in-my-skin-dans-ma-peau-2La vita di una trentenne piena di successi lavorativi e con una relazione amorosa stabile, verrà messa in discussione da una ferita alla gamba durante una festa. Ogni tentativo di non cedere all' attrazione maniacale verso il proprio corpo e il proprio sangue sarà inutile e la porterà ad un totale stravolgimento emotivo e psicologico.





Gli occhi riversi nell’abisso vertiginoso, questo sacrificio di organi dissanguati a morte, un'erosione che cresce in un ritorno in se stessi, «alla vita fin dentro la morte» (Bataille, p. 13).


Dans ma peau è oggettivamente un cinema che si fa corpo e si mette a nudo, una proiezione senza veli in fusione con lo spirito, il pensiero: «Credere alla carne. Restituire il discorso al corpo e, per questo, raggiungere il corpo prima dei discorsi, prima delle parole, prima che le cose siano nominate» (Deleuze, p. 193).
È un atto erotico, il cinema, una violazione contro ogni sistema costituito: «È uno stato di comunicazione» (Bataille, p. 19) tra la pellicola nel suo arco di pelle che vuole penetrare (e quindi sacrificarsi o sacrificare) nella gabbia oculare dello spettatore infrangendosi, perdendosi per poi fondersi e consumarsi in un atto d’amore che si apre alla continuità. Dans ma peau rappresenta questo: il tentativo di accedere all’essere, alla sua totalità, a un'esperienza mistica interiore attraverso un rovesciamento della pelle, a una «sperimentazione del corpo» (Marina de Van) e annullare temporaneamente la frammentarietà dell’essere umano.

Esther è inglobata nel meccanismo di una vita sociale febbricitante e fondata sul lavoro. Il suo tempo è già programmato, fuori da ogni stato di disordine, stretto alla ragione. Ad un tratto la rottura improvvisa con ciò che c’è fuori per ripartire dal di dentro, dalla sua natura animale. Il suo corpo cede ad un atto liberatorio di lenta decomposizione per ridursi a pezzi e giungere al suo interno, alla terra, agli organi brulicanti nel loro scorrere naturale, al tempo in cui non c’è mai fine se non nel suo continuo rinnovarsi dalla radice al fiore: la vita e la morte.
Una ferita la investe in una sorta di attrazione fisica irrinunciabile. Il sangue rompe gli argini epidermici, torna in superficie, scivola tra le dita e sfocia come un bacio tra i denti dal sapore metallico, tra le labbra sconvolte, la lingua succube di un rapporto d’amore appena iniziato, intagliato, sradicato, filamento dopo filamento in una sorta di analisi (interiore-anatomico) che si conclude in un amplesso solitario dietro le porte di una camera d’albergo.

Non solo l’immagine ma anche il suono (s)carica uno choc: questo stillare la vita da un’apertura alare, che propagandosi investe il soggetto, si rende essenziale (quasi protagonista) all’interno del film. La trama non si allontana mai dal tema principale ed è per questo che ogni scena è portata (girata, diretta e recitata) sulle spalle di Marina de Van. Ogni immersione nella pelle goccia come una liturgia: il corpo si fa sangue, la carne cede all’irrazionale e l’essere in sè diventa oggetto del desiderio, l’oggetto da sacrificare, da trasgredire. «Questo essere è messo a morte» (Bataille, p. 88): un autolesionismo che la condurrà oltre il concepibile, spezzata da un desiderio in-tollerabile verso il raggiungimento di una vera e propria opzione d'in-finitudine.


Bibliografia

Deleuze G. (1989): L'immagine-tempo, Ubulibri, Milano.

Bataille G. ( 1957): L’erotismo, ES, Milano

 




Titolo: Dans ma peau    
Anno: 2002
Durata: 93 min  - 
Genere: Drammatico/Horror
Colore: C
Dati tecnici: 35 mm

Regia: Marina de Van

Sceneggiatura: Marina de Van
Attori: Marina de Van (Esther); Laurent Lucas (Vincent); Léa Drucke (Sandrine); Thibault de Montalembert (Daniel); Dominique Reymond (La cliente); Bernard Alane (Le client)
Marc Rioufol (Henri); François Lamotte (Pierre)


Reperibilità

Riconoscimenti

http://www.youtube.com/watch?v=HP6Ro-Rwvl8

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