altDeserto. Lo sguardo della mdp segue una traiettoria circolare che rivela il vuoto circostante. Nessun punto di riferimento, nessuna coordinata spaziotemporale: un limbo grigio impermeabile alla luce, un luogo opaco e misterioso. A un tratto, una voce metallica, marziana, cattura l’attenzione: un messaggio di rivolta si propaga nell’aria, diffuso tramite onde radio, trasportato dal vento: il mondo cui crediamo di appartenere in realtà non esiste. Le immagini che lo compongono celano il nulla. L’unica maniera per sopravvivere sta nel puro movimento.


Com os Punhos Cerrados, quarto lungometraggio di Luiz Pretti, Pedro Diógenes e Ricardo Pretti, è al contempo un atto di protesta, un manifesto politico, un SOS. La trama è delle più semplici: a Fortaleza, in Brasile, tre giovani anarchici – interpretati dagli stessi registi – conducono un’intrepida battaglia contro l’imperante regime capitalista. Le armi di cui si servono non sono né fucili né bombe, bensì versi, suoni, parole, note: attraverso una radio pirata, la loro voce ribelle irrompe negli spazi pubblici e privati del centro urbano in cui si svolge l’azione. Come insetti fastidiosi, i tre si muovono nel buio scagliandosi ostinatamente contro il corpo assopito, ipnotizzato, della società civile. Il loro obiettivo è infiammare, irritare quest’organismo corrotto e schiavizzato, per tentare di destarlo dallo stato di trance in cui si trova. E poiché il virus del capitale ha infettato prima di tutto l’occhio, neutralizzando ogni possibile visione che non coincida con quella voluta (e venduta) da chi sta al potere, la strategia adottata dai tre registi/rivoltosi non può che valersi di un armamentario prettamente verbale, sonoro, acustico. Così nel film si leggono ad alta voce passi di Antonin Artaud e di James Joyce, si canta Bella Ciao, si ascoltano canzoni di Léo Ferré e dei The Clancy Brothers, alla ricerca di una formula magica che permetta il risveglio e restituisca la vista. Perché se da un lato Com os Punhos Cerrados è un omaggio romantico e appassionato alle rivoluzioni che furono, dall’altro è una pellicola che tenta di incoraggiarne una nuova: la rivoluzione dello sguardo.

La landa desolata che ospita le prime scene del film, più che un luogo realmente esistente, sembra che stia lì ad indicare il vero volto del mondo globalizzato: un campo d’isolamento e di morte. Non senza ironia, i tre autori/protagonisti si collocano all’interno di questo scenario desertico, impegnati a portare avanti la loro lotta, costi quel che costi. Il prologo, ripreso nel finale, si conclude con la loro scomparsa in riva al mare che coincide con la totale assenza di audio, il silenzio assoluto. L’immagine muta dell’oceano troverà un ideale bilanciamento più avanti, quando lo schermo si farà completamente buio e sarà invaso da uno scatenato free jazz: la sequenza più libera e anarchica del film. Un pugno alla disciplina, al conformismo, al controllo. Magnifico caos musicale, energia liquida, indomita, puro movimento che trasuda e genera vita. È forse per questo motivo che l’ultima immagine di Com os Punhos Cerrados non mostra quell’oceano plumbeo e silente visto in precedenza, ma un bambino appena venuto al mondo, nato da una scena d’amore.





Titolo originale:
Com os Punhos Cerrados
Anno: 2014
Durata:
74'
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Produzione: ALUMBRAMENTO

Regia: Luiz Pretti, Pedro Diógenes, Ricardo Pretti

Interpreti: Luiz Pretti, Pedro Diógenes, Ricardo Pretti, Guto Parente, Samya De Lavor, Uirá dos Reis, Rodrigo Capistrano
Soggetto: Luiz Pretti, Pedro Diógenes, Ricardo Pretti
Sceneggiatura: Luiz Pretti, Pedro Diógenes, Ricardo Pretti
Fotografia: Ivo Lopes Araújo
Montaggio: Clarissa Campolina

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