altIl vero viaggio di scoperta
non consiste nel trovare nuove terre,
ma nell'avere nuovi occhi
Marcel Proust









La Grecia è sottoposta ad un vero e proprio processo di deterritorializzazione. Le più recenti scritture della catastrofe la raccontano non tanto in termini di territorio quanto piuttosto come proiezione distopica, cellula tumorale sull'orlo di metastizzare l'Europa finanziaria.

Maria Giovanni Cicciari decide di non guardare alla situazione contemporanea, alla quotidianità in affanno, per confrontarsi con una narrazione della Grecia, sempre nei modi della geografia immaginaria, che la pone però come modello ideale, luogo mitico, archetipo di poesia. Esattamente come descritta nell'Iperione o l'eremita in Grecia, il romanzo di Friedrich Hölderlin da cui la regista ha tratto il suo Hyperion.

Una Grecia dunque, quella presa come riferimento, solo immaginata, perché così è stato per il poeta tedesco: uno spazio mai visto, ma soltanto letto; collocato nel limbo tra realtà e finzione, tra fonti documentarie e il materiale letterario che ha maggiormente segnato la sua sensibilità poetica. Hölderlin racconta, in forma epistolare, il suo percorso interiore e sentimentale; una ricerca del sé possibile soltanto compiendo un movimento di assimilazione e di confronto con il passato classico.

La regista segue le suggestioni compositive hölderliniane e infatti nella prima parte di Hyperion affianca alle fonti iconografiche ufficiali, rappresentate dalle riprese delle illustrazioni del Voyage pittoresque de la Grecee, immagini randagie di materiale pellicolare dimenticato. Un’operazione lirica di found footage che mette a confronto frammenti di girato anonimi, provenienti da un home movie di viaggio altrimenti destinato all’oblio, con altri recuperati dal film “archeologico” Triumph over the time. A far dialogare tra loro questi lacerti filmici, “rubati” in contesti più o meno imprevisti, immagini della natura, che nel romanzo è continuo oggetto di contemplazione e ammirazione.

Hyperion è conferma di quanto già dimostrato anche dal convegno di studi, curato nel 2012 da Monica Dall'Asta, intitolato Film che producono film: verifiche incerte sul cinema senza macchina da presa, e cioè che le donne sembrano aver trovato nel film di montaggio uno spazio privilegiato: ne sono testimonianza, del resto, le opere di Abigail Child, Cécile Fontaine, Louise Bourque.

Attraverso il found footage Maria Giovanni Cicciari riesce a ricreare l'ondivago flusso memoriale dell'Iperione: l'immagine che si reinventa, deformata dal tempo e che rinviene come ricordo, trova il suo corrispettivo nei cine-frammenti sottoposti a nuove strategie di risignificazione e rivalorizzazione. Partendo da materiale iconografico già esistente la regista dà vita, per mezzo di un'operazione di riscrittura, ad onde anomale di senso e di emozioni, di reminiscenze che affiorano di riflesso dalle tracce di altre memorie. Non c'è immagine che non evochi un'altra immagine, che non produca un sistema di risonanze e di echi di molteplici visioni. D'altronde, come recita l'assunto godardiano, «il cinema ha sempre creato dei ricordi».

La scelta del found footage è però da leggersi anche nei termini di riesumazione vendicativa: per farsi giustizia del bombardamento d'immagini sempre nuove a cui siamo sottoposti non resta che ripartire dallo sterminato giacimento visivo abbandonatoci alle spalle e destinato all'oblio: spigolare, raccogliere i frammenti, gli scarti, le rovine e ricomporli secondo nuovi orizzonti di senso.

La seconda parte di Hyperion, dedicata alla tratta marittima fra Salamina e Perama, è il ritorno al presente, come testimoniato dalla scelta del piano-sequenza. La regista qui smette di combinare frammenti per tracciare una coincidenza tra il tempo rappresentato e quello della rappresentazione, stabilendo così tra il film e lo spettatore una stessa modalità di percezione e presentificazione del percepito.





Titolo:
 Hyperion
Anno: 2014
Durata: 40'
Origine: Italia/Grecia
Colore: B/N Colore
Genere: Sperimentale
Produzione: Maria Giovanna Cicciari, LabA

Regia: Maria Giovanna Cicciari

Soggetto, sceneggiatura, montaggio: Maria Giovanna Cicciari
Fotografia: Maria Giovanna Cicciari, Vassily Bourikas
Suono: Massimo Mariani

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