dansUn uomo torna a Strasburgo per ritrovare una donna conosciuta sei anni prima in un bar della città.





 

[…] così le fui accanto, alle spalle, senza che mi avesse sentito avvicinare: mi fermai … E come se il tempo avesse potuto fermarsi con me: ecco l’istante, pensai, l’istante forse più delizioso, anche se precedesse la felicità, e che non varrà la felicità stessa … (André Gide, La porta stretta, 1982)

 

Dans la ville de Sylvie è un film sulla mancanza, sull'illusoria rincorsa a un volto lontano, svanito nel soffio del tempo.
L’immagine, infatti, che appare nitida e cristallina, muta, nel senso dell'indoratura, ai repentini sussulti di luce e si deforma nei riflessi delle vetrine del caffè e sui finestrini dei tram in corsa, alludendo a un’immagine altra, a un tempo altro. I profili, le nuche, i volti e i gesti, sovrapponendosi nel piano, aprono una fenditura vertiginosa, dove s’addensano le pieghe del tempo, che si fa palpabile ma indicibile, scandito da un vociare sommesso, da malinconiche litanie strumentali, dai suoni della città.
Ed è un sonoro imperante, magnetico che s’impone all’immagine dilatandola ulteriormente: è tutto uno sferragliare di tram, un clangore di campane, uno scampanellio di biciclette, un garrire di rondini, uno scalpiccio di passi che vanno e vengono per le strade e i vicoli di una Strasburgo assolata.

Nell’esile arco narrativo sembra condensarsi un passaggio dogmatico che segna la svolta nella storia del cinema: la vivacità esilarante dell’ inseguimento-pedinamento, sequenza cardine di certo cinema muto, viene sclerotizzata e condotta sui ritmi blandi e lungo le dinamiche accidentali del cinema moderno. Rarefazione narrativa, inquadrature lunghe, rottura dello schema causa-effetto in favore dell’aleatorio e dell’analogia sono i punti fondanti della nuova idea di cinema, che Guerin assorbe, senza però accantonare le suggestioni delle origini (e come potrebbe consapevole che il cinema è memoria?). 
In Tren de sombras, cristallizzava fanciullescamente, scomponendo ed esaltando ogni movimento, tremolio e gioco di luce, la più piccola “grinza” e sfocatura di una pellicola degli anni Trenta, a tratti pesantemente deteriorata, girata da un noto avvocato parigino che si dilettava con la macchina da presa. Guerin la srotola alla moviola, in un perverso andirivieni fotogrammatico, come se il corso del tempo si fosse inceppato, con la caparbia intenzione di scoprirne il movimento custodito, ma anche desideroso di aprire un varco, in un trasporto amoroso con l'immagine, ed involarsi verso il viso pallido di quella ragazza-fantasma che più volte appare e scompare.

È allora facile intravvedere nell’avvolgente spirale delle visioni il dipanarsi di una linea retta, di un sentiero marcato, dove s’ incrociano i passi inquieti e mascolini della piccola Berta (Los motivos de Berta), quelli leggiadri della figlia del ricco avvocato parigino (Tren de sombras), e quelli disattesi di Sylvie, che, naturalmente, non vedremo mai, neanche in Unas fotos en la ciudad de Sylvia, film-appendice a Dans la ville de Sylvie
Unas fotos ..., cioè cinema che non è cinema: muto scorrere, e talvolta accavallarsi di immagini, come fluttuanti sul fondo della memoria. Fotografie in bianco e nero che ritraggono donne sconosciute: passanti colte nel bozzolo del quotidiano, turiste spensierate e divertite, timide e soprapensiero. Brani di vita strappati furtivamente tra i tavolini dei caffè, lungo le strade, nel metrò, alla ricerca di quel volto, oramai mutato, appartenuto a quella ragazza conosciuta realmente dal regista, in gioventù, a Strasburgo. Ma l’ombra della perdita s’addensa fotogramma dopo fotogramma, quel che era presagio sembra affiorare con greve presenza, l’oblio cancella, sostituisce, confonde.

Sospese tra ciò che è stato, ciò che è, e che può essere il cinema, in quella commistione poetica e vagamente intimista che abbraccia finzione e documentario, ecco cosa provano a raccontare le immagini di Guerin: il sentimento della perdita (che è proprio dell’inquadrare il tempo, del costringerlo nell’immagine). Ed è il deteriorarsi dell’immaginario vergine delle origini del cinema ( Tren de sombras), il dissolversi dello spettro mitico delle sconfinate brughiere irlandesi ritratte in The quiet man di John Ford (Innisfree), lo stemperarsi dell’incanto infantile nel burrascoso e tormentato pulsare adolescenziale (Los motivos de Berta), lo stravolgimento architettonico di un quartiere popolare di Barcellona sospeso nel vociare curioso degli abitanti (En construccion) e lo smaterializzarsi di una sagoma di donna, di un volto, di un’immagine, nel tempo.
 



Titolo: Dans la ville de Sylvie / En la ciudad de Sylvia
Anno: 2007
Durata: 90
Origine: Spagna
Colore: C
Genere: Drammatico
Produzione: EDDIE SAETA S.A., CHATEAU ROUGE PRODUCTION

Regia:
Josè Luis Guerin

Attori:
Pilar Lòpez de Ayala (lei), Xavier Lafitte (lui), Tanja Czichy (Tanja)
Fotografia: Natasha Braier
Montaggio: Nuria Esquerra
Scenografia: Maite Sanchez
Costumi: Miriam Compte
Effetti: Ricardo Casals
 
Riconoscimenti

Reperibilità


http://www.youtube.com/watch?v=dv2VKhY5w9M




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