause e le mie scelte»; o ancora: «Noi siamo alternativi, anzi, alterativi, anzi, alternati come la corrente, anzi, trasversali»); un rimedio da assumere come forma di autodifesa contro le menzogne che agiscono insinuandosi nelle pieghe del linguaggio, nei presupposti taciti delle abitudini retoriche, che il duo in questione, composto da Matteo “Napo” Palma (agli straripanti testi) e Riccardo “Rico” Gamondi (ai miasmi rumoristici), manomette con  instancabile metodica.


L'esistenza della regola, portatrice sana di stereotipi, per gli Uochi Toki significa la possibilità di scoprire nuove prospettive da aberrare: la traklist di Cuore amore errore disintegrazione, album del 2010, ne è un esempio: un unico periodo che si snoda lungo i titoli delle dieci tracce senza soluzione di continuità (1. Appena risalito dall'abisso, 2. mi sveglio da straniero in un luogo mai visto prima, tuttavia, 3. dato che per me è naturale trovarmi spaesato nei non-luoghi, 4. mi basta udire voci lontane per sentirmi a casa ovunque, 5. permettendomi artifici spontanei, 6. gettandomi in ambigue immedesimazioni non richieste ma richieste, 7. violando le conseguenze che la violazione dei sacri limiti tra due persone comporta..., 8. ...no, sto sbagliando in qualcosa, il nervoso ed il quieto si alternano freneticamente, 9. dando origine al più incomprensibile dei mali, 10.che mi esaspera fino ad esplodere la realtà in molteplici "adesso").

Ampliatisi nel collettivo MegaBaita, formatosi per la realizzazione dei trailer preparatori all'uscita di Cystema Solari, album del 2014 nato dalla collaborazione con il duo drone doom metal Nadja, gli Uochi Toki hanno ultimato Il cartografo, serie animata in 10 puntate i cui primi 5 episodi sono stati presentati in anteprima a Fantasmagorie – piccola rassegna di cinema d'animazione. Il cartografo come personaggio, nasce da lontano, compare per la prima volta nel 2012, è il protagonista dell'EP Distopi, e in lui sembrano confluire (nei suoi intenti dichiaratamente catalogatori) certe manie tassonomiche, entomologiche, che sono cifre ricorrenti nei testi del gruppo.

Il progetto inizialmente doveva concretizzarsi in un videogioco che avrebbe dovuto adottare una visuale soggettiva, strutturato quindi secondo l'impostazione del modello First-person shooter (FPS). Il termine “shooter” non va inteso solamente nell'accezione di “saparatutto”, ma declinato secondo altre sfumature semantiche: del resto con il verbo “to shoot” oltre a “sparare” si può indicare anche il “girare”, nel senso di effettuare delle riprese, così come il “gettare lo sguardo”. Il cartografo avrebbe dovuto essere, nelle intenzioni degli ideatori, più un ambiente partecipato che un classico videogioco, un' avventura nello spazio in termini di continua scoperta, l'esempio di «una nuova generazione di game – quelli raccontati da Simone Arcagni in Visioni Digitali – dove stranamente guardare, ascoltare, seguire la narrazione è quasi la parte più rilevante» (2016, p.64).

A trasformare il videogioco in una serie animata anche il coinvolgimento, in corso d'opera, di Giovani Succi, cantante dei Bachi da Pietra (ma non solo), che presta la voce a Il cartografo; una voce, la sua, inabissatasi nelle profondità ctonie e impastata di una timbrica tellurica che ha profondamente caratterizzato la scrittura del personaggio già legato alla dimensione sotterranea. Potremmo infatti definire Il cartografo come una memoria del sottosuolo: sulla Terra disabitata, diventata un immenso deserto, questo individuo, che trova riparo in anfratti ipogei, decide di rimappare il pianeta, descrivendo tutto ciò che è cambiato rispetto al passato. A offrire fonte d'ispirazione, come raccontato dallo stesso Napo, è stata La nube purpurea di Matthew P. Shiel, romanzo apocalittico che Giorgio Manganelli raccontava come «un libro matto e rapinoso, un sogno, un delirio, un’allucinazione […] un oggetto letterario di forma e dimensioni inconsuete che aveva tenuto assieme un materiale che aspirava al riposo del delirio».

altLa nube purpurea, così dice il risvolto di copertina dell'edizione Adelphi, ha per protagonista un Robinson Crusoe che passa per «tutti i deliri di una solitudine allucinante, affollata di cadaveri e di relitti». Una condizione che è diretta conseguenza dell'essere sopravvissuti alla fine del mondo, proprio come Il cartografo, il cui incedere errabondo non può non ricordare quello di Journey, videogioco della thatgamecompany, il cui scopo non è quello raggiungere un punto prefissato ma l’esperienza stessa del gioco, un'esperienza allo stesso tempo estetica ed estatica (manca la componente competitiva a favore di un'esplorazione contemplativa) che a sua volta rimanda, per forme e atmosfere, a 40 days dans le Désert B opera “muta” di Moebius, dove il protagonista, senza nome e senza voce, giace seduto in una sorta di meditazione in mezzo al deserto, il luogo di tutti i possibili.

Il deserto invece Il cartografo lo attraversa senza requie (i dizionari di psicologia definiscono il continuo spostarsi privo di altra meta che non sia lo stesso movimento dromomania, attribuendole il significato di fuga dall'angoscia), adattando il passo della sterminata ricognizione all'incedere del proprio stream of consciousness, un flusso di memoria che assume i toni del lamento o dell'incubo psichedelico, della spoken word; e il suo crooning d'oltretomba lo fa assomigliare a un predicatore folle in preda alla disperazione purgatoriale: del resto si sa, il purgatorio è un transito. Un passare. Uno sconfinare. La densità di questa melodia romanzata sfrangia l'intreccio tramico, così come le logiche di attesa proprie della serialità: si tratta infatti, come dichiarato dallo stesso Napo di «episodi a lento rilascio –, da qui la possibilità - di vederseli a piccole dosi; un po' come con certi dischi che vanno “sgranati” un poco alla volta» (Napo in Marelli 2017, p.24).

Il cartografo è stato prodotto secondo il metodo Prima o Mai, che consiste nella vendita diretta tramite preordine disponibile per un periodo di tempo limitato. Le copie realizzate, e che non verranno mai più ristampate, sono solo quelle vendute in questo lasso di tempo («o lo compri Prima, o non lo avrai Mai più»). «Alla base – racconta Napo - c'è l'intenzione di saltare tutte le fasi previste da una distribuzione classica per rivolgersi direttamente a quello che non è più soltanto l'utente finale ma anche il produttore della serie. Abbiamo avuto 333 “produttori” che si sono fidati del nostro modo di fare le cose e non hanno mai intralciato il nostro lavoro [...]. Poi una volta che una persona ha visto Il cartografo nessuno gli vieterà di diffonderlo attraverso piattaforme di broadcasting, che, attualmente, è la miglior forma di distribuzione che un prodotto possa avere» (Napo in Marelli 2017, pp. 23-24).


Bibliografia

Arcagni A. (2016): Visioni digitali. Video, web e nuove tecnologie, Einaudi, Torino

Marelli M. in Grillo S., Marelli M. (a cura di) (2017): Fantasmagorie – piccola rassegna di cinema d'animazione (catalogo del festival)

Moebius (Giraud J.) (2008): 40 days dans le Désert B, Nuages, Milano

Shiel M.P. (): La nube purpurea, Adelphi, Milano


Discografia degli Uochi Toki

Cystema Solari (2014)

Cuore amore errore disintegrazione (2010)

Distopi (2012)




Titolo originale:
Il cartografo
Anno: 2017
Durata: 100’
Origine: Italia
Colore: C
Genere: ANIMAZIONE
Produzione: PRIMA O MAI

Regia: MegaBaita

Sceneggiatura: Matteo “Napo” Palma
Musiche: Riccardo “Rico” Gamondi
Montaggio: MegaBaita

http://www.youtube.com/watch?v=AL6KH4032us

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