elenaElena, un’ex infermiera, ha sposato Volodja, un borghese più vecchio di lei ma molto più ricco. Lei ha un figlio, Sergei, indigente e indolente, che le ha dato due nipoti e che campa con i soldi che sua madre gli passa di nascosto; lui ha una figlia, Katya, viziata e probabilmente sterile, che vive sola. L’equilibrio che hanno raggiunto si spezza quando Volodja ha un infarto.



Zvyagintsev forse ci suggerisce come mettere in pratica efficacemente un’equa redistribuzione dei redditi: gli indigenti penetrino nelle case dei possidenti, si mischino a loro e, una volta garantiti i propri diritti di successione, li tolgano di mezzo. È quanto fa Elena nel film omonimo: una volta sposato quello che con antiquata terminologia si sarebbe definito un “plutocrate” (ma va bene, dopotutto il film è ambientato in quella che è stata la patria del socialismo reale), lo avvelena nel momento in cui egli è intenzionato a lasciare quasi tutto il suo patrimonio alla figlia. In fin dei conti per l’omicida il delitto compiuto è un atto di giustizia, di equità: l'eredità verrà in questo modo divisa in due parti eguali fra una proletaria e una borghese.

A sostegno morale del suo gesto, prima di compierlo cita un versetto del Vangelo, «gli ultimi saranno i primi», tratto dalla parabola degli operai dell’ultima ora, secondo la quale tutti gli uomini avranno la stessa ricompensa a prescindere da quanto tempo avranno lavorato nella vigna del Signore. Zvyagintsev fa slittare il senso del messaggio evangelico mettendolo alla prova delle contingenze reali (seguendo un meccanismo molto simile a quello adoperato da Kieslowski nel Decalogo): gli “ultimi” possono uscire dalla loro condizione di sottomissione solo per mezzo di un atto violento e a condizione di adottare i valori dei “primi”.

Nel disperante vuoto televisivo di senso (il cicaleccio di sottofondo della tv è quasi ossessivo), il denaro è l’unico valore, il solo regolatore della relazioni (che diventano quindi transazioni) umane. Il denaro passa di mano in mano con un distacco quasi bressoniano (sebbene ne L’argent i movimenti sembravano più automatici) ben reso dall'impeccabile fotografia del film, algida e tenue, come a voler rendere più evidente la matericità degli oggetti e la reificazione dell'umano.
La composizione dell’immagine è sempre equilibrata, campi e controcampi si alternano rigorosi, sebbene con alcune concessioni: il profilo di Elena scontorna il buio, la luce innaturale le illumina solo il volto e quello che sembra un sipario caravaggesco con un gesto teatrale diventa una tenda da camera; o ancora il corpo della donna steso sul letto inquadrato secondo una prospettiva che ricorda quella del Cristo morto del Mantegna (già citato da Zvyagintsev nel suo Il ritorno, film del 2003 vincitore del Leone d'oro), ma con al posto dell'aureola uno specchio non meno mistico, che riflette e moltiplica l'immagine di Elena fino a renderla inconoscibile: forse un messia senza messaggio né missione ma con un incrollabile senso di giustizia morale.

Eppure Zvyagintsev riesce a tenere a bada la tentazione moralisticheggiante. Le ritornanti musiche di Philip Glass e il gracchiare ricorrente dei corvi sono la voce di un inquieto memento: l'impossibilità di sottrarsi  all'imponderabile, per cui gli ultimi, una volta raggiunta la tranquillità borghese e divenuti primi, possono in ogni momento ritornare ultimi, il buio è sempre pronto a calare improvviso. E ancor più amara è la constatazione fatalista (riecco Kieslowski) che non si può far nulla per migliorare la propria natura: se il seme è marcio lo sarà anche tutta la progenie, ognuno è ultimo e resterà tale.





Titolo: Elena
Anno: 2011
Durata: 110
Origine: RUSSIA
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM, SCOPE (1:2.35)
Produzione: NON-STOP PRODUCTION

Regia: Andrey Zvyagintsev

Attori: Andrei Smirnov (Volodja); Nadezhda Markina (Elena); Elena Lyadova (Katya); Alexey Rozin (Sergei); Evgenia Konushkina (Tatyana); Igor Ogurtsov (Sasha); Vasiliy Michkiv (Avvocato); Alexey Maslodudov (Vitek)
Sceneggiatura: Oleg Negin; Andrey Zvyagintsev
Fotografia: Mikhail Krichman
Montaggio: Anna Mass
Musiche: Philip Glass
Scenografia: Valeriy Zhukov; Vasiliy Gritskov
Arredamento: Victoria Kudinova; Inna Saltikova; Sasha Lozovsky; Andrey Grachev
Costumi: Tatyana Chernyakova; Nastia Vishnevskaya; Anna Bartuli

Riconoscimenti

Reperibilità

http://www.youtube.com/watch?v=nBG1BT-3_X4

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