Gli uomini di questa città io non li conosco: eppure Scaldati, come Maresco, sembra conoscere benissimo gli uomini, che siano o meno di una determinata città, regione o nazione. Nel dire di non conoscerli si riflette piuttosto una dichiarazione di distanza, voluta e al tempo stesso subita, che una minoranza pone nei confronti della maggioranza.

L'opera di Scaldati era sicuramente minoritaria: teatro marginale, in palermitano stretto, fatto di reietti e di messa in questione continua del linguaggio e del suo preteso senso. Maresco non poteva che vedere in lui un simile a sé, qualcuno con cui condividere la stessa lotta dal medesimo fronte, con mezzi affini. È facile quindi figurarsi un immaginario campo di battaglia dove si affrontano da una parte l'omologazione, con in prima linea lo sbertucciante berlusconismo televisivo, e dall'altra un'aristocratica (di un'aristocrazia spirituale, non di sangue o di classe) resistenza culturale, schierata a difesa della differenza arcaica e della tradizione artistica. Una lotta sicuramente impari, e lo squilibrio delle forze lascia presagire quale ne sarà l'esito.

Maresco agisce di conseguenza: a uno scontro su campo aperto sembra preferire la guerriglia, la ricerca di uno spazio nel quale rifugiarsi e da sottrarre all'invasione omologatrice. È uno spazio cinematografico, senza fisicità e quindi inespugnabile, popolato di fantasmi e di ossessioni. Da lì, da questa posizione liminare, ogni tanto viene lanciata una pattuglia di immagini-virus, con a capo di volta in volta un fenomenale clarinettista (Tony Scott), un improbabile impresario (Ciccio Mira), un geniale autore di teatro (Franco Scaldati): sono immagini che, agendo sottotraccia – per la loro entrata in circolo quasi clandestina – inoculano il sospetto che l'omologazione non sia poi così vigorosa e inattaccabile, rivelano un sintomatico disagio, diffondono una speranza di guarigione.

Ecco, forse una grande salute è possibile solo cominciando a cercare e a trovare i simili a sé, iniziando a stringere una comunanza sentimentale  con coloro che condividono la stessa resistenza, sebbene con mezzi differenti. Il rischio di sovrapposizione è forte: sullo schermo vediamo Scaldati e ci sembra di udire Maresco. Ma a una più attenta visione, capiamo che non è un “parlare attraverso”, un utilizzo del volto dell'attore come maschera oracolare per diffondere il proprio pensiero, quanto piuttosto un “parlare con”, un riconoscimento in Scaldati che ha pensato e detto cose che oggi continua a pensare e dire Maresco, non tanto al suo posto bensì insieme a lui.

Nella comunanza però si condivide anche il destino. La coscienza di andare incontro a una ineluttabile sconfitta è da subito presente, l'oblio e il buio dell'indifferenza (di quell'indifferenza propria dell'omologazione, forza che rimuove ogni differenza) sono rischi evidenti. Ma se a decretare l'esito di un possibile scontro deve essere un giudice parziale, coincidente con la maggioranza omologata che emette il suo verdetto secondo criteri – il successo, la visibilità, l'affermazione sociale – non riconosciuti dalla resistenza minoritaria, allora ben venga la disfatta, un comico andare gambe all'aria sulla scena del mondo, una scena che si presume stabile e immutabile ma che vacilla dinanzi ai ruzzoloni del linguaggio e dei significati, allo sberleffo tragico dell'artista che scatena una viscerale risata capace di mettere in sconquasso il preordinato svolgersi di ogni esistenza. E sembra così sensato cercare la sconfitta dinanzi all'inconsistente insensatezza della normata quotidianità.





Titolo: Gli uomini di questa città io non li conosco - Vita e Teatro di Franco Scaldati
Anno: 2015
Durata:
86'
Colore: C
Genere: DOCUMENTARIO
Specifiche tecniche: DCP (16:9)
Produzione: ILA PALMA, DREAM FILM, IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA E LA COMPAGNIA DI FRANCO SCALDATI

Regia: Franco Maresco

Attori: Franco Scaldati, Roberto Andò, Letizia Battaglia, Gaspare Cucinella, Mimmo Cuticchio, Emma Dante, Goffredo Fofi, Melino Imparato, Mario Martone, Giuseppe Tornatore, Roberta Torre, Enzo Vetrano, Stefano Randisi, Matteo Bavera, Umberto Cantone, Gino Carista, Pietro Carriglio, Elio De Capitani, Antonella Di Salvo, Aurora Falcone, Toti Giambertone, Paolo La Bruna, Vannina La Bruna, Emiliano Morreale, Gabriele Scaldati, Giuseppe Scaldati, Cosimo Scordato, Ninni Truden, Valentina Valentini
Soggetto: Franco Maresco, Claudia Uzzo
Sceneggiatura: Franco Maresco, Claudia Uzzo, Francesco Guttuso - (collaborazione)
Fotografia: Tommaso Lusena de Sarmiento
Musiche: Salvatore Bonafede
Montaggio: Francesco Guttuso, Edoardo Morabito
Scenografia: Cesare Inzerillo, Nicola Sferruzza
Suono: Luca Bertolin
Aiuto regia: Francesco Guttuso, Giuliano La Franca


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