alt«Mar Nero, 22 giugno 1939. Cara mamma, sul mare fa freddo ed è grigio. È cosi bello viaggiare lentamente e vedere l’Europa trasformarsi impercettibilmente in Oriente». La voce è quella di Irène Jacob, i pensieri, gli occhi, il tempo, la vita, sono della ginevrina Ella Maillart (1903-1997), chiamata “Kini”, partita su una Ford Cabriolet quell’estate insieme svizzero-tedesca Annemarie Schwarzenbach – un’amicizia forte, anche difficile, con la zurighese che forse nutriva anche qualcos’altro, un bisogno soprattutto – alla volta dell’Est.


Il film ha iniziato da poco, invece, il suo viaggio per festival: “Visions du Réel” di Nyon, “Il Cinema Ritrovato” di Bologna, “Cinema del Reale” di Specchia, il “Bellaria Film Festival” che gli ha conferito la menzione Paolo Rosa. A dicembre, poi, diventerà un DVD per le Edizioni della Cineteca di Bologna. E c’è qualcosa di strano, forse di insondabile, che avviene, nell’incontrare Ella Maillart – Double Journey della svizzera Mariann Lewinsky (storica del cinema, curatrice e festival programmer, qui al suo primo film da regista) e Antonio Bigini (sceneggiatore e regista: ha scritto Anita di Luca Magi e Vacanze al mare di Ermanno Cavazzoni, ha diretto Formato Ridotto con Claudio Giapponesi e Paolo Simoni, su testi di Cavazzoni, Enrico Brizzi, Emidio Clementi, Ugo Cornia e Wu Ming). È un incontro che sembra farsi smarginatura, amabile scompenso, sottilissima sottrazione sensoriale, uno svelamento sospeso, parziale, cristallizzato. E porta lontano al fianco di due scrittrici, fotografe, già viaggiatrici. Inquiete, ma di un’inquietudine profondamente diversa, con Ella che vuole aiutare Annemarie a liberarsi dalla dipendenza dalla droga: Adrianopoli (Edirne), l’Anatolia, donne curde, l’Iran, l’Afghanistan, la separazione a Kabul, Ella che proseguirà da sola fino in India (ma si rivedranno), lì trascorrerà gli anni di guerra, mentre Annemarie morirà nel 1942, a 34 anni, in Svizzera a seguito di un incidente in bicicletta.

Un film di montaggio: fotografie e film muti in 16mm realizzati dalla Maillart tra il 1939 e il 1940, testi provenienti dalle lettere a sua madre, dai diari di viaggio, dal suo libro La voie cruelle, del 1947 inizialmente pensato con il titolo The Double Journey (l’edizione italiana, con traduzione e note di Silvia Vacca, è La via crudele: due donne in viaggio dall’Europa a Kabul, EDT, 2005). Un film di luoghi e di volti sconosciuti, di umanità curiose o diffidenti, di bianco e nero e di colore, di successioni, “capitoli”, di accostamenti, di montagne, villaggi, animali, terre aride, di monumenti, di parole scritte e di voci e suoni che immaginiamo, percepiamo, di gioie e di scoperte, di angosce (le condizioni di Annemarie; Hitler, la guerra in Europa). Film-diario, racconto intimo, pudico, ancora vivo, archivio diventato nuova invenzione, nuova vita, tracce di viaggio di esistenze, di fantasmi nella Storia, una forma quasi impalpabile, inesistente, cinema-sogno forse imprevisto, involontario, arrivato all’improvviso. Qui, in questo spazio, c’è il suo spiazzante, bellissimo squilibrio, il suo rinascere allo sguardo: una “verità”, un tempo, che si lasciano passare. E allora, sì, è uno strano accadimento, questo Ella Maillart – Double Journey, perché resta una zona ignota, in fondo: si sedimenta lieve, pulviscolare. Qualcosa che arriva da lontano, immagine dal mondo, da un mondo. La voce di un’attrice ad un finito, a questa immagine, è il nostro ritorno.





Titolo:
Ella Maillart – Double Journey
Anno: 2015
Durata: 40'
Origine: Italia/Svizzera
Colore: B/N, C
Genere: DOCUMENTARIO, BIOGRAFICO, ROAD MOVIE
Produzione: Mariann Lewinsky, Antonio Bigini

Regia: Mariann Lewinsky, Antonio Bigini

Voce narrante: Irène Jacob
Sceneggiatura: Mariann Lewinsky, Antonio Bigini
Fotografia: Ella Maillart
Montaggio: Antonio Bigini
Suono: Diego Schiavo


http://www.youtube.com/watch?v=vLnvPF6W9xU

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